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Dalla Turchia fino al Congo. Il 2013 sarà segnato da una serie di conflitti armati che rischiano di minacciare l’equilibrio mondiale. Il presidente della International Crisis Group, Louise Arbour, ha elencato le zone a rischio, le cause e le conseguenze, in un ampio articolo pubblicato da Foreign Policy. Sotto nuovi concetti e regole sulla guerra.

Secondo l’esperta, le guerre asimmetriche e il linguaggio creano distinzione nei conflitti – che restano sempre violenti -, così come tra i combattimenti e i civili. Anche la tecnologia crea nuovi dilemmi nell’arte di analizzare e pronosticare le possibile guerre. Come ad esempio gli attacchi aerei che, nonostante si considerano di una precisione chirurgica, producono danni difficili da quantificare, mentre chi attacca non corre rischio.

Molti elementi però puntano i riflettori su tensioni che potrebbero scatenarsi nei prossimi 12 mesi. Con conseguenze non solo regionali, visto il nuovo ordine geo-politico ed economico globale.

Sudan
Il problema del Sudan non è finito con la secessione del Sud nel 2011. La guerra civile, alimentata dalla concentrazione del potere e dalle risorse in mano di una stretta élite, colpisce ancora il Paese e minaccia una disintegrazione maggiore. Le divisioni all’interno del Partito del Congresso Nazionale al governo, il malessere della popolazione e la crisi economica potrebbero innescare una nuova guerra. Purtroppo la situazione di oggi non è molto diversa da quella di 10 anni fa e rischia di peggiorare.

Turchia/ Pkk
Il freddo ha fermato i combattimenti della guerra del Partito dei Lavoratori del Kurdistan turco (Pkk) ma non ci sono buoni presagi per la primavera del 2013. Sono già morte 870 persone da quando sono state attivate le operazioni anti-terroriste e il Pkk ricominciò con gli attacchi a metà del 2011. Il punto di tensione più alto dagli anni ‘90. Le negoziazioni segrete del governo di Recep Tayyip Erdogan sono state interrotte, mentre il Partito Pace e democrazia prende una direzione sempre più simile a quella del Pkk e avanza la proposta di togliere l’immunità parlamentare.

Per conquistare la maggioranza curda, Erdogan dovrebbe fare un giro di 180 gradi alla sua politica: modifiche nella legge elettorale per sostenere e finanziare i curdi, aumentare la decentralizzazione nelle province turche e togliere tutte le discriminazioni che contempla la Costituzione  Le probabilità che questo accada sono molte poche e, entusiasti dai successi dei loro alleati in Siria, i fondamentalisti del Pkk potrebbero colpire i simboli dello Stato turco nel 2013.

Congo
Dopo la rivolta del gruppo M23 ad aprile del 2012, il Congo è tornato indietro. Ancora una volta c’è il rischio di una guerra regionale, con conseguenze devastanti – come l’ultima volta anni fa – per la popolazione civile. La mediazione nella Conferenza internazionale della regione dei Grandi laghi ha ottenuto il ritiro dalla città di Goma ma il rischio di una nuova escalation violenta è in aumento. Se la comunità internazionale non esercita pressione, sia sul governo del Congo che sui ribelli, per ricominciare un dialogo di pace, la crisi del Paese sarà di nuovo nelle prime pagine del mondo quest’anno.

Questo caso dovrebbe fare riflettere sul ruolo delle istituzioni internazionali: dopo 10 anni di compromesso per una maggiore stabilità nel Congo, con la più grande presenza delle forze di pace dell’Onu, la situazione è sempre peggiore.

Nell’elenco delle 10 guerre del 2013 della International Crisis Group ci sono, ovviamente, la Siria la zona del Sahel (Mali e Nigeria), Afghanistan, Iraq, Pakistan, Kenya, Libano e Asia centrale.
Buone notizie invece per la risoluzione di tre conflitti storici che, forse, quest’anno arriveranno al capolinea grazie agli accordi tra governo e forze ribelli e alle riforme e agli impegni mantenuti. Sono i casi della Colombia, delle Filippine e Myanmar.

Ecco le guerre che nel 2013 preoccuperanno il mondo

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