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La possibilità che le armi chimiche entrino nella guerra civile siriana porta di nuovo il Paese mediorientale al centro dell´attenzione dei media internazionali. La BBC riprende quanto trapela dal Foreign Office per mettere in evidenza che Damasco è pronta farne uso. L´emittente britannica riprende le parole di William Hague. Il ministro di Londra conferma e rafforza l´avvertimento con cui lunedì scorso il presidente Usa Barack Obama aveva messo in guardia il governo ufficiale siriano. Per la Frankfurter Allgemeine Zeitung non è completamente chiaro chi possieda gli ordini vietati dalle norme internazionali. Il giornale tedesco riprende informazioni del governo siriano e forze ribelli per sottolineare come il gruppo islamista, fronte Al-Nusra, vicino ad al Qaeda controlli una fabbrica di cloro. Il regime di Assad ribadisce invece di essere contrario all´uso di armi a base di gas contro il proprio popolo.
Il nuovo passo avanti verso l´unità della resistenza siriana è sottolineato dalla Neue Zurcher Zeitung. Il giornale di Zurigo afferma che nella città turca di Antalya le diverse fazioni anti Assad ribelli a seguito di pressioni occidentali e arabe abbiano deciso di creare un comando unico composto di 30 persone ai comandi del generale di brigata Selim Idris ex alto ufficiale della forze armate siriane.
Il problema principale, scrive Nzz, è quello di evitare la radicalizzazione dell´insurrezione siriana e impedire che le armi finiscano in mani estremiste. Secondo il Los Angeles Times, un´altra incognita del dopo Assad sta nella scarsa influenza di cui gode Washington nei confronti delle diverse strutture componenti la resistenza armata al regime alawita. Per il quotidiano californiano questa sarà anche una delle maggiori insidie del dopo guerra nel Paese mediorientale.
Anche sull´atteggiamento russo nei confronti dell´alleato mediorientale, altra incognita decisiva per il destino del paese mediorientale, non esiste chiarezza. Secondo le Monde, spinta dall´isolamento Mosca potrebbe abbandonare il clan Assad al proprio destino. Al contrario per il Los Angeles Times il Cremlino non ha intenzione di facilitare l´abdicazione di Bashar al-Assad. Dalla capitale russa la Nezavisimaja Gazeta ritiene al contrario che i timori di una radicalizzazione in senso islamista dei Paesi arabi protagonisti della Primavera araba starebbe spingendo a compromesso e collaborazione Stati Uniti e Federazione russa allo scopo di trovare una soluzione al rebus di Damasco. Che la crisi siriana abbia già da tempo portato i propri tentacoli distruttivi al di fuori dei confini di Damasco, lo prova un servizio del Pais. Secondo il quotidiano iberico le convulsioni legate all´agonia del regime alawita si sono installate in Libano. Secondo il Pais i 15 morti in sei giorni di Beirut sono conseguenza dell´allargamento della guerra civile siriana.
La destabilizzazione regionale contribuisce a negare ogni forma di sopravvivenza del regime alawita. Ne è convinto il responsabile dei servizi di sicurezza tedeschi, Bnd. In una conversazione con l´edizione domenicale della Faz, Gerhard Schindler valuta lo stato del modello Assad vicino alla fine, ma mette in primo piano quanto sta avvenendo in Mali. Secondo il boss della sicurezza tedesca il Paese africano sarà il prossimo punto dolente della sicurezza internazionale.

L'inferno di Assad visto dalla stampa estera

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