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Non è tanto una questione di tempi, quanto di qualità. Il governo starà anche cincischiando sulla governance del Recovery Fund, ma fondamentalmente il problema non è tanto la velocità. Sarebbe, dice a Formiche.net l’economista della Bocconi e saggista Carlo Alberto Carnevale Maffè, molto meglio lavorare sul merito dei progetti. “Perché, se l’Europa chiede progetti, per esempio, green e io mi metto a fare tutt’altro allora il problema tempo già non esiste in partenza”.

Maffè, oggi 27 dicembre, il governo non ha ancora capito come e con chi gestire le risorse del Recovery Fund. Quanto è grave?

Credo che il vero problema sia un altro. Tempo, a essere onesti, ce ne sta ancora. Quello che conta davvero è la qualità e il merito dei progetti. L’obiettivo del Recovery Fund, nel caso non lo si fosse capito, è aumentare la produttività non sanare ferite del passato. Ecco forse su questo forse bisognerebbe porsi delle domande.

Palazzo Chigi lo scorso 7 dicembre ha diffuso una bozza di progetti e investimenti. Il Recovery Plan…

Qualcosa di molto lontano da quello che chiede l’Europa e che di conseguenza non in grado di aumentare la produttività. Misure di breve respiro, senza impatto. Il bonus del 100% è utile, ma non aumenterà la nostra produttività. E allora si torna al punto di partenza.

Allora scusi, il governo sta perdendo tempo, o peggio, sbagliando obiettivo?

Esattamente, il tempo è un falso problema. Quello che non si sta capendo è che qui mancano i progetti, quelli buoni, che fanno rima con Pil. Vuole un esempio?

Sì…

Il governo vorrebbe assumere nuovi infermieri, anche ricorrendo alle risorse del Recovery Fund. Bene, non si può fare e sa perché? Perché l’Ue lo dice chiaramente: per la spesa sanitaria c’è il Mes, se si vuole spendere denaro europeo del Recovery per la sanità bisogna investire nel digitale, nell’infrastruttura. Si capisce come ci sia una distorsione di fondo, quasi una errata percezione di quello che vuole l’Ue.

Resta il fatto che manchi una governance a tutto questo processo. Insomma, chi gestirà i fondi? Conte? I ministeri? Qualche top manager?

L’Europa, e anche questo è scritto, pretende una rendicontazione dei progetti, degli investimenti e degli attori istituzionali coinvolti. E gli Stati sono responsabili di tale rendicontazione, prima, durante e dopo l’investimento, dinnanzi alla stessa Ue. Quindi, serve controllo sulla rendicontazione e per questo serve una struttura ad hoc, ma fatta di management. Ma questo per quanto riguarda il controllo della spesa.

E la governance?

Deve essere politica. Il controllo della spesa, la rendincontazione, va affidata ai tecnici, ai manager. Ma la governance, ovvero il merito dell’investimento e del progetto, va affidato alla politica. Sa perché trovo surreale il dibattito su questo? Perché queste istruzioni per l’uso sono scritte nella stessa documentazione europea del Recovery Fund. Bastava leggere…

Maffè c’è un’altra grande questione, le banche. Qui la faccenda è seria. Tra poche settimane entreranno in vigore le nuove regole che imporranno alle banche nuovi accantonamenti di capitale e una stretta sui debitori che non riusciranno a rimborsare i prestiti…

Diciamo le cose come stanno. Certamente è il momento meno adatto per imporre nuove regole di questo tipo. Regole che, chiariamolo subito, sono giuste nel merito ma sbagliate nella tempistica, perché il sistema finanziario è sotto stress come non mai.

Cosa suggerisce, allora? 

La soluzione ideale sarebbe quella di rinviare l’entrata in vigore di tali regole per almeno un anno. Ma solo un rinvio, perché queste regole sono corrette, visto che servono a proteggere le stesse banche, evitando che saltino per aria.

Non tutti la pensano così. A cominciare dalle stesse banche, preoccupate dal fatto che per accantonare capitale dovranno necessariamente ridurre il flusso di credito a famiglie e imprese. Lei che dice?

Le rispondo con degli esempi. Premesso che le banche non devono saltare, mai, altrimenti è la fine, il fatto che ad oggi molti istituti non abbiano sufficiente patrimonio per affrontare una inevitabile e imminente ondata di Npl è appurato. Non si può negare la necessità di irrobustire il capitale. Ora, è colpa dell’Europa se le banche oggi hanno poco capitale?

No, però…

Ho l’impressione che si scambi troppo spesso la medicina con la malattia. Se uno deve fare l’esame del sangue, può dire ‘fammelo la settimana prossima perché sono ubriaco’. Concesso, ma non è che anche la settimana dopo può continuare a bere. Insomma, queste regole si possono pure rinviare, ma nel mentre deve esserci un piano di rinforzo del capitale. E poi scusi, se un debitore non pagava prima, figuriamoci ora.

Vorrei chiudere proprio sulle banche. Un mese fa l’addio di Jean-Pierre Mustier da Unicredit. Pare ci fosse lo zampino del palazzo e di Mps…

Mustier è andato via perché aveva in mente un modello europeo e cosmopolita di banca, credo sia una grande perdita, da sincero europeista mi dispiace.

Era contrario o almeno titubante sulla possibile fusione con Mps, pare…

Le fusioni fatte per forza, per mano politica, non hanno mai portato bene a nessuno e lui forse lo aveva capito. C’è una ragione industriale di fondo: per una grande banca comprare un’altra banca pura, con filiali, non ha molto senso. Non credo che l’ostacolo fossero le perdite di Mps, semplicemente l’acquisto del Monte non aggiungerebbe nulla in termini di valore a Unicredit. Questo Mustier lo sapeva fin troppo bene.

Ora, senza Mustier, la fusione con Mps è in discesa secondo lei?

Onestamente non ne sarei così sicuro. Unicredit è una public company e non è detto che un simile progetto, qualora prendesse corpo, passi in assemblea…

 

mes

L'Europa, Unicredit, le banche e gli errori di Conte. Parla Maffè

L’economista della Bocconi e saggista: basta ansie sulla governance, il problema è azzeccare i progetti e farli coincidere coi desiderata di chi ci presta il denaro, cioè Bruxelles. Da sciocchi pensare che la stretta sui patrimoni delle banche sia un errore, semmai si possono posticipare le regole di un anno. Mustier? Aveva capito che Mps non avrebbe aggiunto valore a Unicredit. E…

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