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Beppe Grillo a piazza S.Giovanni ha sparato anche lui cifre insensate come i politici e i sindacalisti di professione: calcolando 4 persone a metro quadrato, se la piazza fosse piena dalla scala Santa alle mura, conterrebbe 150 mila persone.

Dunque, venerdì sera saranno stati al massimo 70-80 mila, dieci volte meno dei proclami, ma in ogni caso tantissimi. Anche perché poco più in là, Pier Luigi Bersani riempiva mestamente il cinema teatro Ambra Jovinelli con Nanni Moretti (sic transit….). Silvio Berlusconi con una pagliuzza nell’occhio disertava Napoli. E Monti tentava di spiegare fino a notte che lui ha fatto tanto, ma poteva fare di più se non gli avessero legato le mani.  Questa è la politica italiana alla vigilia del voto.

Grillo rappresenta il fenomeno del momento, sul cui carro cominciano a saltare in molti. La stampa straniera che il furbacchione ha coccolato, lo esalta, nella City e a Wall Street apparecchiano per il succulento pasto se davvero avverrà lo tsunami a 5 stelle. A tutti gli altri non resta che ragionare freddamente.

I sondaggi (non si possono pubblicare ma politici e giornalisti li fanno filtrare più o meno sapientemente) dicono che il M5S sarà il secondo partito con il 21%, facendo il pienone alla Camera e superando il Pdl. Tra centrosinistra e centrodestra ci sono dai 3 ai 5 punti di distanza a favore del primo, mentre Monti sta addirittura sotto i dieci punti percentuali. L’analisi regionale mostra un successo di Maroni in Lombardia anche se risicato, il Veneto e la Sicilia alla destra, la Campania e la Puglia al centro sinistra così come il Lazio.

Dunque, Bersani avrà una manciata di seggi (letteralmente, cioè al massimo cinque) per la maggioranza in Senato. Mentre a Montecitorio i grillini saranno in grado di bloccare tutto. Per governare ci vogliono intese più ampie. A oggi, 23 febbraio, ne parla solo Monti.

Lo scenario realistico, allora, è questo: un governo debole che tratta con la destra una riforma elettorale in senso maggioritario; si vota nel 2014; vince un centrosinistra spostato al centro e guidato da Matteo Renzi con l’aiuto occulto di un centrodestra senza Berlusconi che si rinnova e trova il suo David Cameron (Bersani avrà consumato del tutto la propria ambizione a Palazzo Chigi e Vendola farà la fine di Fausto Bertinotti).

E’ una prospettiva razionale, quindi non è detto che si realizzi. Non è detto nemmeno che gli antipolitici fattisi all’improvviso politici non cambino le carte in tavola cominciando a ragionare in termini di alleanze. E’ quel che spera Massimo D’Alema con la sua incrollabile realpolitik. Sottovalutando quanto profondo sia lo sfascio creato dall’anti-politica, un’onda lanciata dalle classi dirigenti (è stato il giornale della borghesia, il Corriere della Sera a introdurre la categoria della Casta riservata ai politici) che ancora una volta hanno dimostrato la loro vocazione al “sovversivismo dall’alto”.

Stefano Cingolani

Una versione più ampia su www.cingolo.it

Vi anticipo e vi spiego i risultati delle elezioni

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