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Ormai nel mondo del gioco se non hai una causa in corso con relativo pool di avvocati che fanno battage sull’argomento e/o non organizzi un convegno praticamente non sei più nessuno. Sono i due pilatri fondamentali dei piani di comunicazione degli attori del gaming. Non bastano più le conferenze stampa, troppo banali. Siamo o non siamo la terza industria del Paese? E allora si sono adeguati, hanno studiato nei manuali di comunicazione e tradotto all’italiana tentando il salto di qualità, perché il mondo del gioco nostrano è molto, molto particolare. Il risultato: hanno puntato tutto o quasi su convegni e workshop, dai naming spesso evocativi che trasudano l’enorme sforzo creativo degli addetti alla comunicazione. I protagonisti “inevitabilmente” si ripetono e ritrovano, non siamo ancora pronti anche a operazioni creative così spinte da costruire per esempio i relatori con il Das, ma ci stanno lavorando, credo.
 
Certo il periodo è favorevole anche per prime volte di peso visti i cambi al vertice Aams. Abbiamo avuto, sempre in un convegno, anche la prima uscita pubblica di Fanelli. Ho controllato, ho scorso le mail e tutti i giorni non manca mai un invito a un convegno, possibilmente in una location lontana e non facilmente raggiungibile e poi non mancano mai le dichiarazioni. Parlano gli addetti ai lavori, ad di aziende in libero sfogo a grandi agenzie e soprattutto gli avvocati. Le mie preferite come ho più volte sottolineato sono quest’ultime: io passerei tutto il giorno, e spesso lo faccio, a leggere i sapienti articoli, le querelle a mezzo stampa che ti spiegano esattamente come vanno le cose, dove vanno i vari settori; il tutto imparzialmente dal loro punto di vista e con un faldone di sentenze alla mano che fanno pari con tutti i media di settore uno sull’altro e la piccola aggiunta della Treccani intera per le gli incisi. Ora però abbiamo scoperto con grande piacere un ingrediente in più: un avvocato in platea che ci fa sentire un po’ in mezzo ad una paradossale, ma divertentissima puntata di Ally McBeal. Veramente molto meglio che i telefilm americani centrati sulle aule di tribunale. D’ora in poi non perderò un convegno, un workshop, un capannello del settore, ad Enada ascolterò con attenzione anche gli spifferi tanto mi sono divertito.
 
Già Enada, la declinazione romana della fiera del gioco è ormai alle porte, la metà di ottobre si avvicina e tutti sono pronti ad allestire stand, pensano a gadget, speciali dei grandi giornali che per l’occasione dedicheranno spazio al famigerato e pluribersagliato gioco pubblico italiano. E quello che in fondo, non me ne voglia nessuno, è un piccolo circo aprirà i battenti. La prima volta che sono entrato nei padiglioni di Enada ho pensato ad una celebre battuta di Nanni Moretti che pressappoco recitava così: “si nota di più se non vengo o se vengo e non ballo tutta la sera?”. L’Enada è anche un po’ questo: chi c’è, chi non c’è (pochi ma che prima o poi si inventeranno una controprogrammazione) ma girella per i padiglioni tutto il giorno, chi ha lo stand megagalattico e chi lo “stendino” più piccino, chi offre il prosciutto e chi solo mentine, il tutto contornato da quel “so che” solo l’industria dell’intrattenimento può fornire e tira fuori per la fiera e in gran spolvero… i motori sono già caldi… tanto ci vediamo tutti ad Enada.

Si scaldano i motori (e gli animi) in vista dell’Enada!

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