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L’avvicendamento tra Enrico Letta e Matteo Renzi a Palazzo Chigi potrebbe non essere una passeggiata. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, una volta accettate le dimissioni del premier, dovrà aprire le consultazioni per verificare il gradimento delle forze politiche in Parlamento verso un nuovo governo guidato dal segretario del Pd.

Il neo premier potrà contare su una fiducia, uno slancio e una carica positivi. Ma – mette in allerta un report di Unicredit a firma di Chiara Corsa e Loredana Federico – la maggioranza su cui potrà contare l’inquilino del Nazareno non sarà poi così diversa e risicata – salvo clamorose sorprese – da quella su cui ha potuto contare il suo predecessore e ne erediterà i medesimi problemi.

LO SCENARIO IN SENATO
Gli analisti del gruppo bancario guidato dal presidente Giuseppe Vita e dall’ad Federico Ghizzoni pensano che Renzi in Senato potrà continuare a contare, come Letta, sui voti del Nuovo Centro destra di Angelino Alfano, inclusi quelli dei fuoriusciti da Scelta Civica, e sul sostegno di una manciata di dissidenti del Movimento 5 stelle. Insieme ai senatori del Pd, ciò dovrebbe garantire al nuovo presidente del Consiglio tra i 170 e i 175 voti (la maggioranza assoluta è di 161 su un totale di 321). Una maggioranza più solida, intorno ai 180 senatori, richiederebbe altri voti dei pentastellati o in alternativa quelli di qualche esponente di Sinistra ecologia e libertà. Ma ciò lascerebbe affiorare dei dubbi sul completo supporto di Alfano e di alcuni deputati del partito fondato dall’ex premier Mario Monti. Nonostante ciò – crede Unicredit -, Renzi potrà contare su una maggioranza accettabile a Palazzo Madama. Molto, in ogni caso, dipenderà dalla composizione del prossimo esecutivo a guida renziana.

LO SCENARIO ALLA CAMERA
Di contro, sottolinea l’istituto bancario, alla Camera il segretario del Pd avrà un largo sostegno, dal momento che il suo partito può contare su 293 scranni su una maggioranza assoluta calcolata in 316.

LE IMPLICAZIONI POSITIVE…
Fin qui i numeri. Ma quali saranno le implicazioni della forzatura che ha portato Renzi a Palazzo Chigi? In prima istanza il rischio di elezioni anticipate diminuirà molto. Una notizia positiva, spiega Unicredit, considerato che non si è ancora dato corso all’approvazione di una nuova legge elettorale e che, se si andasse ora alle urne, i sondaggi indicano la probabilità di incorrere in un Parlamento senza una maggioranza. In aggiunta, il processo di riforme potrebbe subire un’accelerazione, per diverse ragioni: la credibilità di Renzi nel richiedere un cambio di passo e procedere all’approvazione di riforme strutturali e e un forte delle parti sociali. Infine, la volontà del nuovo premier di guidare il governo fino al 2018 segnala un forte impegno per realizzare le riforme che potrebbero essere approvate con una maggioranza ancora più ampia.

…E I RISCHI
Tuttavia, rimarca Unicredit, il nuovo esecutivo non sarà privo di rischi. Per prima cosa la maggioranza di Renzi avrà la stessa conformazione ed eterogeneità di quella di Letta. Ciò comporta la necessità di dover comunque scendere a compromessi, la cui portata e conseguenze sono tutte da vedere.
In secondo luogo, la posizione assunta da Forza Italia di Silvio Berlusconi può rappresentare un problema per il leader dei democratici. Presumibilmente, l’esponente di centrodestra si oppone a un governo guidato dal sindaco di Firenze, soprattutto uno che durasse a lungo. Dato che l’obiettivo principale di Berlusconi è quello di andare a nuove elezioni il più presto possibile, potrebbe decidere di ritirare il suo sostegno alla riforma della legge elettorale. Questo non metterebbe necessariamente in discussione la sopravvivenza del governo Renzi (Forza Italia è già all’opposizione), ma – conclude il report – potrebbe tuttavia compromettere l’intero processo di riforme istituzionali.

Tutti gli ostacoli nella corsa di Renzi verso Palazzo Chigi. Report di Unicredit

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