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Stiamo per assistere alle elezioni più twittate della storia. Dopo un assaggio nel 2008, è nel 2012 che i candidati alle presidenziali americane hanno cominciato a prenderci veramente gusto, esplorando i social network in tutte le loro potenzialità. Facebook, Twitter e YouTube, in primis, ma anche Pinterest, Instagram e Spotifym, senza rinunciare alla community di microblogging Tumblr. E alla campagna 2.0 ha aderito anche Google che ha messo a punto uno strumento ad hoc per la ricerca della notizie relative alla corsa presidenziale.
 
Ogni mezzo è buono per entrare in contatto con gli elettori. Per vincere la campagna elettorale, nel 2008 Obama si è affidato alle potenzialità della Rete. Ma oggi anche i repubblicani hanno compreso quanto queste risorse siano indispensabili per puntare alla presidenza: “Oggi, nessuno può affrontare una campagna senza essere presente sui social network”, ha spiegato il consulente dei repubblicani sui nuovi media, Patrick Ruffini. “Un candidato deve parlare ai suoi supporter utilizzando i canali che questi frequentano”, ha aggiunto.
 
Twitter
L’ultima frontiera del marketing politico ha investito Twitter: acquistare gli “hashtag” che possono diventare trending topic è diventato un piacevole passatempo dello staff del presidente Usa nel corso dei recenti dibattiti, anche se ad inaugurare la pratica è arrivato per prima Romney con l’hashtag ufficiale della campagna #RomneyRyan2012. Consapevoli delle potenzialità del mezzo, i democratici per i propri twitter sponsorizzati hanno scommesso su alcune parole chiave, scelte sfruttando al meglio l’evolversi dei cinguettii. Un esempio? Dopo il dibattito tra Joe Biden e Paul Ryan, lo staff democratico ha acquistato l’hashtag #malarkey, un’espressione gergale usata con successo dal vicepresidente Biden, per sottolineare che il rivale stava dicendo delle “sciocchezze”. E come sottolinea il sito del magazine The week, “malarkey” è stata la terza parola più cercata su Google durante il dibattito ed è subito entrata nei trend topic di Twitter.
È proprio su Twitter che la distanza tra i due candidati alla poltrona presidenziale americana è diventata profonda: Obama ha superato i 21 milioni di “followers” mentre Romney ne conta circa 1 milione e 700mila. L’attività in rete dell’ex governatore del Massachusetts appare limitata ad un solo cinguettìo nell’arco di 24 ore, contro i 29 tweet quotidiani di Obama.
 
Facebook
Secondo i dati pubblicati dall’agenzia Vertical Measures, dal 2008, anno in cui Obama è stato eletto per la prima volta a Presidente degli Stati Uniti, fino a oggi, il numero dei suoi seguaci su Facebook è passato da 2,379 a 28,739 milioni di “fans”, cifra che supera almeno 4 volte i 7,093 milioni di supporter di Mitt Romney.
 
Tumblr
La campagna digitale è approdata anche sul servizio di microblogging Tumblr, popolato soprattutto da giovani ed esperti, dove i candidati sfoggiano stili molto diversi. Qui il presidente Obama si diletta con immagini e accostamenti coloriti mentre lo sfidante resta legato a una comunicazione più sobria. Su Tumblr foto e scritte sovrimpresse si mescolano insieme per un effetto spesso ironico, sul quale lo staff democratico mostra tutta la sua competenza.
 
Un Business per i social network
Sulla base della richiesta da parte delle campagne politiche, social-media come Facebook e Twitter stanno cercando di trasformare la pubblicità politica in un grande business, corteggiando i candidati alle presidenziali, comitati politici e gruppi di interesse per ricavare ingenti guadagni dagli annunci elettorali.
E negli ultimi dodici mesi, le aziende hanno incontrato centinaia di gruppi politici per spiegare le efficaci strategie pubblicitarie. “Vogliamo passare ogni momento della giornata a parlare con gli inserzionisti politici su come utilizzare Twitter per vincere”, ha dichiarato Peter Greenberger, capo della raccolta pubblicitaria politica di Twitter. Gli annunci Twitter vengono venduti in modo simile a come fa Google con quelli posti accanto ai risultati di ricerca. Ma c’è di più: lo staff della campagna di Romney ha acquistato di recente alcuni annunci Twitter per fare in modo che quando una persona digita “Obama” il messaggio che appare è in realtà una critica verso le politiche dell’attuale presidente.
Ma per i due più noti social network la pubblicità politica non è ancora così remunerativa. A sottolinearlo è il Wall street Journal, che riporta i dati della società di ricerche Borrell Associates secondo la quale la pubblicità digitale politica raggiungerà 170 milioni dollari quest´anno, più di sei volte il livello del 2008, ma che ancora rappresenta meno del 2% della spesa elettorale totale (9,8 miliardi dollari),ancora dominata dagli spot televisivi.
 
Per i dirigenti dei social network è tempo di fare degli spot politici un business più grande: di recente Twitter, che ha una squadra dedicata esclusivamente a questi annunci, ha commissionato una ricerca finalizzata a mostrare come gli utenti che vedono frequentemente tweet e annunci provenienti dalle campagne elettorali hanno maggiori probabilità di effettuare donazioni politiche.
 
Web reputation

Così Obama e Romney hanno rincorso gli elettori sul web

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