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Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionali

Il regime egiziano è determinato ad affermare la sua credibilità nei confronti dell’Occidente. In particolare, in materia di politica economica come mostra il team che si occupa di questa questione, composto dai migliori tecnocrati che il paese possa vantare. Il 25% dei debiti arretrati (cioè 2 miliardi di dollari dei 7 dovuti) inizieranno a essere pagati entro fine anno a tutte le aziende energetiche internazionali.

Inoltre, il paese ha intenzione di proseguire i negoziati con il Fondo monetario internazionale (Fmi) e questo porterà con buona probabilità a dei benefici. Il prestito del Fmi non sarà enorme – 50 miliardi di dollari, erogati in quattro anni – ma per l’economia egiziana a corto di liquidi è degno di nota.

Il governo dovrà anche fare il possibile per riaffermare ordine nelle strade, una priorità per una popolazione che ha vissuto per tre anni in un clima di agitazione, ottenendo un misero rimborso in termini sia politici che economici.

Il general Abdel Fattah Al-Sisi, capo delle forze armate, potrebbe possedere le capacità per riuscire in questo obiettivo. È stato infatti per un lungo periodo una figura chiave all’interno delle forze armate e la sua fedeltà all’istituzione è indiscussa. Le voci di corridoio che lo dipingono come un alleato dei Fratelli Musulmani, e quindi visto con sospetto all’interno dell’establishment militare, appaiono infondate.

SISIMANIA
Tuttavia, al fine di risollevare l’Egitto dal baratro economico sono indispensabili sforzi ulteriori. Per attuare importanti riforme economiche, tra cui il taglio dei sussidi energetici (10% del Pil), la creazione di nuovi posti di lavoro e investimenti in infrastrutture, è necessaria una solida base politica: un nuovo contratto sociale tra le autorità e i propri cittadini.

Nel breve periodo, la situazione sembra protendere verso una fase di stabilità. Da un lato la possibilità di un ritorno sulle scene della Fratellanza Musulmana appare per il momento neutralizzata, mentre dall’altro i liberali hanno accettato il regime militare come l’unica opzione praticabile. I giovani sono in uno stato di smarrimento, mentre la magistratura è irrimediabilmente politicizzata.

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Nathalie Tocci è vicedirettore dello IAI.

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