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C’erano una volta il palco di Bologna e il centrodestra a tre leader ma alla fine non è ancora escluso che quella famosa foto possa tornare d’attualità anche a Roma. Dalla Terrazza del Pincio Giorgia Meloni ha aperto ieri la sua campagna elettorale in compagnia di Matteo Salvini ma senza Silvio Berlusconi. “Da lui mi aspettavo il solito guizzo perché solo uniti si vince“, ha sottolineato delusa la leader di Fratelli d’Italia che poi – di fronte a circa duemila simpatizzanti – ha lanciato il suo ultimatum al Cavaliere: “Chi deve decidere decida ora. Se arriviamo al ballottaggio gli apparentamenti non li facciamo“.

 SALVINI, BERTOLASO E L’AFRICA

Porte ancora aperte nei confronti di Berlusconi – anche perché i suoi voti potrebbero risultare decisivi per arrivare al ballottaggio – ma sempre più chiuse, invece, nei confronti di Guido Bertolaso. L’ex capo della Protezione Civile – con la sua decisione di intestardirsi nella candidatura – sta di fatto rompendo le uova nel paniere del centrodestra e non a caso nei suoi confronti il tono della polemica è sensibilmente aumentato ieri al Pincio, dicono i Fratelli d’Italia. “Non abbiamo posti da distribuire“, ha risposto Salvini alla domanda sull’eventuale disponibilità ad accogliere Bertolaso nella squadra di Meloni. Poi l’affondo ironico: “L’Africa è da ricostruire e ha bisogno di Bertolaso“.

ROMA E L’ITALIA

A Berlusconi Salvini riserva, invece, ancora parole di apertura: “Lo vedo con piacere quando vuole. Spero che Forza Italia venga con noi“. Certo, non è passata inosservata un’altra frase, pronunciata dal leader leghista in modo quasi sibillino: “Chi non appoggia Meloni aiuta Renzi e chi aiuta Renzi non può essere alleato della Lega“.  Ovvero, un avvertimento nei confronti del Cav: se salta a Roma, l’alleanza rischia di saltare ovunque, anche a livello nazionale.

IL MESSAGGIO DI VITO

Uno scenario che in molti tra gli azzurri vorrebbero evitare. A favore di un ritrovato accordo con la leader di Fratelli d’Italia c’è un berlusconiano della prima ora come il deputato Elio Vito, che ieri non ha esitato a farsi vedere al Pincio tra le bandiere e i cori inneggianti a Meloni sindaco. Non vuole parlare con i giornalisti ma sottolinea come “la semplice presenza sia di per sé già significativa“. Il segno inequivocabile di quanto Forza Italia sia spaccata sul nome di Bertolaso.

BERTOLASO CHE BARCOLLA

L’ufficio di presidenza di ieri si è concluso con l’ennesima decisione che non decide, “il mandato a Berlusconi di esplorare le possibilità di una convergenza su un candidato unico“. Forza Italia è divisa in due, anche se i pro Meloni sembrano sempre più numerosi. Da un lato c’è chi – come Antonio Tajani e Mariarosaria Rossi – vuole continuare a sostenere Bertolaso o, in alternativa, virare su Alfio Marchini. Dall’altra parte ci sono, invece, il governatore della Liguria Giovanni Toti, il presidente dei senatori di Forza Italia Paolo Romani e l’ex ministgro Maurizio Gasparri che vorrebbero convergere sulla leader di Fratelli d’Italia anche per salvaguardare gli equilibri nazionali.

L’APPELLO DI DALLA CHIESA

A tifare per l’alleanza tra Berlusconi e Meloni c’è anche Rita Dalla Chiesa, per una sera in lizza per il Campidoglio, quando nel centrodestra i nomi dei possibili candidati piovevano. La presentatrice tv ha aperto l’appuntamento di ieri al Pincio e si è anche beccata qualche fischio quando ha parlato di coppie gay. Prima di salire sul palco, però, aveva detto a Formiche.net di “augurarsi con tutto il cuore” l’intesa. “Berlusconi darebbe un grandissimo appoggio a Giorgia e al centrodestra. Però non è persona che si rimangi la parola data“. L’ex capo della Protezione Civile dovrebbe ritirarsi? “Dal mio punto di vista  dovrebbe fare un passo indietro, mettersi al fianco di Giorgia e aiutarla con un ruolo tecnico“.

LE PRIORITA’ DI GIORGIA

In attesa che Berlusconi si decida, Meloni ha iniziato a indicare il suo programma per Roma, intervistata dal giornalista Antonello Piroso. Martedì incontrerà il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone per avviare “una collaborazione effettiva” e intanto attacca il centrosinistra su Mafia Capitale: “Il sistema delle cooperative rosse se lo sono inventati loro per mangiare. Parlare con Buzzi era come parlare con il Pd“. Tra le priorità, la lotta senza frontiere “all’accattonaggio che non è più tollerabile. Se un bambino lo fa, va tolta la patria potestà ai genitori“, ha urlato dal palco Meloni.

I FRATELLI DI GIORGIA 

Il pubblico la invoca e la applaude mentre i suoi compagni di partito se la coccolano, convinti che “con Giorgia la partita sia del tutto diversa e apertissima“. C’è Guido Crosetto, l’ex sottosegretario tra i primi tra i non An ad aver creduto nel progetto di Fratelli d’Italia nel 2012. E poi Ignazio la Russa che si dà un gran da fare nelle retrovie ma che sembra volersene rimanere lontano dai riflettori. Non poteva mancare, ovviamente, Fabio Rampelli, vero punto di riferimento di Meloni e di tutto il partito. L’atmosfera – anche per le facce presenti – ricorda un po’ quella del 2008 e del 2010 quando il centrodestra, all’epoca però unito, vinse a Roma con Gianni Alemanno e a alla Regione Lazio con Renata Polverini. Il luogo scelto per l’inaugurazione, invece, è lo stesso in cui nel 2013 sempre Alemanno aprì la campagna elettorale che avrebbe portato alla sua sconfitta contro Ignazio Marino.

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