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La corsa elettorale americana è sempre stata lunga e costosa. Per raccogliere i fondi questa volta sono stati decisivi i “superpac”, ovvero i comitati di azione politica. Il via libera per la raccolta dei fondi individuali è stata decisa dal Tribunale supremo degli Stati Uniti che ha tolto il veto nel 2010 come tutela alla libertà di espressione. Da allora queste organizzazioni possono raccogliere una quantità illimitata di soldi da società, sindacati, associazioni e cittadini per l’investimento nella promozione di candidati. La trasparenza è la regola principale: con questo meccanismo di finanziamento ogni cittadino potrà sapere da dove arrivano le risorse dei candidati.
 
Romney, il candidato del greggio e della finanza
 
I “superpac” sono stati la salvezza della campagna di Mitt Romney. Fino all’ultima settimana di ottobre, Romney aveva raccolto 389 milioni di dollari. Secondo i rapporti ufficiali alla fine della campagna aveva già investito 336 milioni. Del bottino del candidato repubblicano solo il 18% arriva dai piccoli donatori, il resto sono grandi entità finanziarie che l’hanno sostenuto. Nella lista spiccano Goldman Sachs, Bank of America, Morgan Stanley, JP Morgan Chase & Co e Credit Suisse Group, secondo Economoney Magazine. A differenza del 2008, in queste elezioni il mondo della finanza sostiene il candidato repubblicano.
 
Anche il settore petrolifero sostiene Romney. Secondo Il Messaggero, da quando Obama ha bloccato la costruzione dell’oleodotto Keystone che doveva unire il Texas con il Canada, la lobby petroliera si è schierata con il candidato repubblicano. In più i colossi Chevron ed Exxon hanno fatto il tifo per Romney dall’inizio.
 
Sempre per via dei “superpac”, i finanziamenti sono arrivati anche da Crossorpads Gps, superpac di Karl Rove, uomo di fiducia di George W. Bush, e Americans for prosperity dei fratelli David e Charles Koch, proprietari di aziende dell’industria petrolifera e chimica e noti sostenitori del Tea Party. A supporto di Romney sono anche i difensori dei diritti dei proprietari di armi e fucili, raggruppati in National Rifle Association e gli investitori del mondo dei casinò nel superpac Restore our Future.
 
In termini geografici, il sito Politico.com sostiene che nel caso di Romney la quantità più importanti dei soldi è stata raccolta negli Stati California, Texas, Florida, New York e Virginia. Una lettura importante per capire la tendenza dei decisivi “swing states”.
 
Obama, tra artisti e geni della Silicon Valley
 
All’inizio Obama non era d’accordo con i superpac. Il presidente ha detto che poteva scatenare interessi “speciali”, ma una volta uscita la sentenza del Tribunale supremo anche lui ha avviato la ricerca di possibili donatori, secondo quanto racconta il sito Bloomberg. Il suo principale comitato di azione politica è Priorities Usa Action ed è riuscito a raccogliere 67 milioni di dollari. È stato fondato nel 2011 da due collaboratori di Obama: Bill Burton e Sean Sweeny.
 
Ci sono pochi sindacati negli Stati Uniti ma quelli che sono rimasti hanno dato il suo contributo al candidato democratico: insegnanti, impiegati pubblici e del settore automobilistico.
 
Le università di California e di Harvard aiutano Obama. I giovani miliardari della Silicon Valley appoggiano con le proprie tasche il presidente Obama. Si tratta dei portafogli di Mark Zuckerberg, creatore di Facebook, ma anche di personaggi mitici come Bill Gates. Microsoft e Google sono in testa alla lista dei finanziatori del candidato democratico. Al punto che il motore di ricerca personalizza i risultati del candidato democratico e non quelle di Romney, secondo il sito Center for Responsive Politics. Poi ci sono anche attori di Hollywood che danno il suo contributo non solo immagine e promozione. In totale Obama è riuscito a raccogliere 632 milioni di dollari. Gli Stati più generosi alla causa democratica sono stati California, New York e Illinois.

Obama o Romney? La mappa delle opposte lobby

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