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Poco importa se il debito pubblico giapponese, peraltro tutto in mano ad investitori di casa, ormai supera il 236%, ed il deficit il 10%. L’importante è far ripartire l’economia (che comunque cresce del 2,2%) e ridurre la disoccupazione (già oggi sotto il 5%). L’arma principale, per questo, è la svalutazione dello yen. E, sebbene le tensioni con la Cina aumentino su altri terreni, l’obiettivo economico del Giappone sembra concordare in pieno con quello di Pechino. Così come la collaborazione dei governi con le relative banche centrali.

Le esortazioni del premier cinese

Il Premier cinese, Wen Jiabao, ha esortato la Banca centrale a sostenere l’economia nazionale che ha appena iniziato a recuperare terreno dopo il rallentamento (al più basso ritmo di crescita degli ultimi 13 anni) registrato nel 2012. L’attenzione del leader si è soffermata sul “settore finanziario che ancora affronta un clima difficile a livello interno così come all’esterno”. In particolare ha affermato che il Paese “dovrebbe fare pieno uso degli strumenti monetari per raggiungere uno sviluppo sano e sostenibile”. Nel 2012 il prodotto interno cinese è cresciuto del 7,8% contro il 9,3% del 2011 e il 10,4% del 2010. Tuttavia il ritmo è accelerato nell’ultimo trimestre dello scorso anno, al 7,9%, dopo il 7,4% visto nel trimestre precedente.

La svolta anti deflazione del premier Abe in Giappone

La Banca centrale del Giappone e il governo di Shinzo Abe hanno pubblicato oggi un comunicato congiunto nel quale precisano i termini di un accordo per la lotta contro la deflazione e in favore della crescita: “Il governo e la Banca del Giappone sono d’accordo per condurre congiuntamente una politica rafforzata in modo da mettere fine rapidamente alla deflazione e permettere al paese una crescita economica durevole basata sulla stabilità dei prezzi”.

La Banca centrale giapponese (BoJ) ha confermato la propria politica monetaria, lasciando il tasso di riferimento nella forchetta da zero allo 0,1% e, in sintonia con la volontà del Governo, ha contestualmente fissato al 2% dall’attuale 1% l’obiettivo di inflazione del Paese. “La decisione – si legge in un report dell’ufficio studi Mps – non è però stata unanime (2 contrari). Inoltre l’istituto ha annunciato, a partire dal gennaio 2014, un piano di acquisti di asset mensili da 13.000 miliardi di yen (146 miliardi di dollari), in gran parte di titoli a breve, fino a quando il target sull’inflazione non sarà raggiunto”, calcando quindi la recente mossa del governatore della Federal Reserve americana, Ben Bernanke. “L’apprezzamento dello yen  – prosegue lo studio Mps – potrebbe essere ricollegato all’attesa degli operatori di una partenza immediata (e non differita a gennaio 2014) del nuovo piano di acquisti”.

La BoJ ha quindi rivisto in rialzo le proprie stime sulla crescita economica del Giappone per l’esercizio fiscale aprile 2013-marzo 2014: a 2,3% contro l’1,6% indicato in precedenza. Per contro per l’anno in corso (a tutto il prossimo marzo) la Banca ha rivisto in calo la crescita del Pil: a +1% da +1,5%. Per il prossimo esercizio l’Istituto stima un’inflazione dello 0,4%.

 

 

cina

In Asia liason tra governi e banche centrali

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