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L’accettazione dell’annuncio che invita a lasciarsi amare da Dio – scrive Papa Francesco nella Evangelii Gaudium, provoca nella vita della persona e nelle sue azioni una prima e fondamentale reazione: desiderare, cercare e avere a cuore il bene degli altri” (n. 178).

La Beata Anna Maria Giannetti Taigi (1769-1837), senese d’origine ma romana d’adozione, della quale ricorre oggi la festa liturgica, pur essendo vissuta due secoli fa, come ha scritto una sua biografa, “ha messo in pratica l’esortazione del Santo Padre: ha desiderato, cercato il bene di tutti e quando vede per strada qualche persona abbandonata, specialmente durante l’inverno, la porta a casa, la conforta e in caso di necessità la riveste con abiti dei figli, e nello stesso tempo la incoraggia ad accettare la penosa situazione per amore di Dio” (Giovanna Cossu Merendino, La carità della Beata Anna Maria Giannetti Taigi e il suo impegno in campo sociale, relazione al convegno dell’Associazione “San Giovanni de Matha” dei Laici Trinitari d’Italia, Roma 10-13 ottobre 2014, p. 5).

CARITÀ SOCIALE NELLA ROMA PONTIFICIA

Anna Maria Giannetti Taigi appartiene ad una famiglia toscana di buone tradizioni religiose, ridotta in miseria per i pessimi investimenti del padre, il quale è quindi costretto a lasciare la sua città, Siena, per trasferirsi con la moglie e l’unica figlia a Roma. Qui Anna Maria, a vent’anni, incontra e sposa un servitore della famiglia Chigi, dal cui matrimonio nascono sette figli.

La carità sociale della giovane Anna Maria si spiega a seguito di un incontro che fece nella Basilica di San Pietro, con un padre servita, Angelo Verardi, il quale le permise una vera e propria rinascita alla fede cristiana. Si tramanda che, non appena vista entrare nella Basilica vaticana, il religioso dei Servi di Maria disse diretto alla Taigi: “Ah, siete finalmente venuta! Da molto tempo vi aspettavo”.

SOLIDA MORALE CATTOLICA

Pur continuando a vivere la vocazione matrimoniale nella sua pienezza, la giovane intraprese d’allora un’attività caritatevole senza eguali verso il prossimo e, per questa sua sollecitudine, è amata da molti oltre che ancora oggi ricordata a quasi due secoli dalla morte. Pur povera, infatti, la madre di famiglia cercò in tutte le maniere a lei possibili di aiutare gli indigenti della Roma pontificia di primo Ottocento. Ma la sua carità fu esercitata “con ordine”, come insegnava la solida morale cattolica del tempo. Quindi, innanzitutto verso la sua famiglia e, quindi, subito dopo il suo matrimonio la Taigi accoglie in casa la mamma e l’assiste fino alla morte. Poi, quando morì il marito della figlia Sofia, accolse sotto il suo tetto la figlia con i sei piccoli orfani, prendendosi totalmente cura di loro.

SCARPE DA DONNA

Ma la sollecitudine per il suo “focolare allargato” non le impedisce di essere generosa ed, anzi, infaticabile nel lavoro, per aiutare i più poveri. Così si industria a confezionare nella notte centinaia di paia di scarpe di panno da donna, come si usavano al tempo, per donarle alle povere disgraziate dei  ceti popolari romani, prodigandosi contemporaneamente di alleviare la loro sofferenza con una parola di conforto, un aiuto spirituale e un sorriso.

Subito dopo i familiari e le donne povere, la carità sociale di Anna Maria è rivolta ai carcerati, ai condannati a morte, che cerca di visitare e, quando non ci riesce, affida al Signore offrendo per loro preghiere e penitenze, raccomandando anche l’orazione dei suoi amici per questa intenzione. Ben lungi dal “buonismo” di oggi, però, come rilevano le biografie, la Taigi ebbe “sempre sentimenti di carità e di pietà per chi aveva sbagliato, pur considerando giusto che la giustizia facesse il suo corso” (G. Cossu Merendino, La carità della Beata Anna Maria Giannetti Taigi…, relazione cit., p. 4).

La Beata visitava quindi i malati negli ospedali e nelle case, specialmente in quelle dei poveri, raccomandando loro il pentimento, l’espiazione e l’offerta dei loro sacrifici, invocando la Santissima Trinità per ottenere la grazia della guarigione, morale o materiale.

UNA CONVERSIONE ANNUNCIATA

E’ importante sottolineare che, dopo l’incontro con p. Verardi, la Taigi chiese di entrare nel Terz’Ordine dei Trinitari, istituto incardinato nella congregazione religiosa fondata alla fine del Medio Evo dal francese Giovanni de Matha (1154-1213), e approvata da Papa Innocenzo III nel 1198.

Pur modesta popolana, per le sue non comuni virtù Anna Maria ebbe contatti con persone importanti, come cardinali, vescovi, regine, principesse, ambasciatori e generali, ai quali dispensò consigli e orientamenti spirituali. La sua umiltà e riservatezza le fecero rifiutare la casa e le ricchezze che gli offrì Maria Luisa regina di Toscana, dopo che questa guarì per l’intercessione delle sue preghiere.

La sua beatificazione, avvenuta nel 1920 con Benedetto XV, non ebbe però certo come motivazione le influenze avute sui personaggi autorevoli della sua epoca, per le quali è forse più conosciuta. Ella fu beatificata Papa Giovanni Battista della Chiesa perché “Sposa esemplare, madre premurosa e testimone dell’amore alla Santissima Trinità”.

La beata Taigi, sposa e "apostola sociale"

"L’accettazione dell’annuncio che invita a lasciarsi amare da Dio - scrive Papa Francesco nella Evangelii Gaudium -, provoca nella vita della persona e nelle sue azioni una prima e fondamentale reazione: desiderare, cercare e avere a cuore il bene degli altri" (n. 178). [gallery ids="377502,377503,377504"] La Beata Anna Maria Giannetti Taigi (1769-1837), senese d’origine ma romana d’adozione, della quale ricorre oggi…

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