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Le recenti vicende legate alle alluvioni di Genova hanno messo in evidenza alcune caratteristiche ricorrenti nella gestione delle catastrofi naturali quali una classe politica inadeguata, una macchina amministrativa autoreferenziale ed in genere impreparata ed infine una giustizia amministrativa lenta ed alla fine inefficace. Persino il Premier Renzi sempre così pronto ad essere in prima fila per un selfie non si è fatto inquadrare neanche con i teleobiettivi in questa occasione di totale fallimento della macchina statale.

Quello che stupisce è che di fronte al ripetersi periodico di questi fatti si continui ad invocare un intervento dello Stato quando quest’ultimo in tutte le sue articolazioni ha mostrato non solo di non essere la soluzione ma spesso di esserne una causa indiretta proprio per non aver fatto nulla perché questi eventi non si ripetessero.

Il nostro rimane un paese strano dove per tutti vale il detto “piove governo ladro” (assai significativo in questo specifico contesto) per poi sperare che questo stesso si prenda cura della nostra salute, della nostra istruzione, del nostro lavoro, della nostra vecchiaia e perché no anche dei nostri divertimenti finanziando eventi sportivi o musicali magari ammantandoli con l’orgoglio nazionale. In fondo parafrasando Bastiat lo stato è la grande illusione dove tutti pensano di poter vivere alle spalle degli altri fino a quando non arriva una catastrofe naturale per rendersi amaramente conto che questa speranza era del tutto vana.

In realtà dovrebbero proprio essere questi eventi dove una comunità di persone, locale o nazionale, avrebbe un chiaro interesse con le proprie tasse a mutualizzare il rischio di eventi catastrofici a cui non potrebbero fare fronte come singoli cittadini. Ma per questo è necessario per forza rivolgersi allo Stato che si è dimostrato così inefficiente?

Guardando fuori dei nostri confini non è per nulla così anzi ci si avvale in molti casi del maggiore ammortizzatore esistente in caso di catastrofi naturali rappresentato dal sistema assicurativo nel suo complesso. Tutte le più grandi catastrofi naturali del mondo dalle inondazioni nel Sud Est asiatico agli uragani negli Stati Uniti sono stati coperti dal sistema assicurativo e soprattutto riassicurativo. La media sugli ultimi 10 anni è stata di 60 miliardi di dollari all’anno di sinistri pagati dal sistema riassicurativo per fare fronte alle catastrofi naturali verificatesi in ogni parte del globo. Nel 2013 in quello che viene considerato come l’anno delle alluvioni le perdite sono state pari a 45 miliardi di dollari con oltre 26.000 vittime. Solo in Europa queste hanno rappresentato lo 0,15% del Prodotto Interno Lordo (fonte Swiss Re).

Ma al danno si aggiunge la beffa visto che in questo eterno giorno della marmotta nazionale (ricordate il film con Bill Murray o in Italia con con Antonio Albanese in cui il protagonista vive sempre la stessa gionata in un ripetitivo dejà-vu?) sono anni che si invoca dopo l’ennesima disgrazia, anche su questo giornale poco meno di un anno fa, l’introduzione anche in Italia come già avviene in altri paesi di un sistema di copertura contro le catastrofi naturali demandato al settore privato con lo Stato solo come riassicuratore di ultima istanza magari utilizzando o una vera e propria compagnia di riassicuraziome come la CCR in Francia o un consorzio come il Consorcio de Compensación de Seguros in Spagna.

Bisogna dire che oltre a questi sistemi totalmente obbligatori come in Spagna o di fatto obbligatori come in Francia, in quanto la garanzia calamità naturali deve essere sempre presente nella polizza incendio fabbricati obbligatoria per legge, esiste un sistema rispondente alle regole del mercato con un sistema di incentivi virtuosi che potrebbe essere funzionale anche nel nostro paese. Si tratta del sistema americano dove accanto alle compagnie private che stabiliscono le tariffe in concorrenza sulla base dei loro calcoli attuariali esiste un ente federale la Federal Emergency Management Agency (FEMA) che opera per la riduzione dei rischi a livello nazionale. Questo comporta che per esempio nel caso delle inondazioni in zone a rischio è previsto uno sconto del premio fino al 45% nel caso in cui le autorità locali abbiamo messo un atto un programma di prevenzione e contenimento dei rischi. Nel caso di Genova invece di invocare ex post aiuti per la ricostruzione i cittadini sarebbero stati incentivati a spingere per la realizzazione delle opere non solo per loro maggiore sicurezza ma anche per poter pagare meno l’assicurazione per proteggersi. Il Sindaco o la Regione a questo punto non avrebbero nessuna giustificazione ex ante per la loro inazione e i votanti dovrebbero trarne le loro conseguenze rimuovendo gli amministratori incapaci.

Sarebbe quindi auspicabile che questa volta, anche quando si saranno spenti i riflettori dei media, non si perda l’occasione per l’introduzione di questa  riforma che oltre a liberare risorse oggi scarse, potrebbe portare un paese come il nostro cronicamente sotto assicurato ai livelli almeno europei contribuendo anche a creare una mentalità che non sempre deve pagare Pantalone ma esistono forme alternative di tutela dei singoli cittadini, altrimenti la prossima volta non ci potremo lamentare per i sicuri aumenti delle accise dei carburanti, a proposito di stato ladro.

Ecco come le assicurazioni possono attenuare gli effetti di alluvioni e catastrofi

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