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Il forcing del sindaco di Roma, Ignazio Marino. Le opposizioni dei sindacati alla privatizzazione. E il futuro dell’ex municipalizzata per l’energia e l’acqua.

Sulle burrascose vicende dell’Acea, ecco l’opinione di Maurizio Stirpe, presidente di Unindustria, l’associazione territoriale del sistema Confindustria di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, intervistato da Formiche.net.

Presidente, come valuta le richieste del sindaco Marino ai vertici di Acea?
Penso che Acea non sia la priorità assoluta in questo momento e che ci siano altre urgenze da affrontare. Ma è solo dalla messa in sicurezza delle principali municipalizzate che si può partire per la stabilizzazione economico-finanziaria del Comune di Roma.

Quali priorità intravvede, in particolare dopo il salva-Roma?
Nel decreto debbono essere posti a mio avviso in modo chiaro degli obiettivi di risanamento, che si possono ottenere solo tramite dismissione di asset da mettere sul mercato. E più che su Acea, sono convinto che è su Ama e Atac – entrambe a totale controllo pubblico – che bisogni concentrarsi. I numeri dicono che senza queste due società, in profondo rosso, i conti del Comune di Roma sarebbero quasi in equilibrio.

Ritiene che il Comune di Roma debba quindi vendere una parte del suo 51 per cento in Acea?
Sì, credo debba diventare un socio di minoranza, con una quota anche significativa che gli consenta di esercitare tutte le prerogative che è giusto debba mantenere, come il controllo sull’acqua e sui conti della società. Il Campidoglio dovrebbe puntare ad attrarre energie nuove.

Non c’è nulla da migliorare nella ex municipalizzata dell’energia?
Tutto è perfettibile, ma migliorare le cose è compito del management aziendale, che non deve essere necessariamente cambiato. I dati recentemente pubblicati evidenziano risultati positivi, apprezzati da azionisti e risparmiatori.

Quale mediazione è possibile dopo il cda di ieri?
Sono convinto che nel caso di Acea la situazione possa migliorare solo tramite un’opera di privatizzazione. Un percorso ostacolato non solo da Marino, ma anche dai sindacati. Ma se proprio il pubblico decide di fare l’imprenditore, è importante che lo faccia con le stesse logiche e gli stessi obblighi del privato. Se le cose vanno male non deve poter scaricare sui contribuenti le proprie inefficienze.

Ma secondo lei quali sono i veri motivi del pressing del primo cittadino su Acea?
Non riesco a comprenderli, ma non penso che ogni qual volta cambi il governo di una città questo mutamento debba riverberarsi nei cda della galassia delle municipalizzate. Questo approccio è contrario al principio di una politica che valorizza il merito.

Come valuta il comportamento di Marino considerato che Acea è una società quotata?
Penso che alzare i toni faccia male a una società quotata in Borsa. E posso dire per certo che il comportamento adottato finora non ha ottenuto i risultati sperati, quindi forse andrebbe rivisto. La strada che dovrebbe seguire è quella dell’ascolto e del dialogo, non certo dello scontro.

Chi ostacola la privatizzazione di Acea. Parla Stirpe

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