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L’offensiva dell’esercito siriano al confine con il Libano, continua incessante e tra un susseguirsi di successi. L’aiuto dei miliziani inviati da Hezbollah nei combattimenti in queste zone, ha permesso alla forze governative di riconquistare il controllo di numerose città (e hinterland connessi). Tra questi sicuramente il principale successo, è stata la presa di Yabrud, Governatorato del Rif di Damasco (8o km a nord della capitale), al confine occidentale con il Libano – qui, secondo alcune voci non confermate, sarebbe stato arrestato anche il predicatore estremista libanese Ahmad Assir, preso in consegna proprio dagli uomini del Partito di Dio.

Sempre sulla sacca dei monti Qalamun, dove Yabrud rappresentava una delle principali roccaforte dei ribelli (definitivamente espugnata domenica scorsa), l’offensiva ha riguardato anche altri tre villaggi: Flita, Rankous e Ras al-Ayn. In particolare quest’ultimo, sempre nel Rif di Damasco, era ritenuto di primaria importanza, in quanto i mukhabarat siriani e le intelligence di Hezbollah, l’avevo individuato come centro di produzione delle autobombe – già pronte con targhe libanesi – usate per colpire le aree sciite di Beirut (non solo con le auto esplosive, vedere il caso di Lakkis) come rappresaglia contro l’intervento delle milizie in appoggio ad Assad.

Ma le battaglie al confine con il Libano, sono state intense anche nella zona nord. Là, nel Governatorato di Homs, le forze dell’esercito hanno ottenuto una vittoria dal sapore anche simbolico: la conquista della mitica fortezza di Krak des Chevalier. Il castello – patrimonio dell’Unesco dal 2006 – è stato costruito nel 1031 dall’Emiro di Aleppo (prendeva il nome di Husn al-Akrad), successivamente conquistato da Goffredo di Buglione ai tempi della Prima Crociata qualche mese prima della presa di Gerusalemme, poi finito al centro di varie battaglie, fino a che Raimondo II di Tripoli non lo donò all’Ordine dei Cavalieri dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme (entità procromica del Sovrano Militare Ordine di Malta) che lo fortificarono per difenderlo dalle incursioni musulmane per quasi 200 anni – ripreso poi da Baybars, sultano mamelucco d’Egitto, nel 1271.

La particolare struttura geomorfologica della collina su cui sono posti i tre ettari della fortezza, la rende ottimamente difesa dal punto di vista passivo: il versante che scopre la sottostante piana e le colline terrazzate, è dotato infatti di elevata acclività, rendendo le mura quasi inattaccabili da quel lato.

Oltre a questo aspetto strategico, che si unisce al fascino simbolico del controllo della fortezza – in mano dei ribelli fin dal 2012, costantemente attaccata senza risultati dalle forze governative – c’è anche un aspetto logistico a rendere importante la battuta d’arresto delle forze di opposizione. Il Krak è posto nelle immediate vicinanze di Homs, a metà strada tra Damasco e Aleppo, e ad appena 60 chilometri dall’altro importante centro di Hama: praticamente in posizione centrale rispetto a diversi fronti del conflitto.

Nei combattimento, anche secondo quanto riportato da un colonnello dell’esercito ad Associated Press, sarebbe stata presa anche la cittadina ai piedi del castello, Hosn. Qui, sempre dai dati dei militari, sarebbe stato ucciso uno dei leader locali del gruppo islamico Jund al-Sham, Abu Suleiman Dandashi, noto come Khaled al-Mahmoud, libanese di Tripoli, autoproclamatosi Emiro di Qalaat al Hosn (attuale nome arabo del Krak) – il gruppo, strettamente affiliato ad al-Nusra, è composto principalmente da libanesi sunniti, e si è distinto nel corso del conflitto per aver compiuto stragi di cristiani nella vicina Wad al-Nasara. Secondo alcuni attivisti presenti nell’area – sentiti sempre da AP – i ribelli in fuga da Hosn sarebbero caduti di un’imboscata in cui molti avrebbero perso la vita, compreso Dandashi.

Siria: l'esercito conquista Krac des Chevalier

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