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Il settore degli appalti pubblici si prepara ad un’autentica rivoluzione. Se sarà confermata la road map indicata dal Governo, al massimo tra un anno l’Italia avrà una nuova normativa sui contratti pubblici e le concessioni completamente sostitutiva di quella attuale. Il percorso della riforma è già iniziato con l’esame al Senato del disegno di legge delega di Palazzo Chigi. Si tratta di una novità molto attesa dalle pubbliche amministrazioni e dalle imprese, destinata a incidere profondamente sul mercato delle costruzioni e delle opere pubbliche. Un provvedimento di cui, nel Governo, si sta occupando in particolare il viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini.

OBIETTIVO SEMPLIFICAZIONE

Il nuovo codice degli appalti sarà più snello e comprensibile di quello approvato nel 2006 e ora in vigore. La semplificazione, d’altronde, rappresenta l’obiettivo primario più volte sottolineato dal Governo e, altresì, un’esigenza imprescindibile per le migliaia di imprese che in Italia operano nel settore. In questo senso la prima fondamentale differenza riguarderà la lunghezza del nuovo codice. E’ stato infatti più volte ribadito che gli articoli non saranno più di 200, un terzo di quanti ce ne sono oggi tra il codice e il suo regolamento d’attuazione.

L’EUROPA E GLI APPALTI

Il progetto del nuovo codice nasce dalle direttive europee in materia di appalti e concessioni approvate nel febbraio del 2014. Per il Governo l’occasione giusta per arrivare alla totale riforma della disciplina italiana, giudicata sotto molti profili inefficace e troppo complessa. Non è un caso che nella relazione illustrativa al disegno di legge delega, sia scritto che “il recepimento della nuova normativa europea costituisce un’importante occasione per rivedere e razionalizzare la materia nel suo complesso, al fine di creare un sistema più snello, trasparente ed efficace, necessario per garantire la certezza giuridica nel settore e assicurare un’effettiva concorrenza e condizioni di parità tra gli operatori economici”.

I PRINCIPI DEL NUOVO CODICE

Il disegno di legge delega all’esame della Commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato stabilisce quali sono i principi che il Governo dovrà rispettare nell’approvare il nuovo Codice. Tra questi criteri di rilevante interesse è il divieto di introdurre e mantenere livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive europee, in modo che non ci siano costi e oneri ulteriori su imprese e cittadini. Il nuovo codice dovrà inoltre ridurre il numero delle pubbliche amministrazioni appaltanti e semplificare le procedure. Gli adempimenti a carico delle aziende saranno tagliati e dovranno essere introdotte condizioni favorevoli alle piccole e medie imprese. Una novità assoluta è poi rappresentata dall’obbligo di rendere trasparente la partecipazione dei portatori di interesse ai processi decisionali per l’aggiudicazione di appalti e concessioni. Una prima, seppur timida, forma di regolamentazione delle lobby nel nostro Paese.

I PROSSIMI PASSI

Sul provvedimento sono in corso in queste settimane le audizioni informali dei diversi soggetti coinvolti. Sono stati già ascoltati i rappresentanti di CONSIP e del Consiglio di Stato, di alcuni ordini professionali e dell’ANCE (l’Associazione Nazionale Costruttori Edili). Domani sarà invece il turno del presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone che proseguirà l’audizione cominciata l’8 gennaio.

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