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Risorse energetiche, sicurezza e strategia regionale. Sono i tre obiettivi del grande gioco cinese in Afghanistan rilanciati con l´arrivo, non pubblicizzato, di Zhou Yongkang a Kabul. Capo dei servizi di sicurezza cinesi e membro del Comitato permanente del Polituburo del Partito comunista, Zhou è stato il più alto dirigente cinese a visitare l´Afghanistan dal 1966, anno del viaggio a Kabul dell´allora presidente Liu Shaoqi. A giugno in occasione del vertice dell´Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO), i due Paesi avevano cominciato a discutere di un accordo di partenariato strategico di lunga durata. E la scorsa settimana con un memorandum d´intesa la Cina si è impegnata a fornire aiuti alla ricostruzione e, riporta la Bbc, corsi di formazione per 300 alti ufficiali della polizia che nei prossimi quattro anni andranno in Cina.
 
“La visita ha un grande significato”, ha spiegato a formiche.net Raffaello Pantucci, esperto di relazioni tra la Repubblica popolare e l´Asia Centrale per l´ International Center for the Study of Radicalisation al King’s College di Londra.
“Come uomo degli apparati di sicurezza e già responsabile per il settore energetico (fu ministro per la Terra e le Risorse alla fine degli anni Novanta e segretario della cellula del Pcc all´interno della China National Petroleum Corportation, ndr) rappresenta entrambe le facce delle relazioni della Cina con l´Afghanistan. Dire tuttavia che i due Paesi sono inscindibilmente legati vuol dire sovrastimare l´importanza di Kabul per la Cina. Pechino è capace di difendere i proprio confini con l´Afghanistan e può trovare altrove le risorse naturali”, ha sottolineato Pantucci commentando un passaggio di un editoriale del South China Mornig Post secondo cui le due nazioni avevano bisogno l´una dell´altra. “L´approccio cinese all´Afghanistan è calibrato verso un aumento graduale del sostegno economico”, ha aggiunto, “Pechino è convinta che così facendo aiuterà lo sviluppo e la stabilità del Paese. Inoltre i dirigenti cinesi ritengono che rafforzare i legami economici porterà benefici nell´accesso alle risorse”.
 
L´esempio sul campo è il diritto esclusivo strappato nel 2007 dalla China Metallurgical Group per estrarre rame dalla miniera di Aynak e i lavori di esplorazione della China National Petroleum Corporation in tre bacini petroliferi dell’Amu Darya. Con l´avvicinarsi del ritiro delle truppe Nato/Isaf nel 2014, gli interessi cinesi, ha spiegato ancora Pantucci, saranno garantiti con contatti con i talebani e con chiunque possa porre rischi, pagando o spingendo le autorità a trattare. In nessun caso comunque saranno inviati a combattere i soldati dell´Esercito popolare di liberazione. Sullo sfondo resta l´alleato pachistano in rotta con l´Afghanistan. Secondo Pantucci, se ci dovessero essere ripercussioni nei rapporti tra Islamabad e Pechino questo comporterebbe una maggiore indipendenza della dirigenza cinese dai pachistani, le cui indicazioni hanno spesso guidato la politica della Repubblica popolare verso il travagliato vicino.

Ecco il vero gioco della Cina in Afghanistan

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