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Giorgia Meloni imiti Cristoforo Colombo che, pur di scoprire l’America, non andò sempre dritto ma modificò la sua rotta. L’analisi che il condirettore di Libero, Pietro Senaldi, affida a Formiche.net parte da un presupposto: la premier italiana, che ha una visione confederale, ha la possibilità di togliere il velo che c’è sull’Ue, dove prevalgono egoismi nazionali.

La dimensione “conservatrice” oltre alla politica domestica si riflette sul piano europeo così come su quello religioso in concomitanza con i funerali di Benedetto XVI: dopo l’allenamento dei primi tre mesi, per il governo è il tempo delle gare ufficiali?

Io non vedo una dimensione conservatrice: nel senso che l’Europa e gli Stati europei, a prescindere dal fatto che siano guidati dalla sinistra o dalla destra o dal centro, si sono sempre fatti i fatti loro, privilegiando i propri interessi nazionali rispetto a una politica comunitaria in qualsiasi campo. Ora immagino che lei vorrà riferirsi alla Svezia sull’immigrazione, ma in realtà in qualsiasi campo è questo il punto debole dell’Europa oppure, più che il punto debole, io direi ormai la caratteristica dell’Europa.

Ovvero?

Non è una questione di essere conservatori o non conservatori. Tutti noi sappiamo che Meloni ha una visione confederale dell’Europa.

Tradotto?

Significa levare il velo e dire: è inutile che facciamo finta di essere fratelli quando siamo cugini. Mi spiego: certifichiamo che siamo cugini e comportiamoci da cugini e non da fratelli perché se facciamo finta di essere fratelli e poi ci comportiamo da cugini, allora il fratello più grosso gliele dà al cugino più piccolo. Questo è il punto vero.

Perché il tema dello spoil system con i governi di sinistra e tecnici è declinato come normale avvicendamento democratico, mentre ora con il governo di destra è un attentato alle istituzioni?

La sinistra è molto più brava della destra a difendere le proprie posizioni di potere e i propri uomini, nella consapevolezza che il potere è tecnica ma è anche abitudine, cultura, mentalità. Quindi loro hanno una cultura del potere e riescono a difenderlo, riescono ad esercitarlo con più aggressività e riescono a indignarsi se dopo che il voto popolare glielo leva, il titolare del voto popolare gli dice per favore scansati. Ecco, loro questo lo ritengono lesa maestà, perché è ontologicamente connaturato a loro. Loro ritengono che sia un loro diritto naturale e quindi chiedergli di farsi da parte è come chiedere a uno di uscire da casa sua.

Come potrà Giorgia Meloni trovare l’equilibrio nel respingere tanto le critiche dell’opposizione quanto la tentazione del prendere tutto a tutti i costi che potrebbe emergere nella maggioranza? Cambiare, ma con judicio e senza complessi di inferiorità, è possibile?

Lei ha una visione e ovviamente, secondo me bisogna andare avanti in maniera inesorabile su questo: ovvero non deve illudersi di portare tutto a casa, non deve illudersi di portarlo subito e deve comprendere che cambiare la mentalità e gli equilibri del Paese ma anche del centrodestra è un percorso lento, imperfetto, fatto di passaggi laterali, passaggi in avanti, battute d’arresto. Non è un esercizio comune. Azzarderei il paragone con Colombo che quando è andato in America non è andato proprio dritto, ma ogni tanto deviato la rotta pur di giungere a meta.

@FDepalo

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