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Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, ha scritto su Twitter che “gli attentati di Nizza e Vienna sono un attacco all’Occidente e all’Europa”. E ancora: “C’è bisogno di coraggio nel dire che la minaccia del fondamentalismo islamico è ancora presente e che serve una strategia europea che lo possa contrastare e sconfiggere”.

Presidente Dureghello, colpisce l’utilizzo della parola “coraggio”. Ne manca?

Sì, decisamente. C’è ancora molta paura e non si riesce a passare dalla fase della consapevolezza a quella della condanna, cioè di pieno riconoscimento della responsabilità. Di fronte a questo tema non possiamo più tirarci indietro e i fatti di questi ultimi giorni ne sono la dimostrazione. Non vorrei che debba morire altra gente per affermare con coraggio che esiste un problema di fondamentalismo e fanatismo islamico che sta imperversando in Europa.

È una mancanza esclusivamente italiana o più diffusa?

Il tema è senza dubbio europeo. Manca la piena coscienza di un problema che va denunciato, arginato, contrastato, perseguito e punito. Non può e non deve più morire nessuno per questo, né possono essere messe a ferro e fuoco delle città.

È l’unica mancanza occidentale?

Ho come l’impressione che ci sia una sorta di superficialità nell’analisi di questi fenomeni. Questo è un chiaro esempio di come gli estremismi nella loro parte peggiore, cioè fanatismo e fondamentalismo, producano effetti disastrosi minando i valori fondamentali in cui ci riconosciamo. Oggi vediamo due forze opposte: da una parte c’è Israele che fa accordi i Paesi arabi e porta l’Islam moderato a sedersi al tavolo della pace; dall’altra abbiamo una spinta fanatica, estrema, che non si vuole arrendere e persevera con minaccia e terrore mettendo a rischio non soltanto gli ebrei o i nostri simboli. È l’Europa a essere sotto attacco.

Gli accordi di Abramo sono la dimostrazione che c’è un islam moderato con cui si può e si deve dialogare?

Non possiamo strumentalizzare rischiando di alimentare ulteriori divisioni. Né possiamo essere superficiali nell’analisi e nel giudizio. In questo caso parliamo di terroristi, di fondamentalisti, di fanatici. Non possiamo banalizzare. Ecco il coraggio che ci serve: serve puntualità nell’identificare il fenomeno, nel definirlo, nello stabilire le misure per contrastarlo e per punire i colpevoli. Mi faccia aggiungere una cosa a cui tengo molto.

Prego.

Viviamo un momento talmente tanto complicato — il coronavirus, la crisi economica, la fragilità sociale — che non possiamo permetterci di non prendere subito una posizione netta e chiara sul fondamentalismo.

C’è un riemergere dell’antisemitismo in Italia?

Ci sono diverse analisi e fatti che lo confermano. Pensiamo al rapporto Eurispes dell’anno scorso o alle recenti decisioni di Facebook contro i post antisemiti. C’è sicuramente un tema di recrudescenze antisemite che denunciamo da molto tempo, ma che va inserito in un contesto un po’ più ampio. Questo è l’elemento che emerge con chiarezza dai fatti di Parigi, di Nizza e di Vienna: le vittime sono gli europei, non soltanto gli ebrei. L’antisemitismo in crescita è un segnale ulteriore di un pericolo più ampio.

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Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma, commenta gli ultimi attentati in Europa: “Manca coraggio, c’è ancora molta paura di condannare il fondamentalismo islamico. L’antisemitismo in crescita è un segnale ulteriore di un pericolo più ampio”

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