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Un fiume di commenti e dichiarazioni. Com´era prevedibile, il caso Palermo scuote gli animi sia all´interno che all´esterno del Partito democratico.
Il senatore Beppe Lumia, sostenitore di Fabrizio Ferrandelli, vincitore delle primarie del Pd a Palermo, sta valutando se chiedere nientemeno le dimissioni di Bersani. Ospite a “24 Mattino” su Radio 24, ha attaccato i vertici del partito che avevano puntato invece su Rita Borsellino: “Adesso ascolteremo la base e decideremo se dobbiamo chiedere le dimissioni di Bersani oppure no. Noi a Palermo – ha detto Lumia – avevamo detto `scegliamo Ferrandelli e escludiamo le scelte romane`. Non vorremmo rovesciare il discorso per cui dalle scelte di Palermo si impongono delle scelte romane”.
 
Parisi: “Stop alle primarie, se non si cambia la linea”
“All´origine del risultato di Palermo non stanno colpe personali di Bersani ma un gravissimo errore nella linea del partito, o, meglio la contraddizione profonda tra l´idea di democrazia diretta e competitiva che sta all´origine delle primarie, e l´idea di democrazia guidata dai partiti che ispira il gruppo dirigente del Pd”, ha sottolineato in una nota Arturo Parsi.
“Ascoltino il mio consiglio. Se non se la sentono di cambiare linea, lascino stare le primarie. Piuttosto che provare a cavalcarle, praticando nei fatti una linea diversa da quella che si predica a parole – ha suggerito il professore – o si rivede radicalmente l´idea di democrazia fondandola sulla libera partecipazione e decisione dei cittadini, come auspico da tempo, o è più onesto riconoscere che le primarie sono estranee alla idea di democrazia delegata e guidata dai partiti. Se si va avanti così si continua a farsi del male e a fare del male ai candidati sostenuti dal Partito”.
 
Letta: “Vasto è il passato. Ora accordo al centro”
L´alleanza contenuta nella cosiddetta foto di Vasto, cioè Pd-Sel-Idv appartiene al passato e le primarie di Palermo dimostrano che gli elettori vogliono altro.
Ne è convinto Enrico Letta, vicesegretario del Pd che intervistato a ´Un caffè con´ su Skytg24 ha analizzato: “Gli elettori hanno sempre ragioni e dobbiamo trarre delle lezioni da Palermo. La prima riguarda le primarie. Trentamila elettori sono un successo, un grande strumento di partecipazione, perciò avanti così. La secondo lezione è la voglia di rinnovamento, la richiesta di facce nuove, non bisogna assolutamente fermarsi. Terzo ovviamente le alleanze. Penso che non si debba fermarsi all´accordo tra Pd Sel e Idv – ha sottolineato Letta – a Palermo i nostri elettori chiedono altro, un accordo al centro. Tante volte si è fatta una polemica dicendo che erano minoritari quelli che pensano che l´accordo di Vasto appartiene al passato”, ma l´esito delle primarie dimostra che non è così.
Il numero due del Pd ha ragionato del tema delle alleanze anche alla luce dell´esperienza del governo di impegno nazionale: “Penso che sia cambiato tutto. Dopo Monti nulla sarà più come prima e le alleanze future si costruiranno sulle cose concrete” e perciò a suo avviso sul risultato di Palermo può aver “inciso un pò anche il fatto che Vendola e Di Pietro su un tema chiave come la Tav hanno preso posizioni completamente diverse dal Pd”.
 
Fuori dal Pd
Fuori dal Pd, c´è chi commenta sarcastico come il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, “diceva saggiamente Nenni che c´è sempre un puro più puro che ti epura. Bersani – conclude Capezzone – farebbe bene a ricordarlo e a riscoprire una linea riformista”. E chi parla di Palermo come dell´ennesima prova della crisi dei grandi partiti”. E´ quanto si legge in un editoriale di FareitaliaMag, webmagazine dell´associazione Fareitalia presieduta da Adolfo Urso, firmato dal direttore Domenico Naso. Passi la “sconfitta sul filo del rasoio che brucia e che apre l`ennesimo psicodramma nel partito di Bersani. Ma prendersela solo con il Pd, stavolta, – continua Naso – non sarebbe onesto. La sconfitta di Palermo è l`ennesima prova della debolezza dei grandi partiti e come sempre il capoluogo siciliano ha assunto il ruolo di laboratorio politico, magari anticipatore di difficoltà nazionali”.

Il caso Palermo scuote la politica

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