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La Turchia non ha convinto il presidente statunitense Donald Trump a fermare il temporaneo sostegno militare al partito Ypg. Si tratta del braccio armato del Partito dell’unione democratica (Pyd), il partito curdo della Siria settentrionale. Anche l’inviato speciale della coalizione anti-Daesh Brett McGurk continua ad avere l’appoggio di Washington, nonostante le critiche della Turchia, che individua in lui l’amico dell’Ypg. Ma Erdoğan ha ottenuto da Trump almeno la promessa che l’appoggio americano allo Ypg serve solo per liberare Raqqa da Daesh e la dichiarazione che il Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan) è un’organizzazione terroristica.

Tutti si ricordano delle coraggiose donne curde della milizia Ypg, la costola femminile dell’Ypg, romanzate dalla stampa occidentale per il modo in cui combattevano per il loro Kurdistan contro il temuto Daesh, che fino a pochi anni fa sembrava avanzare in modo inarrestabile. Erano infatti proprio le forze dell’Ypg – aiutate comunque dal sostegno dell’aeronautica statunitense – che riuscivano a riguadagnare terreno nella Siria settentrionale a spese dei famigerati tagliagola. La Turchia, invece, è stata spesso considerata complice di Daesh, anche se le accuse non sempre sono state fondate. Si può dire, in ogni caso, che all’inizio della guerra siriana, la Turchia individuava i suoi nemici nel presidente Bashar al-Assad e nello Ypg. All’inizio, quindi, c’è stato sicuramente una sorta di patto di non belligeranza tra i due, che condividevano gli stessi avversari. Molti foreign fighter erano liberi di attraversare il confine tra Turchia e Siria per arruolarsi nel Daesh; ma ormai da tempo Turchia e Daesh sono in guerra tra di loro.

Laddove americani e russi concordano che lo Ypg sia un alleato affidabile nella lotta a Daesh, e i cui combattenti sono inoltre completamente estranei al fondamentalismo islamico, per la Turchia, invece, si tratta non a torto di una costola del Pkk. Fondato nel 1978, il Pkk è artefice di attentati in Turchia sin dal 1984. Nella lotta tra lo Stato turco e il Pkk i morti fino a oggi sono stati oltre 40mila e ogni giorno si contano nuove vittime. Il Pkk è nato dopo una repressione spietata da parte dello Stato turco nei confronti di qualsiasi espressione della cultura curda, incluso il divieto assoluto dell’utilizzo della propria lingua (che peraltro consiste in quattro diversi dialetti, il kurmanji è il più utilizzato dai curdi nel sud-est della Turchia). Questa repressione, che ha trovato il suo retroterra nel kemalismo, la dottrina laica e nazionalista che fa riferimento al fondatore della Repubblica turca Mustafa Kemal Atatürk, è stata poi rafforzata dopo il colpo di Stato del generale Kenan Evren nel 1980 e sancita nella successiva costituzione scritta dai militari del golpe nel 1982.

Ma anche il Pkk, non a caso nella lista di organizzazioni terroristiche sia per l’Ue sia per gli Stati Uniti, è spietato contro gli avversari e i dissidenti interni. Inoltre, continua a compiere attentati con altissima frequenza, persino quotidiana, con particolare riferimento alla zona curda del sud-est turco, a spese di militari – spesso giovani soldati di leva – e poliziotti turchi.

L’indiscusso punto di riferimento per il Pkk rimane sempre il fondatore e l’ideologo Abdullah Öcalan, in carcere dal 1999 nell’isola di Imrali nel Mar di Marmara. Dal carcere ha scritto un proclama per il cessate il fuoco e una dichiarazione di pace, letti nel giorno del capodanno curdo Newroz il 21 marzo 2013 dai parlamentari dell’Hdp (partito rappresentato nel Parlamento di Ankara e legato al Pkk) a Diyarbakir. Il ritorno alle armi tra l’esercito turco e il Pkk è avvenuto nel luglio 2015, dopo l’attentato di Suruc (al confine con la Siria) da parte di Daesh, che ha causato 33 morti, tutti giovani simpatizzanti dell’Ypg.

Le milizie curde dell’Ypg nella Siria settentrionale sono legate al Pkk e lavorano alla creazione di Rojava (letteralmente “dove il sole tramonta”, con riferimento all’occidente), che sarebbe la parte occidentale del Kurdistan sognato da Öcalan. Secondo Erdoğan non si può combattere un’organizzazione terroristica (Daesh) appoggiandone un’altra (lo Ypg, quindi il Pkk). Dall’altra parte è comprensibile che gli americani e i russi non vogliano essere sleali nei confronti delle truppe su cui hanno potuto sempre contare nella lotta contro Daesh. Chissà se dopo la liberazione di Raqqa lo Ypg servirà ancora a Washington. Se così non dovesse essere, l’esercito turco sarà pronto a un attacco frontale.

trump, Qatar, dollaro,

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Di Maarten van Aalderen

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