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È stato più volte detto che col sopraggiungere della pandemia da coronavirus il Paese è entrato in un clima di guerra. È vero. Infatti, l’Unione Europea sta adottando misure straordinarie per farvi fronte, tra queste le risorse stanziate del Recovery fund, a cui attingerà anche l’Italia nella misura di 209 miliardi. Una quantità enorme di soldi che servirà ad affrontare gli spinosi e urgenti problemi connessi con la pandemia. Per riuscire nell’impresa sono necessarie intelligenze, competenze, capacità, energie dotate di conoscenza tecnica e lungimiranza politica.

Matteo Renzi ha posto il problema in maniera ultimativa, ritirando i ministri di Italia Viva dal governo e aprendo una crisi complessa e preoccupante. Era necessario? Forse sì, constatate le incertezze, la tiepida determinazione del governo di dover giocare una partita delicata e straordinaria per le urgenti e indifferibili questioni sul tappeto, e sollecitate dall’Ue. Le dimissioni dei ministri di Italia Viva hanno provocato un risultato estremo: la crisi del governo del professor Conte, che ha rimesso il mandato nelle mani del Presidente Sergio Mattarella.

Il Capo dello Stato, preso atto del momento critico ha incaricato Roberto Fico presidente della Camera, per verificare se esistevano ancora le condizioni per rimettere insieme i protagonisti della vecchia coalizione. Fico purtroppo dopo tre giorni è tornato al Quirinale confermando che la maggioranza del governo Conte due non c’era più. Alla fine di tale percorso, visti gli esiti negativi delle consultazioni dell’onorevole Fico, il presidente Mattarella non ha potuto fare altro che assumere una iniziativa straordinaria, affidando a Mario Draghi l’incarico di formare il nuovo governo, che l’ex presidente della Bce ha accettato con riserva. In queste ore sta consultando le delegazioni dei partiti per indagare se ci sono elementi per superare questa fase critica e inattesa e cercando elementi concreti finalizzati alla formazione del nuovo esecutivo.

La sua mission non sarà semplice, le difficoltà sono numerose: pandemia, Recovery Plan, Mes, crisi sociale, economica. A queste bisogna aggiungere le furbizie e gli egoismi dei partiti che forse poco hanno capito del momento di estrema difficoltà che vive il Paese, bisognoso del concorso di tutti per affrontare la difficile contingenza governativa. Un Conte riveduto e appena corretto non sarebbe bastato, era necessaria una assunzione di responsabilità da parte di esponenti di forze politiche credibili, solide, con chiara fisionomia. Transfughi e trasformisti potevano andar bene in vecchie esperienze di governo, ma non oggi.

La buona riuscita del tentativo del presidente Draghi significherà inaugurare una nuova stagione politica, economica, sociale sostenuta, si spera, dalle tradizionali e rinnovate culture politiche che hanno caratterizzato la nascita e la crescita della democrazia in Italia. Draghi non dovrà formare solo un nuovo governo, dovrà impegnarsi a costruire i nuovi pilastri, partendo dalla Costituzione, di una democrazia moderna.

 

Governo Draghi, una nuova stagione per la democrazia del Paese

La buona riuscita del tentativo del presidente Draghi significherà inaugurare una nuova stagione politica, economica, sociale. Non dovrà formare solo un nuovo governo, dovrà impegnarsi a costruire i nuovi pilastri, partendo dalla Costituzione, di una democrazia moderna

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