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“Il demonio in Vaticano. I Legionari di Cristo e il caso Maciel”: è questo il titolo del libro, edito da Piemme, scritto dalla vaticanista del Messaggero Franca Giansoldati. Un libro che offre un contributo alla comprensione di quei “meccanismi istituzionali” che hanno consentito a padre Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, di “farla franca” a lungo, grazie anche a presunte protezioni in Vaticano. Ma, soprattutto, un libro, quello della Giansoldati, che riapre il dibattito su un caso che “è e resta il più grande scandalo di abusi, corruzione e ambiguità emerso negli ultimi secoli di storia della Chiesa”. Come dimostrano, in particolare, le recenti affermazioni dell’ex portavoce di Giovanni Paolo II, Joaquin Navarro Valls, che sembrano riabilitare il Papa polacco.

UNA STORIA NATA NEGLI ANNI CINQUANTA
Se, come riportato nel libro, i giornali americani iniziano a pubblicare i primi articoli sui comportamenti di padre Maciel nel 1997, se le prime prove contro il fondatore dei Legionari di Cristo emergono nel 2000 e se l’indagine canonica formale inizia nel 2005, i primi sospetti risalgano invece a metà anni Cinquanta. E’, infatti, il 1956 quando padre Maciel viene messo sotto indagine dal Vaticano per una presunta tossicodipendenza ma l’investigatore inviato da Roma, l’allora superiore generale dei Carmelitani, Ballestrero, non riuscirà a penetrare la “cortina difensiva” eretta dai suoi seguaci. Una vicenda, quella di padre Maciel, che si concluderà nel 2008 con la sua morte in una clinica americana, dopo essere stato “graziato” per ragioni di età e rinchiuso in un istituto religioso.

LE PROTEZIONI NELLE ALTE SFERE VATICANE
Il libro della Giansoldati non contiene solamente una ricostruzione storica delle vicende del fondatore dei Legionari. Al suo interno, infatti, si trovano anche i nomi degli alti prelati che, secondo le ricerche della vaticanista del Messaggero, hanno consentito a padre Maciel di rimanere a lungo impunito. Sono nomi che, forse, in altre circostanze avrebbero potuto provocare un terremoto istituzionale: Sodano, Sandri, Rylko, Norbeto Carrera e, persino, l’ex Segretario di Stato di Benedetto XVI Tarcisio Bertone. Quest’ultimo, addirittura, nel 2003, quando oramai le accuse contro Maciel erano note, firmò la prefazione del libro intervista al fondatore dei Legionari, lodandolo per la sua dedizione alla Chiesa e il suo amore per Cristo.

LA PROTEZIONE DI PAPA GIOVANNI PAOLO II
E’ questo forse l’aspetto più inquietante, e controverso, della storia di padre Maciel. Secondo i suoi detrattori (ma anche di quelli del papa polacco), padre Maciel avrebbe goduto della protezione più alta possibile in Vaticano, ovvero quella di Giovanni Paolo II. Un legame, quello tra Papa Wojtila e padre Maciel, che nasce ai tempi dei numerosi viaggi in Messico compiuti da Giovanni Paolo II, che videro sempre la presenza, al suo fianco, proprio di padre Maciel. E come non dimenticare, poi, la famosa foto scattata nel novembre 2004 quando, nell’aula Paolo VI, Giovanni Paolo II ha benedetto pubblicamente il fondatore dei Legionari. Una vicenda, quella del rapporto tra Maciel e Wojtila, che trova conferma anche nel libro della Giansoldati, che descrive un Giovanni Paolo II “raggirato” da padre Maciel, grazie anche alla insipienza dell’entourage del papa polacco.

IL VERO RUOLO DI GIOVANNI PAOLO II
Se in questa storia Giovanni Paolo II ne esce, solitamente, come il protettore di padre Maciel, Benedetto XVI viene presentato come il suo grande accusatore, come colui che ha posto termine alle nefandezze di padre Maciel. Ma è veramente così? Il ruolo giocato nella vicenda da Benedetto XVI è stato sicuramente fondamentale, dal momento che è stato lui a gestire l’inchiesta nei confronti di padre Maciel e, soprattutto, è stato lui a ordinare il commissariamento dei Legionari di Cristo e ad ordinarne la “ristrutturazione”, avvalendosi del cardinale Velasio De Paolis. Ma le recenti dichiarazioni di Joaquin Navarro Valls, a lungo uno dei più stretti collaboratori di Giovanni Paolo II, sembrano riabilitare il papa polacco. L’ex portavoce di Papa Wojtila ha voluto infatti precisare che “le procedure canoniche sono iniziate sotto il pontificato di Giovanni Paolo II. Quando il promotore di giustizia Scicluna è andato in Messico per l’inchiesta Wojtila era ancora vivo ma, quando ha concluso, regnava già Benedetto XVI”.

LA LETTERA CHE SCAGIONA GIOVANNI PAOLO II
Se la difesa di Navarro Valls può anche sembrare debole e di parte (Giovanni Paolo II infatti non venne mai informato dell’apertura della procedura contro padre Maciel che, tra l’altro, venne seguita dal cardinale Ratzinger, ovvero colui che nel giro di pochi mesi sarebbe divenuto Benedetto XVI), appare quindi di particolare interessa una lettera proveniente dall’allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l’americano William Levada. Chiare le parole del porporato statunitense: “risultano alcune lettere e suppliche rivolte a Giovanni Paolo II dai denuncianti. Tuttavia non risulta alcun coinvolgimento personale del Servo di Dio nel procedimento nei confronti di padre Maciel”. Parole, quelle di Levada, che secondo il postulatore del processo di beatificazione Slawomir Oder “sciolgono qualsiasi dubbio sulla nitidizza dell’atteggiamento del Servo di Dio”.

Foto Archivo Cuartoscuro

Padre Maciel tra storia, cronaca e scandalo

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