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In teoria da qui a fine luglio la finestra parlamentare per arrivare all’approvazione dello Ius soli temperato al Senato ci sarebbe pure. Solo in teoria però, perché nella pratica, invece, il provvedimento rischia seriamente di finire ai box, a meno che Matteo Renzi non decida di forzare la mano e di tentare il tutto per tutto fino al punto di mettere in pericolo la tenuta del governo guidato da Paolo Gentiloni.

I NUMERI BALLERINI

A Palazzo Madama – dove la maggioranza parlamentare è assai striminzita – potrebbero infatti mancare i voti necessari ad approvare il disegno di legge. “Lo Ius soli rimane una precedenza assoluta per il Pd“, ha affermato qualche giorno fa il capogruppo dem al Senato Luigi Zanda. Per gli altri partiti che sostengono il governo, invece, non è affatto così. Come dimostrano le turbolenze dell’ala centrista, ormai sempre meno propensa a votare sì al provvedimento. Al Nazareno si ragiona sulla possibilità di porre la questione di fiducia sulla legge, con la possibilità concreta che la maggioranza possa, però, andare sotto. E non è un caso che da Palazzo Chigi, stando alle indiscrezioni, stiano cercando in tutti i modi di stoppare questo proposito: imporre la fiducia potrebbe in ultima analisi portare anche alla caduta dell’esecutivo.

I CENTRISTI SUL PIEDE DI GUERRA

Sul piede di guerra in queste ore appaiono soprattutto alcuni alfaniani. “Se c’è la fiducia lascio“, ha commentato senza mezzi termini il ministro per gli Affari regionali Enrico Costa in un’intervista di oggi a Repubblica. Una presa di posizione netta, che la dice lunga sui mal di pancia da cui è attraversata sul tema Alternativa popolare, la formazione politica guidata dal ministro degli Esteri e nata sulle ceneri del Nuovo Centrodestra. I dubbi sullo Ius soli – in base a quanto filtra dal quartier generale centrista – sarebbero molto più diffusi di quanto non emerga dalle dichiarazioni pubbliche. Quello del ministro per gli Affari regionali, insomma, non sarebbe una posizione personale: “Io avrei riflettuto molto di più su una legge che non è un provvedimento qualsiasi, ma ha quasi il rango di una norma costituzionale. Si cambia la cittadinanza, ci rendiamo conto? Si tocca in pratica l’articolo 1 della Costituzione. La sovranità appartiene al popolo, il popolo è fatto dai cittadini. E noi cambiamo i cittadini, una cosa che non si fa a colpi di fiducia.” Mentre, nel frattempo, pure i rapporti  tra gli esponenti dem e quelli di Ap si logorano sempre di più. Come conferma la risposta di Costa a Matteo Orfini, che nei giorni scorsi aveva duramente attaccato il fronte dei contrari alla legge. “Ha detto che chi è contro lo ius soli è becero, razzista, antistorico. Io non ho pregiudizi e non appartengo a nessuna di quelle categorie“, ha affermato il ministro.

UN MALUMORE CHE VIENE DA LONTANO

Che poi, per la verità, non è che le perplessità di Alternativa popolare siano emerse solo in quest’ultima fase. Già a febbraio scorso, ad esempio, il capogruppo alla Camera Maurizio Lupi aveva fortemente criticato lo stesso Orfini e manifestato chiaramente il suo orientamento sul provvedimento. “Se vuole lo ius soli, se lo voti da solo“, aveva tuonato l’ex ministro delle Infrastrutture.

LA POSIZIONE DI ALFANO

Tra i contrari ci sarebbero pure il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e buona parte della pattuglia di Alternativa popolare al Senato, mentre non è ancora chiaro cosa intenda fare Angelino Alfano. Il quale sembrerebbe, comunque, più aperto a un voto favorevole. “Sì ma servono correttivi“, aveva detto il leader centrista il 19 giugno scorso. In pratica un ni. Mercoledì scorso – durante una riunione dello stato maggiore di Ap – Lupi avrebbe però annunciato ai presenti la scelta di Alfano di dare il suo via libera a un’eventuale voto di fiducia sullo ius soli. Ma vista l’aria che si respira in queste ore, non è affatto detto che questa posizione sia destinata a rimanere immutata.

IL SI’ DEI CENTRISTI DI CASINI

Non tutti gli esponenti della variegata galassia di centro, comunque, si stanno dichiarando contrari allo ius soli. C’è anche chi, infatti, si professa orgogliosamente a favore. E’ il caso di Pierferdinando Casini e del suo movimento Centristi per l’Europa. “Qui stiamo parlando di legare a un comune destino e a un sentimento nazionale bambini che giocano coi nostri figli, che hanno la pelle di colore diverso ma che parlano il dialetto bolognese o quello milanese, che frequentano le nostre scuole, che si sono diplomati“, aveva argomentato qualche settimana fa in una conversazione con Repubblica l’ex presidente della Camera. Che poi aveva aggiunto: “Mi appello prima ancora che all’umanità, all’intelligenza. La parte più illuminata del centrodestra non segua i boati“. E il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti aveva sottoscritto le sue parole: “I tempi per l’approvazione dello ius soli sono maturi: aspettiamo questa legge da troppi anni“.

ANCHE L’SVP SI SFILA

Intanto però – tra le forze politiche che al Senato garantiscono la maggioranza al governo – va crescendo sempre di più il fronte dei contrari. Nei giorni scorsi pure l’Svp, il partito degli altoatesini tedeschi, ha in pratica formalizzato il suo no. “Abbiamo grandi difficoltà con questa legge: qualora il governo dovesse porre la fiducia sul disegno di legge, il voto della Svp non sarà automatico“, ha sottolineato il segretario del partito Philipp Achammer. Altri 10 voti in meno su cui contare per Gentiloni.

Mentre il provvedimento è ormai al bivio: binario morto oppure voto di fiducia, con il rischio concreto di una fine anticipata della legislatura.

Come si dividono i centristi del governo Gentiloni sullo Ius soli

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