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Pdl, Pd e Udc sono costretti a mettersi d´accordo su scelte fondamentali di politica economica perché – confidano parlamentari della maggioranza direttamente coinvolti – la legge di stabilità 2013 non è la solita finanziaria tecnica dettata da via XX settembre. Di quelle che, al massimo, lasciano a deputati e senatori qualche mancia, evitando ogni responsabilità alla politica. Il lavoro “sporco” questa volta toccherà ai partiti della strana maggioranza che sostiene Mario Monti. Quando il premier e il ministro Vittorio Grilli dicono che rispetteranno la sovranità del Parlamento, che vigileranno solo sui saldi, fanno sul serio e l´impressione è che vogliano mettere alla prova le forze politiche in vista della prossima legislatura.
 
La legge di stabilità così non va. Lo sanno i tre principali partiti che sostengono il governo, ai quali però ora tocca l´onere di modifiche tanto radicali quanto responsabili. Tutti d´accordo sull´eliminazione del taglio delle prime due aliquote Irpef. Un tratto di penna sull´unica scelta politica del governo Monti che ha un significato simbolico – arginare il governo dei professori e sottrargli ogni tentazione redistributiva – e uno di sostanza – liberare risorse per correggere le altre misure presenti nella legge che penalizzano redditi bassi, famiglie, imprese. E qui arrivano i problemi. La strada più semplice è annullare l´aumento dell´Iva, che non piace a nessuno.
 
Persino Stefano Fassina del Pd ha aperto a questa ipotesi, che poteva trovare ostacoli solo a sinistra. Al Pdl, chiaramente piace, così come all´Udc, che però vorrebbe mantenere l´aumento dell´Iva come clausola di salvaguardia nel caso non dovessero bastare le risorse per le altre priorità dei centristi, cioè cambiamenti radicali alle detrazioni e deduzioni colpite dal tetto e dalla franchigia messi da Monti, che penalizzano soprattutto le famiglie. Anche il Pdl è sensibile a questo tema che è ritenuto fondamentale per conquistare la fiducia del partito centrista in prima battuta o dell´elettorato moderato-cattolico in seconda. Ai tre partiti sta trovare un equilibrio. Alla fine la sintesi non potrà accontentare tutti perché le risorse sono limitate e sulle coperture è vietato sgarrare. Ad esempio non ci potranno essere i proventi della lotta all´evasione, entrata incerta e non quantificabile, né i risparmi dovuto al calo degli interessi sui titoli di stato, che dipendono dai mercati e quindi non sono prevedibili. Pdl, Pd e Udc dovranno fare scelte gradite ai rispettivi elettorati, ma che siano anche spendibili in Europa e credibili per i mercati. Proprio come succede in una normale maggioranza politica.
 

Prove tecniche di governissimo politico

Pdl, Pd e Udc sono costretti a mettersi d´accordo su scelte fondamentali di politica economica perché - confidano parlamentari della maggioranza direttamente coinvolti - la legge di stabilità 2013 non è la solita finanziaria tecnica dettata da via XX settembre. Di quelle che, al massimo, lasciano a deputati e senatori qualche mancia, evitando ogni responsabilità alla politica. Il lavoro “sporco” questa volta…

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