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Abbiamo già parlato dell’ennesimo report proveniente dal mondo della finanza che spiega come la generazione distribuita stia per rivoluzionare il mondo dell’energia. UBS, la più grande banca privata al mondo, avverte i suoi investitori sullo stravolgimento che il fotovoltaico su tetto, abbinato alle batterie e alla mobilità elettrica porterà nei prossimi 4-5 anni. La produzione centralizzata, già ora in parte in crisi – si spiega – diverrà sempre meno competitiva e le compagnie elettriche, se vogliono sopravvivere, dovranno cogliere altre opportunità: ad esempio nelle smart-grid, nei servizi ai consumatori e nella fornitura di potenza flessibile di back-up tramite piccoli impianti decentralizzati.

If you can’t beat them, join them”, si dice negli Usa: se non li puoi battere, unisciti a loro. Un messaggio che sembra essere arrivato. Finora nella maggior parte dei casi le compagnie elettriche si sono limitate a tentare di frenare l’avanzata del fotovoltaico su tetto e dello storage (si vedano oltre alle pressioni politiche più o meno trasparenti, le varie controversie sul net-metering e sugli allacciamenti delle batterie). Ma sono ormai diversi i casi di utility che, vincendo la comprensibile inerzia che le tiene ancorate al modello centralizzato di produzione, stanno cambiando strategia e si aprono ai nuovi modelli di business basati su generazione distribuita, efficienza energetica e reti intelligenti.

Ad esempio, l’utility dell’Arizona APS a fine luglio ha reso noto un cambio di programma significativo. Il focus del suo piano per il fotovoltaico – che punta ad arrivare a 200 MW di impianti – si sposta da impianti di taglia medio grande al solare su tetto. Anziché realizzare un impianto da 20 MW a terra a Tonopah, APS ha annunciato che installerà la stessa potenza in piccoli impianti sul tetto di circa 3mila tra i suoi utenti. Questi non dovranno pagare l’impianto; anzi per 20 anni riceveranno un affitto di 30 dollari al mese per il tetto, sotto forma di sconto in bolletta. Insomma, la grande azienda elettrica è saltata a pie’ pari nel business del solare residenziale, sfruttando i suoi punti di forza in quanto utility, cioè la capacità finanziaria e il rapporto con i clienti. La cosa, come si può immaginare, non ha fatto felici gli installatori indipendenti di impianti FV.

Un altro esempio ci viene sempre dagli Usa, questa volta dal Vermont, dove nei giorni scorsi NRG Energy – tra le compagnie elettriche più grandi del paese (con impianti per oltre 50 GW di potenza) – ha annunciato una partnership con un’altra utility, Green Mountain Power Corp., per sviluppare prodotti e servizi che consentano agli utenti di produrre e ottimizzare la loro energia. In particolare le due aziende svilupperanno nella città di Rutland una micro-grid per gestire al meglio l’energia prodotta con impianti fotovoltaici su tetto.

Oltre a questo le due aziende forniranno ai propri utenti servizi di energy management, impianti fotovoltaici, infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici e sistemi di storage portatili. A metà agosto peraltro NRG Energy ha dimostrato interesse per il mondo dello storage acquistando la start up Goal Zero, che fabatterie portatili che si ricaricano con il fotovoltaico.

NRG, spiega al New York Times il ceo David Crane, sarà riorganizzata e divisa in tre tronconi: se NRG Business continuerà a gestire il parco di generazione da fonti convenzionali, tra cui carbone e nucleare, una seconda divisione, NRG Renew, si concentrerà su impianti a rinnovabili anche di grande taglia e micro-grid, mentre il ramo più innovativo sarà NRG Home che seguirà i clienti del residenziale offrendo impianti fotovoltaici su tetto, ma anche servizi di energy management e soluzioni di domotica.

Insomma, alcune utility hanno capito che per sopravvivere non possono più limitarsi a produrre e vendere energia, ma devono trasformarsi sempre di più in ESCo. Solo così potranno mantenere un ruolo centrale nel sistema energetico per come si sta ridisegnando. I concorrenti in questo campo non mancano: si va dalle ESCo pure così come le conosciamo, agli stessi consumatori-produttori (i cosiddetti “prosumer”), che possono optare per fare in proprio gli investimenti per produrre e risparmiare energia, fino a giganti come Google, Honeywell, Apple, Comcast e Time Warner che si stanno muovendo anche loro nel campo dell’energy management e della domotica.

Le utility tradizionali in questa competizione però hanno dalla loro diversi vantaggi, primo fra tutti quello del rapporto con i clienti e il fatto che possono far pagare i loro servizi direttamente con la bolletta. Per non parlare delle loro disponibilità economiche. Vedremo quante e quali compagnie elettriche riusciranno a cogliere questa opportunità.

La nostra Enel, che con la nuova gestione di Francesco Starace ha dato alcuni segnali di volersi muovere in questa direzione, secondo UBS è tra le aziende meglio posizionate per il cambio di strategia. Se veramente i grandi dell’energia convenzionale rinunciassero, soprattutto in questa fase di calo della domanda, a frenare lo sviluppo della generazione distribuita, che finora li ha danneggiati (si pensi in Italia alla dura concorrenza del FV ai cicli combinati a gas), sviluppando ad esempio modelli di business che permettessero loro di coglierne invece i vantaggi, sicuramente la transizione energetica accelererebbe bruscamente.

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Dalle rinnovabili nuove opportunità per le compagnie elettriche

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