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Non per essere tignosi, ma solo per capire e far capire meglio lo stato reale dei rapporti fra Quirinale e Palazzo Chigi, sarebbe interessante sapere come abbia potuto prendersela intimamente il presidente del Consiglio leggendo sul Corriere della Sera i particolari del recente incontro avuto da Giorgio Napolitano con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, poche ore prima dell’ultima riunione di governo. Un incontro successivo a quello avuto dallo stesso Napolitano con Matteo Renzi e prontamente segnalato per una certa sua anomalia da Formiche.net.

Il quirinalista del Corriere Marzio Breda, lodevolmente abituato a scrivere del capo dello Stato verificandone scrupolosamente umori e pensieri in via diretta o attraverso i principali e autorizzati collaboratori del presidente della Repubblica, ha confermato ciò che molti avevano intuito. E che a Renzi non deve essere molto piaciuto, anche se il galateo istituzionale gli ha suggerito e continuerà forse a suggerirgli di fare finta di niente, leccandosi e gustandosi magari un altro buon gelato artigianale, peraltro incoraggiato dall’appena riuscita operazione Mogherini a Bruxelles.

Dove egli è riuscito a strappare la nomina della sua ministra degli Esteri a vice presidente della nuova Commissione dell’Unione, e incaricata di condurre quel poco che c’è o potrà esserci di politica estera comune europea. Cosa, peraltro, che potrebbe consentirgli di procedere, in occasione della necessaria sostituzione della stessa Mogherini alla Farnesina, un rimpasto di governo particolarmente utile alla politica interna, in vista anche delle prove difficili che attendono la maggioranza e il Pd nelle aule parlamentari nelle prossime settimane e mesi.

Nell’incontro con il ministro dell’Economia, voluto –si ripete- poche ore prima dell’ultima riunione di governo, il buon Napolitano non si è limitato alla più ampia, generica e dichiarata “ricognizione” del quadro europeo facendo tesoro delle conoscenze e competenze di Padoan, ma ha voluto anche raccogliere da lui “dettagli sicuri delle coperture finanziarie –ha scritto Breda- per i provvedimenti annunciati da Palazzo Chigi”. E poi approvati sotto forma di decreti legge, per i quali il presidente della Repubblica ha certamente una parola decisiva consentendone la pubblicazione e l’applicazione immediata, o di disegni di legge ordinaria o delega, per i quali il capo dello Stato ha solo un generico diritto costituzionale di “autorizzarne” la relativa presentazione alle Camere.

Nei “dettagli”, come si sa, può e solitamente si nasconde il diavolo, per cui potrebbe risultare comprensibile la curiosità del capo dello Stato, spinta sino alla sorveglianza, specie quando è chiamato a firmare decreti legge. Ma i dettagli diventano necessari quando altri, raccolti diversamente, non risultano sufficienti o attendibili. O non vengono chiesti a chi è tenuto a conoscerli, come nel caso del presidente del Consiglio, lungamente ricevuto dal capo dello Stato prima del ministro dell’Economia, e in vista anche lui dell’importante riunione di governo di venerdì scorso.

Sarà o potrà essere anche una questione di lana caprina, ma tanta curiosità o sorveglianza sul Colle continua ad essere o ad apparire strana di fronte ad un governo diverso dai due che l’hanno preceduto per la sua natura tutta politica, e non più tecnica, o simil-tecnica di tipo emergenziale.

Il Corriere della Sera certifica le troppo amorevoli cure di Napolitano per Renzi

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