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Lentamente si sta scivolando in una dolce dittatura catto-comunista-liberista con al centro il culto della personalità, quella del Papa gesuita Bergoglio, ai cui piedi si ritrovano tantissimi ex-comunisti che, coadiuvati dai media allineati o fiancheggiatori, rischiano di dar vita – più o meno consapevolmente – a un movimento culturale e politico simile al neoguelfismo che illo tempore spuntò attorno a Pio IX.

Potrebbe anche essere una lettura forzata o esagerata dopo le ultime conversioni, ma è meglio eccedere un po’ che tacere e far finta che tutto va bene, madama la marchesa!

Così ecco le recentessime conversioni di Antonio Padellaro, il direttore del Fatto quotidiano: perchè stiamo con Bergoglio e del direttore del Garantista, Piero Sansonetti: dopo aver ascoltato le parole del Papa sulla carcerazione preventiva sono uscito dalla mia stanza e alla redazione ho detto: dov’è che ci si iscrive per diventare chierichetti?, entrambi già alla direzione dell’Unità.

In extremis, a fine anno 2014, eccoli mettersi sulla scia di Eugenio Scalfari, il fondatore di Repubblica, e in linea con illustri compagni, come Fausto Bertinotti e Nichi Vendola, Laura Boldrini e Gennaro Migliore, o Valter Veltroni fino a Matteo Renzi cui il nomignolo compagno è poco gradito e attinente!

Una deriva perniciosa che segue la già decrepita opzione dell’ideologia neoliberista, quando dopo il crollo del Muro di Berlino dell’89 che sancì il fallimento del comunismo sovietico, gli ex-Pci sposarono risolutamente la terza via di Tony Blair, la trilogia cristiano, socialista, liberale che l’incompetente Danilo Di Matteo con il placet dell’ex-direttore dell’Unità, Claudio Sardo, pensò di affibbiare all’ideatore del socialismo rivoluzionario, Riccardo Lombardi, che volle per se la cremazione senza riti religiosi: ora la trilogia blairiana è custodita da Renzi e company.

Più che ricominciare dall’inizio – come diceva Antonio Gramsci – e magari dal socialismo delle origini, gli innovatori yes man del moderno pensiero di sinistra, privi d’identità e senza più santini e punti di riferimento sicuri, si affidano al trasformismo con il culto della personalità, ieri Palmiro Togliatti oggi il Papa gesuita che, non esente da critiche per il silenzio tenuto in Argentina imperante la dittatura di Videla, tuona contro l’aborto sicuro e legale; l’eutanasia; il divorzio; l’eterologa; la fecondazione assistita; la sessualità libera e protetta e la libertà di procreazione.

Un Papa che teorizza un bambino battezzato non è simile a un bambino non battezzato, riceve il  plauso di rivoluzionario per aver mediato l’intesa tra gli Usa e Cuba, l’ultimo avamposto di un comunismo dai piedi d’argilla, sulla fine dell’embargo o perchè denuncia la corsa sfrenata alla ricchezza e al consumismo, ma lascia nel limbo gli scandali dello Ior e della pedofilia che hanno investito come un tornando la Chiesa.

Senza più riferimenti culturali gli ex-Pci hanno trovato in Bergoglio il salvagente culturale e politico, perchè, cresciuti a pane e Togliatti, hanno imparato l’arte di evitare scelte dolorose e costose, sul piano culturale e idelogico, per scelte puramente di comodo e di potenza.

Evitano, accuratamente, di tener viva e battersi per la laicità che costa evidentemente troppo e costa troppo pure agli ex-Psi: tanto gli uni quanto gli altri, hanno smarrito la laicità tanto cara a Gramsci e Lombardi e che è stata, insieme a libertà e uguaglianza, uno dei valori  fondanti del socialismo delle origini.

Ai piedi di Bergoglio, il gesuita: ritorno al neo-guelfismo

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