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“È importante che conservi il tuo voto per novembre”, perché è in quel momento che farà “la differenza, non oggi”. Tra i cinquemila e i ventimila americani del New Hampshire hanno ricevuto questa telefonata, credendo che dietro la cornetta ci fosse nientemeno che il presidente degli Stati Uniti. Sono stati contattati il mese scorso, in vista del ballottaggio del 23 gennaio, sebbene il nome di Joe Biden non figurasse sulla scheda elettorale. È una questione prettamente storica, con il Partito Democratico che apre tradizionalmente le primarie interne in South Carolina. Tuttavia, i suoi sostenitori hanno deciso comunque di esprimere la loro fedeltà, dandogli il 53% delle preferenze. Contraddicendo così a quanto chiesto dal loro leader, se solo fosse stato vero.

A chiamare gli elettori non era ovviamente Biden, visto che la sua voce era stata contraffatta con l’intelligenza artificiale. A modificarla sarebbe stata la società texana Life Corporation e quella del Michigan Lingo Telecom, finite nell’inchiesta del procuratore John Formella. Non è chiaro come siano riuscite a riprodurre la parlata di Biden, ma potrebbero aver utilizzato il software ElevenLabs che, previo pagamento, permette di clonare voci già inserite nel sistema. Secondo alcuni lo lascia fare senza troppi problemi e, quindi, protezioni.

“Ci impegniamo a prevenire l’uso improprio degli strumenti di intelligenza artificiale audio e prendiamo estremamente sul serio qualsiasi episodio di uso improprio. Anche se non possiamo commentare incidenti specifici”, ha assicurato il ceo dell’azienda Mati Staniszewski. “Prenderemo le misure appropriate quando i casi verranno segnalati o rilevati e disponiamo di meccanismi per assistere le autorità o le parti interessate nell’adottare misure per affrontarli”. Un primo passo lo ha già compiuto la Federal Communications Commission (FCC), prendendo seriamente la questione e vietando le telefonate automatizzate con l’intelligenza artificiale in base a una legge Telephone Consumer Protection Act del 1991. “Stiamo mettendo in guardia i truffatori che si celano dietro”, ha avvertito promettendo un’ammenda da 23 mila dollari per chi viola le regole.

Ce lo si aspettava, ma il deep fake è ufficialmente entrato nelle elezioni statunitensi. La preoccupazione degli addetti ai lavori non è tanto se l’IA avrà un ruolo, ma con quale intensità. Che ci saranno dei tentativi di manomettere – o quantomeno complicare – il processo elettorale è ormai cosa nota non solo in America, per questo le autorità hanno già iniziato da tempo a drizzare le orecchie.

Il New Hampshire può dunque essere visto come apripista o stato pioniere di ciò che potrebbe succedere. Anche l’altro candidato democratico, Dean Phillips, era stato vittima suo malgrado. OpenAI ha infatti vietato a uno sviluppatore di utilizzare i suoi strumenti per replicare la sua voce. Il ceo Sam Altman d’altronde è stato molto chiaro su quale sia la sua visione dell’IA, che va regolata per evitare che esca fuori dai binari.

Era stato uno dei tanti amministratori delegati delle Big Tech presentatosi al Congresso per dimostrare la sua buona fede. Anche quello di TikTok, Shou Zi Chew, ci è finito più volte. La sua piattaforma è sotto stretta osservazione di Washington, che la ritiene un’arma di politica estera nelle mani della Cina. L’amministrazione Biden ha più volte espresso la sua preoccupazione riguardo il modo in cui la società utilizza i dati degli americani, lanciando neanche troppo velatamente il consiglio di non utilizzarla – perlomeno per i funzionari della politica, esposti a un rischio maggiore.

Eppure, anche lui è sbarcato su TikTok. O meglio, non proprio Joe Biden, ma il suo staff elettorale che ha aperto un profilo nel tentativo di intercettare i voti dei più giovani. Ha già garantito che adotterà tutte le protezioni necessarie per evitare situazioni spiacevoli. L’ennesima conferma del ruolo che la tecnologia avrà in vista del prossimo novembre.

"Pronto, sono Biden: non votare per me". Come l'IA stava manipolando le elezioni in New Hampshire

Tra le cinquemila e le ventimila persone hanno ricevuto una chiamata dal finto presidente degli Stati Uniti. Era un deep fake, ovviamente, ma è l’ennesima dimostrazione di come l’intelligenza artificiale è entrata di diritto nelle presidenziali americane: per vincerle, perfino Biden è sbarcato su TikTok

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