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La mia storia parte da lontano, quando dieci anni fa, dopo il diploma in lingue e turismo, mi venne offerta la possibilità di lavorare per qualche mese presso gli hotel più belli del mondo.
Al mio ritorno decisi di iscrivermi all´università , ma viaggiare era ormai nel mio sangue e decisi di partire di nuovo con destinazione Caraibi.
 
Durante una pausa dal mio lavoro, grazie all´invito di un collega, visitai Haiti.
Mi trovai per la prima volta a toccare con mano una realtà che avevo visto filtrata dalla televisione. Povertà, diritti fondamentali come l´istruzione ed il gioco negati. Disperazione e mancanza di motivazione per credere in un futuro migliore.
Proprio dal confronto con quella realtà nacque forte la consapevolezza di essere nata in un bel Paese che, nonostante tutto, mi aveva dato la possibilità di partire avvantaggiata rispetto a tanti altri coetanei di varie zone del mondo.
 
Tornata a casa, ripresa l´università ed il mio cammino, decisi che dovevo fare qualcosa. Sentivo però di non potermi identificare in prima persona in qualcosa di già strutturato, in quelle organizzazioni di volontariato che conosciamo tutti, ma che avevo voglia e bisogno di impegnarmi attivamente in qualcosa di giovane e dinamico.
Cominciai ad occuparmi di politica ed amministrazione pubblica, qualcosa che da sempre mi incuriosiva e che unita alla mia grande passione, la comunicazione, stava diventando la mia professione.
 
Un politico, oggi non più in attività, conosciuto nel corso di campagna elettorale, notando le mie rivendicazioni generazionali ma anche la necessità di trovare qualcosa in cui identificarmi, un giorno mi segnalò l´articolo di un quotidiano nazionale.
Era la storia di Selene Biffi, una ragazza della mia età, che con 150 dollari aveva fondato una associazione che forniva gratuitamente formazione online a giovani che vivono in ogni parte del mondo. Era il 2007.
 
Una mail ed un caffè unirono il mio percorso a quello di Selene e di Youth Action for Change di cui fui prima volontaria e poi responsabile della comunicazione.
Spiegare Yac è spiegare qualcosa che 5 anni fa, era davvero innovativo.
Giovani professionisti, sostenuti dalle più grandi organizzazioni mondiali come Onu e Oxfam International che tengono corsi gratuiti on-line a giovani che vivono in paesi in via di sviluppo e ai quali trasmettono competenze nei più svariati campi: project management, diritti umani, fundrasing e via discorrendo.
 
Il concetto è semplice: fornire a chi vuole cambiare la realtà della propria comunità gli strumenti tecnici ed operativi per farlo. Ma Youth Action for Change non fornisce solo conoscenze, in alcuni casi, anche piccoli contributi finanziari, che ad oggi hanno contribuito al lancio di iniziative di sensibilizzazione o di vere e proprie nuove associazioni che lavorano nel settore no profit, rispondendo ai più svariati tipi di emergenze umanitarie o ambientali.
 
Sono numerose le organizzazioni mondiali che hanno premiato e premiano tutt´oggi i progetti di Youth Action for Change, che è anche una dei modelli di organizzazione no profit più copiati nel mondo.
La mia più grande soddisfazione legata a Yac è stata sicuramente aver contribuito in prima persona alla creazione di Forgotten Diaries il nostro progetto di punta (www.forgottendiaries.org) : una piattaforma blog attraverso la quale i giovani che vivono in zone di conflitti dimenticati hanno la possibilità di raccontare cosa significhi convivere ogni giorno con la guerra.
 
Guerre di cui l´opinione pubblica sembra essersi dimenticata ma che, continuano a mietere centinaia di vittime l´anno.
Questi giovani blogger sono aspiranti giornalisti: a loro ho personalmente tenuto un corso di giornalismo e comunicazione 2.0, partendo dalla esperienza acquisita come professionista, in collaborazione con il centro Pulitzer di Washington (http://pulitzercenter.org/) .
 
Nel 2009, grazie al nostro lavoro e all´interessamento di una grande fondazione e del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, abbiamo potuto dare ai giovani blogger la possibilità di usufruire di un piccolo contributo finanziario attraverso il quale, con il nostro supporto, hanno creato veri e propri progetti sul campo.
Sono nate squadre di sport il cui obiettivo è unire giovani esponenti di etnie normalmente in guerra tra loro, scuole di teatro itnieranti che mettono in scena spettacoli sul tema della pace, del rispetto e dell´integrazione culturale, movimenti di giovani attivisti per la pace.
 
Il progetto è stato premiato in ogni parte del mondo: in Italia come all´estero, dall´Onu, dal Consiglio d´Europa, dal Cesvi ed è stato persino oggetto di discussione in università, come la Columbia University, e presentazioni al Congresso degli Stati Uniti.
Nel 2011, dopo aver percorso il mondo in lungo ed in largo, Selene Biffi, mi ha chiesto di collaborare con lei a questa nuova iniziativa che presentiamo oggi: Plain Ink.
 
Plain Ink è una associazione no profit di tipo ibrido. Il messaggio di cui ci facciamo promotori è che la povertà si sconfigge attraverso l´istruzione.
Il lavoro della associazione, si struttura in due livelli e due aree geografiche: in Italia e in India.
In Italia circa 5 milioni di persone, il 10% della popolazione, è di origine straniera.
Di queste circa 1 milione: sono bambini (ISTAT e Rapporto Annuale Caritas).
Nonostante queste premesse, i libri che promuovono il rispetto reciproco, la comprensione e il dialogo multiculturale sono ancora molto pochi, cari e difficili da trovare.
 
Per questo motivo noi di Plain ink realizziamo e mettiamo a disposizione di varie realtà libri bi-lingue che hanno l´obiettivo di favorire l´incontro tra la cultura italiana e quella degli immigrati.
Si tratta di libri di favole, completamente originali, accompagnate da schede di gioco il cui compito è fornire ai bambini italiani ed immigrati un confronto tra le rispettive nazioni e le rispettive lingue.
 
All´estero ci occupiamo di progetti sul campo. Partendo dal concetto che l´accesso all´istruzione e l´alfabetizzazione sono aspetti fondamentali per la realizzazione personale, sociale ed economica di ogni individuo, considerati un diritto umano fondamentale, sono anche prerequisiti per la costruzione di un modo più giusto, sicuro ed equo per tutti.
Eppure, a livello globale, ancora oggi secondo l´Unesco:
  • 101 milioni di bambini non vanno a scuola
  • circa un miliardo di adulti sono analfabeti
I livelli di alfabetizzazione di un Paese e quelli di povertà sono fortemente collegati: secondo lo Human Development Index, i Paesi con livelli di alfabetizzazione più bassi, cioè intorno al 25% , sono anche quelli più poveri.
Gli interventi di alfabetizzazione richiedono essenzialmente la disponibilità di fondi, scuole, insegnanti e libri.
Nel lungo termine però, quello che veramente fa la differenza non è solo l´accesso all´istruzione, ma all´istruzione di qualità.
 
Per questo motivo Plain Ink crede fortemente che materiale e libri di qualità, prodotti in loco e distribuiti gratuitamente, siano un punto fondamentale dello sviluppo locale.
Anche se l´India appartiene ormai da molti anni al gruppo di Paesi emergenti con economie forti, rimane il Paese con il maggior numero di analfabeti al mondo (400 milioni secondo l´Unesco), e il divario tra la possibilità d´accesso scolastico tra bambini e bambine è purtroppo in crescita.
Nel nostro primo anno di attività, abbiamo iniziato e stiamo portando avanti, il nostro primo progetto: un percorso formativo per i bambini della bidonville di Jalilpur, vicino a Varanasi.
 
Attraverso la diffusione di un fumetto interamente realizzato in loco e distribuito gratuitamente, nel corso di appositi eventi-workshop, stiamo diffondendo nozioni base sulla salute pubblica e la sicurezza alimentare.
I progetti in cantiere però sono molti: quello che vorremmo poter fare e che stiamo attualmente organizzando è formare scrittori e illustratori per produrre contenuti istruttivi, divertenti, d´ispirazione e culturalmente appropriati per il contesto e i valori locali, sostenere l´economia creativa creando opportunità d´impiego e supportando l´editoria in loco, sviluppando materiali e libri nei Paesi dove siamo presenti ma soprattutto incoraggiare, attraverso libri e fumetti, bambini e comunità, a trovare soluzioni a problemi locali e creare sostenibilità, agendo in prima persona.
 
Con Plain Ink vogliamo scrivere una storia diversa.
Una storia migliore, dove l´istruzione, l´ispirazione e l´azione si incontrano, contribuendo a creare soluzioni a problemi globali.
Dove l´immaginazione e i colori hanno un ruolo fondamentale nel realizzare una realtà differente. Dove le parole danno vita a un futuro nuovo. Ci piacciono le storie con un lieto fine.
E speriamo di contribuire a crearne molte.
 
Michela Bettinelli
Direttore Relazioni Esterne e Comunicazione di Plain Ink
Anteprima dell’intervento in programma per la VII edizione di Trans EuropaExpress che si terrà il 2/3 aprile presso l’Auditorium dell’Ara Pacis a Roma

Plain Ink, quando l'istruzione sconfigge la povertà

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