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Recessione, depressione economica, produzione industriale e strategie per una ripresa che non si vede. L’Italia sulla scia della Grecia? Il quotidiano inglese Telegraph accende un fascio di luce sui conti italiani e certifica che “nemmeno Mussolini era abbastanza maniacale da perseguire i suoi deliri fino alla fine amara”. L’Italia è stata in depressione per quasi sei anni. Il crollo è stato punteggiato da false partenze, sopraffatte ogni volta da governanti dilettanti responsabili delle politiche monetarie dell’UE. E ora non ci resta che studiare una ristrutturazione del debito.

PANORAMA
L’economia italiana è nuovamente in recessione tecnica – premette nella sua analisi Ambrose Evans-Pritchard – per cui la produzione industriale è scesa ai livelli fatti registrare nel 1980. L’Italia non ha subito niente di simile durante la Grande Depressione, facendo segnare una crescita del 16% tra il 1929 e il 1939. I prestiti bancari alle imprese sono ancora in calo e Moody’s dice che l’economia si contrarrà di 0.1% quest’anno. Ma il crollo “non ha ancora toccato il fondo”. La Banca d’Italia ha detto che il numero di mesi necessari per vendere una casa è salito a 9,4, da 8,8 alla fine dell’anno scorso. Il numero di reporting peggioramento delle condizioni di mercato è passata da 19.6% a 34.7% in tre mesi.

PMI
Il mix letale di contrazione economica e inflazione a zero sta condizionando la traiettoria del debito in Italia in una spirale verso l’alto, nonostante l’austerità e un avanzo primario di 2% del PIL. Il debito pubblico salito a 135.6% nel primo trimestre da 130.2% di dodici mesi prima. Questo è un effetto meccanico, il risultato di un onere interesse composto su base nominale statico. Ma secondo il Telegraph il rapporto debito può arrivare al 140% entro la fine dell’anno. La recessione sta erodendo le entrate fiscali in modo così inaspettato che il premier Matteo Renzi dovrà provvedere “con tagli freschi tra i 20 e i 25 miliardi per soddisfare obiettivi di disavanzo dell’UE, perpetuando il circolo vizioso”.

SPERANZE? POCHE
Un compito senza speranza, lo definisce il quotidiano inglese, secondo cui uno studio del think-tank Bruegel ha rilevato che l’Italia deve eseguire un avanzo primario di 5% del PIL per stabilizzare il debito ad un’inflazione del 2%. E qualsiasi tentativo di raggiungere questo risultato “porterebbe ad una implosione autodistruttiva dell’economia italiana”.

CONSIGLI
Il Telegraph cita le parole di Ashoka Mody, fino a poco tempo alto funzionario del piano di salvataggio del FMI in Europa, secondo cui gli studi interni del Fondo ritengono impossibile eseguire avanzi primari sulla scala necessaria. E consiglia alle autorità italiane di avviare la consultazione “di avvocati intelligenti per garantire una ristrutturazione del debito”.

EURO
E’ un fatto incontrovertibile – è la tesi del Telegraph  che 14 anni di politiche disastrose in Italia siano coincise con l’adesione al sistema monetario comune. “Le industrie italiane del nord erano visti come concorrenti formidabili, quando la lira era debole”. E certifica che la situazione è ormai insostenibile mentre le élite europee esortano l’Italia a fare le riforme, un “termine che viene usato liberamente ma è tutto un pio desiderio”.

FUTURO
Ciò di cui l’Italia ha bisogno è di un New Deal, secondo il Telegraph, “un massiccio investimento in infrastrutture e competenze, sostenuto da uno stimolo monetario per sollevare il paese dalla sua soffocante tristezza cosmica. Ma Renzi deve sapere fin da ora che questo non può essere fatto sotto il regime della moneta unica”.

I consigli ferragostani del Telegraph a Renzi su crescita e debito pubblico

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