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Cresce la sindrome Nimby, acronimo inglese di Not In My Back Yard (Non nel mio giardino). Sono infatti in aumento i progetti contestati per veti di carattere ambientale o territoriale: nel 2011 l´incremento è stato del 3,4%, portando a 331 sull´intero nazionale le iniziative bloccate.
Questi i dati dell´Osservatorio media permanente Nimby Forum, l’unico database nazionale che censisce dal 2004 le contestazioni ambientali e territoriali contro infrastrutture, opere di pubblica utilità (impianti per la produzione di energia elettrica e di smaltimento rifiuti) e insediamenti industriali.
 
I dati relativi al 2011 mostrano un aumento (+3,4%) dei progetti contestati, che sono ora 331 sull’intero territorio nazionale. Tra questi, il 51% delle contestazioni sono relative a progetti non ancora autorizzati e spesso ancora allo stato di mera ipotesi. Ne emerge quindi il quadro di un paese bloccato, non più solo dai Comitati dei cittadini (18,9% dei casi), ma soprattutto dalla politica locale, che si fa promotrice delle contestazioni nel 26,7% dei casi.
 
“L´’attivismo della politica locale e delle amministrazioni pubbliche, emerso nel 2011, è un segnale inequivocabile della rinnovata centralità dei territori”, ha spiegato all´Agenzia Italiana Alessandro Beulcke, Presidente Aris, l´associazione che promuove l´Osservatorio Nimby Forum. Una centralità che deve evolvere nella direzione indicata dall´esperienza delle Smart City europee e italiane: città come snodi di sostenibilità e innovazione, fondati su una reale condivisione delle scelte con i cittadini.
 
Anche nel 2011, i soggetti favorevoli continuano ad essere spettatori silenti delle contestazioni: solo nell´8,1% dei casi si fanno promotori di iniziative di comunicazione, veicolando in maniera pubblica e palese le proprie ragioni. L´osservatorio evidenzia un ulteriore incremento delle proteste contro il comparto più contestato, quello elettrico, che si attesta al 62,5%, contro il 58% del 2010.

Ambiente, aumenta la sindrome Nimby

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