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Dopo l’intervento del filosofo Antiseri sul Corsera a favore della ripresa di iniziativa di un partito di cattolici sono giunte puntuali le reazioni negative di Luigi Manconi su “Il Foglio”, del ministro Riccardi della comunità di Sant’Egidio, e, ultimo, ma non meno significativo, il NO del giovane Alfano sulla rivista ciellina “ Tempi” del 20 Giugno scorso.
 
Alla domanda di Ubaldo Casotto sul tema posto dal filosofo Dario Antiseri sull’urgenza di un partito dei cattolici, il segretario del Pdl risponde così: “ Io non credo che l’Italia ne abbia bisogno. Necessita invece di cattolici che difendano principi e valori. Come? Facendo come noi abbiamo fatto, non approvando leggi contro la famiglia, contro la vita e contrarie al principio di sussidiarietà”.
Trattasi di una visione comprensibile sul piano della tattica politica e del ristretto interesse di partito, ma di scarso respiro strategico e di insufficiente analisi del grado di degenerazione morale, culturale e politica dell’assetto istituzionale e partitico dell’Italia.
 
All’interno di una crisi mondiale del capitalismo finanziario che ha finito col prevalere a livello glocale, nel deserto dei riferimenti valoriali e del pressoché inesistente retroterra storico e politico culturale dei partiti sorti in Italia nell’ultimo ventennio, ragionare con il vecchio schema degli ulivisti dei semi cattolici gettati qua e là e sparsi nelle diverse formazioni partitiche, porta a due conseguenze: la prima, quella dell’irrilevanza dei cattolici in tutte le varie e diverse formazioni in cui si sono collocati. L’altra, il rischio del clericalismo cui giunse la politica ruiniana della Chiesa italiana, quando, finita politicamente la vicenda storica della DC, decise di assumere direttamente nella propria responsabilità il compito della gestione e della mediazione politica con tutti gli attori in campo.
 
E non si illuda il segretario politico siciliano, frutto di una designazione del dominus che continua a sovrastarlo e, di fatto, a teleguidarlo, nonostante i due passi indietro compiuti, nel governo e nella guida stessa del Pdl.
Analizzi con più rigore quanto è successo nel Veneto bianco, dove la stragrande maggioranza dell’ elettorato cattolico che rimase nell’area di Forza Italia prima e del Pdl poi, è stata dominata da una leadership di ispirazione radicale liberale ( Galan) e socialista già lombardiana (Sartori) che ha ridotto all’impotenza e alla residualità gli ultimi pallidi accoliti della storia democristiana veneta.
 
E proprio quel Galan, fuori dalla regione e fuori dal governo, non a caso si sta già ponendo legittimamente quale espressione della componente liberale e laicista in alternativa ad Alfano nelle annunciate prossime primarie del Pdl.
 
Tutti questi modesti campioni di una stagione politica ormai morta, terrorizzati dal fenomeno del grillismo rampante, rappresentazione del malpancismo epidermico di una società in grave sofferenza economica, sociale e, soprattutto, priva di riferimenti valoriali e morali, assolutamente inespressi da una classe dirigente avida, cortigiana, cooptata e lontana mille miglia dai problemi reali della gente, sembrano appagarsi di formule vuote e di riti annunciati, quali le primarie, i collegi più ristretti alla spagnola, sostanzialmente solo preoccupati di perpetuarsi nella gestione di un potere già consegnato per impotenza al governo dei tecnici.
 
Noi crediamo invece che, l’eccezionale circostanza emersa con la sentenza della Cassazione che ha sancito in via definitiva l’esistenza in vita della DC, almeno giuridicamente, possa offrire l’occasione per un ripensamento globale di quanti, ispirati ai valori del popolarismo sturziano e degasperiano, intendono assumersi laicamente la responsabilità di inverarli nella realtà della città dell’uomo, tramite uno strumento ancora vivo e che con grande determinazione e impegno intendiamo rilanciare e consegnare intatto alle nuove generazioni.
 
Agli amici che hanno predisposto il manifesto appello di Todi 2 ci rivolgiamo con grande attenzione e rispetto, convinti che proprio da lì, insieme si dovrà riprendere un cammino lungo e faticoso per offrire una nuova speranza a una società in grave sofferenza e che corre il rischio di affidarsi ai pifferai travagliati e ai comici imbonitori assurti al ruolo di protagonisti del teatrino della politica italiana.
Lo faremo confrontandoci con i bisogni della povera gente, con la realtà delle piccole e medie imprese in grave sofferenza, con i problemi drammatici dell’occupazione giovanile e femminile, specie nel Sud, con una questione settentrionale che permane irrisolta senza una profonda trasformazione istituzionale dello stato nelle macroregioni a suo tempo teorizzate da Miglio.
 
In una parola, riproponendo aggiornate le grandi intuizioni democratico cristiane che i nostri padri seppero indicarci con il codice di Camaldoli, le idee ricostruttive della DC, il discorso sulle libertà di Gonella al primo congresso della Democrazia Cristiana, impegnando la nuova classe dirigente ad assumere comportamenti coerenti con gli ideali professati, profondamente convinti degli errori e delle omissioni compiute nel passato, ma consapevoli che quel nuovo che avanzava gioioso dopo la fine tragica della Prima Repubblica, non solo non ha saputo realizzare quanto aveva promesso e illuso di offrire, ma è fallito miseramente alla prova del governo e nella coscienza degli italiani.

Si e No al partito dei cattolici

Dopo l’intervento del filosofo Antiseri sul Corsera a favore della ripresa di iniziativa di un partito di cattolici sono giunte puntuali le reazioni negative di Luigi Manconi su “Il Foglio”, del ministro Riccardi della comunità di Sant’Egidio, e, ultimo, ma non meno significativo, il NO del giovane Alfano sulla rivista ciellina “ Tempi” del 20 Giugno scorso.   Alla domanda…

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