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I barbari arrivarono a ondate. La prima dei giorni nostri è questa e riguarda i rendimenti. In borsa si comprano le azioni con alto dividendo oppure le banche, che hanno in pancia obbligazioni che si stanno rivalutando.
 
La seconda ondata, se tutto va bene nella seconda metà del 2013, riguarderà tutto ciò che è ciclico e che viene oggi, nonostante l’ottimismo crescente, accuratamente evitato. Saranno sufficienti un’America che supera il fiscal cliff, una Cina che dà di nuovo un po’ di gas e un’Europa che rimette la testa sopra l’acqua per farci ricordare quello che abbiamo ormai dimenticato, ovvero che l’economia globale, un giorno, riprenderà a crescere.
 
Le prime ondate di barbari, tra il III e il VI secolo, crearono grande scompiglio, ma vennero gradualmente assorbite con la creazione degli stati nazionali europei. Quelli che portarono più lutti che energie nuove furono gli Unni, che stavano dietro le popolazioni germaniche e slave e le spingevano verso occidente.
 
La terza ondata dei giorni nostri sarà molto ostile, almeno potenzialmente, e sarà l’inflazione o, quanto meno, la sensazione che l’inflazione sia alle porte. Pochi se ne preoccuperanno nel 2013, qualcuno di più nel 2014 fino a che nel 2015, se l’edilizia americana in ripresa avrà riassorbito una buona parte dei disoccupati attuali, potremo cominciare a vedere una fuga dalle lunghe durate. La fuga comincerà prima per i titoli di alta qualità tedeschi e americani e si allargherà poi al resto. Per questo i titoli lunghi di qualità media e bassa, che oggi si possono tranquillamente comprare, andranno sostituiti fra uno o due anni (dopo essersi considerevolmente apprezzati) con emissioni più brevi.
 
Non c’è bisogno di ricordare che il percorso che abbiamo tracciato sarà pieno di trappole. La più vicina nel tempo è il fiscal cliff americano. È possibile che la politica ultraespansiva della Fed e la forza della borsa inducano i politici americani a rinviare ancora una volta la soluzione dei problemi fiscali o, peggio ancora, a mettersi a combattere duramente tra loro. Quanto all’Europa, dobbiamo collegare la grande benevolenza verso noi mediterranei di cui sta dando prova la Germania da qualche settimana con la fase opaca che sta attraversando l’economia tedesca. Una riaccelerazione dell’economia europea, possibile verso la metà del 2013, coinciderà con la fase finale della campagna elettorale tedesca. La pazienza e la disponibilità verso di noi lasceranno allora il posto a una nuova severità.
 
Non va però perso di vista il quadro d’insieme. Politiche monetarie come quelle della Fed e della Bce, aggressive come sono, produrranno comunque una riaccelerazione dell’economia globale. Forse l’inflazione gelerà gli entusiasmi, ma non subito. I politici, a meno che non bombardino a tappeto i loro paesi con liti ed errori senza fine, riusciranno a rallentare il processo di ripresa, non a farlo abortire. Per questo la fine del 2012 e il 2013 saranno una fase in cui comprare su debolezza più che vendere su forza.
 
Chiudiamo con qualche nota sui Tartari, quelli veri. Oggi si fanno chiamare Tatari. Molti di loro vivono nel Tatarstan, una repubblica semi-indipendente a sud-est di Mosca, sul Volga. Sono islamici non fondamentalisti e vivono tranquillamente nella pancia della grande madre Russia. Sono tranquilli anche perché sono ricchi di risorse, vivaci imprenditori e contribuenti felici gravati da poche tasse. Il padre di Singapore, Lee Kwan Yeu, li trova seri e li ammira molto.
 
Se ci invadessero non sarebbe una tragedia.
 

Bernanke e Draghi ci salveranno (politici permettendo)

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