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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Marco Bertoncini apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Partito della nazione: tale denominazione è riecheggiata sovente nel congresso nazionale di Fratelli d’Italia (GUARDA LE FOTO). Però, più che all’antico obiettivo propagandato per svariati anni da Pier Ferdinando Casini senza mai trovare attuazione, si è guardato al simbolo e al nome di Alleanza nazionale, ritenuti fattori di attrazione elettorale.

Senza tacere che è stato presente, come convitato di pietra, Francesco Storace con il suo partito, la Destra.

I NOMI

Il problema, per il maggiore (o, se si preferisce, per l’unico con un accertato e reale seguito) partito schierato a destra, presieduto da Giorgia Meloni attorniata da Ignazio La Russa, Guido Crosetto, Gianni Alemanno, Fabio Rampelli, Massimo Corsaro, Edmondo Cirielli, Magdi Cristiano Allam e Antonio Guidi, sta proprio nella lontananza di Storace e dei suoi, oltre che di qualche altra sigla non confluita.

(ECCO GLI SCATTI DI PIZZI AL CONGRESSO DI FIUGGI)

I SONDAGGI

Scorrendo i sondaggi delle ultime settimane, si nota che il partito della Meloni è valutato a un po’ più del 2%; mai al 3%, nonostante la battuta di La Russa, il quale ha messo in gioco la ben nota barba, promettendo di tagliarla «in diretta da Vespa» qualora non superasse lo sbarramento delle europee. La Russa ha spiegato che non accadrà, perché «i capelli li taglieranno i sondaggisti che ora ci danno al 3%».

(TUTTI I DESTROIDI VISTI DA UMBERTO PIZZI. LE FOTO)

IL RUOLO DI STORACE

Risulta difficile, invece, valutare la Destra storaciana, perché i sondaggi la collocano di solito con altri di centro-destra: la valutazione è stimata intorno al mezzo punto percentuale. Pochissimo, ma anche di quel mezzo punto Fd’It avrebbe bisogno per (sperare di) superare l’asticella del 4%.

IL PROGRAMMA DI MELONI

Il programma col quale il movimento si presenta agli elettori contiene temi storici della destra italiana, come l’elezione diretta del presidente della Repubblica e la riduzione dei poteri legislativi delle regioni, aggiungendovi il Senato delle autonomie e una legge elettorale con preferenze. Soprattutto, il connotato di queste settimane, con palesi fini elettorali europei, è l’uscita dall’euro.

(ECCO GLI SCATTI DI PIZZI AL CONGRESSO DI FIUGGI)

L’ENFASI ANTI EURO

L’euroscetticismo è tema che ha trovato ampio consenso nel congresso, con la decisione finale che i parlamentari europei (sempre che ce ne siano) «non aderiranno al Ppe», mentre si dovranno «trovare in Italia e in Europa nuove alleanze in grado di difendere l’Europa dei popoli e delle autonomie dall’oppressione burocratica di Bruxelles». A piene mani si sono poi sparsi antichi temi della destra sociale, dal protezionismo ai dazi, per tacere delle ricorrenti polemiche antimassoniche. Non risulta che simili progetti abbiano destato apprensione in Crosetto, la cui matrice ideale sta in Fi e nel liberalismo.

FRATELLI D’ITALIA E FORZA ITALIA

I rapporti con Silvio Berlusconi sono ufficialmente improntati al massimo dell’autonomia, non tacendosi le polemiche contro Storace, accusato di volersi candidare in Fi. Inoltre, seguendo un percorso che la Meloni aveva già avviato quando il Cav tentennava sulla propria ripresentazione, il partito insiste «come condizione irrinunciabile sullo svolgimento delle primarie di coalizione per la scelta del candidato premier». Fd’It deve, è chiaro, già fin d’ora vendere al meglio la propria alleanza, senza darla per scontata.

Gianni Alemanno e Giorgia Meloni

Perché Storace fa preoccupare Meloni per le Europee

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