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Pubblichiamo l’articolo uscito ieri sul quotidiano Il Giornale

Le Generali hanno investito 50 milioni di euro nei fondi Algebris di Davide Serra. L’operazione è stata effettuata in giugno e l’importo spalmato su dieci Sgr del gruppo guidato da Mario Greco, che ha scelto un unico fondo: l’Algebris Financial CoCo Fund. Si tratta di una «Sif» lussemburghese, che investe in strumenti di capitale ibridi emessi da banche o assicurazioni, con focus sulle nuove obbligazioni «contingent convertible» (CoCo). Il fondo è stato autorizzato da Bankitalia nel 2012 e la clientela è istituzionale.

La società, contattata dal Giornale, ha confermato l’operazione, senza fornire dettagli sulla performance finora ottenuta, ma definendo il rendimento «soddisfacente» e precisando che il gruppo «ha investimenti in un centinaio di classi di asset come questa».
L’importo che le Generali hanno affidato a Serra è rilevante in assoluto anche se marginale rispetto alle riserve del gruppo. Ma assume interesse sia come scelta strategica, sia per i soggetti coinvolti: Generali e Algebris, nemici fino a ieri; Greco e Serra – che tra l’altro si vedono al World Economic Forum di Davos – ora «soci» in affari. Con la partecipazione straordinaria di Matteo Renzi. Vediamo come.
Serra, 42 anni, è diventato famoso proprio grazie alle Generali quando, il 24 ottobre del 2007, inviò una lettera ai vertici della compagnia allora presieduta da Antoine Bernheim e guidata da Giovanni Perissinotto, per denunciarne le inefficienze. Forte di uno 0,5% detenuto da Algebris, società di gestione attiva nei comparti più speculativi come gli hedge fund, Serra denunciò una «sottoperformance» dell’utile Generali del 60 e del titolo del 40%.

Per il gestore bisognava rivedere il piano industriale, abbassare la parte fissa dello stipendio dei manager (specie Bernheim che prendeva 4 milioni l’anno) e rivedere del tutto la governance, con un presidente non esecutivo, un solo ad e un direttore finanziario con «esperienza internazionale». Inoltre si sarebbe dovuto vigilare meglio sulle operazioni con parti correlate, e con Mediobanca in particolare. Lo scontro fu duro e culminò nella vivace assemblea triestina dell’aprile 2008, quando Serra e Bernheim si accapigliarono verbalmente, ma alla fine Algebris risultò sconfitta (la sua lista per un candidato sindaco venne battuta); quello che poteva apparire un attacco di fondi locuste alle Generali rientrò subito e Serra uscì dal capitale triestino.

Ma la notorietà era conquistata. E così anche il ruolo di rottamatore della finanza che, non a caso, è tornato buono con la discesa in campo, nella politica, di Matteo Renzi, il rottamatore per antonomasia che, nel 2012, si rivolge proprio all’abile Serra per prendere contatto con la finanza milanese. Poco importa se tra i fondi Algebris, società inglese, ce ne sono anche nei paradisi fiscali delle Cayman. E Serra ricambia la simpatia con una fiche da 100mila euro alla Fondazione Big Bang, per la raccolta fondi del futuro segretario Pd. Nel frattempo a Trieste è cambiato tutto perché il 31 maggio del 2012 Mediobanca, insieme con i grandi soci privati Pellicioli, Del Vecchio e Caltagirone, fa fuori Perissinotto per chiamare Greco, 54 anni, top manager con esperienze in Germania e Svizzera.

Non proprio rottamatore, ma uno che nei suoi primi 18 mesi a Trieste non si è certo inimicato l’ormai influente Serra, lavorando su piano industriale, governance (cacciando lo storico direttore finanziario Raffaele Agrusti) e tenendo a distanza di sicurezza i grandi soci. Mentre il titolo Generali recuperava posizioni su posizioni. Non è dunque un caso che Renzi abbia pubblicamente lodato Greco come manager «eccellente» e che «sta facendo un grande lavoro». Così l’impressione di una forte sintonia tra il capo del primo partito italiano e quello del maggiore gruppo finanziario, mediata da Serra, è del tutto autorizzata. Ecco perché l’investimento di Generali in Algebris – che pare ricambiato dal riacquisto di una quota di capitale da parte dei fondi di Serra – effettuato 10 mesi dopo l’arrivo di Greco e 5 anni dopo le accuse a Bernheim, assume il significato di una svolta.

In particolare, i 50 milioni (al valore di mercato del primo luglio), secondo le informazioni raccolte dal Giornale sono stati utilizzati per le gestioni interne separate o speciali, collegate alle rivalutazioni di polizze vita Ina, Alleanza e Generali (tra le Sgr, Gesav, Geval, Rispav, Nuovo Auris, Ri.Alto, San Giorgio). Gli importi per ogni gestione variano da un minimo di 700mila euro, a un massimo di 15 milioni. Il totale di 50 milioni affidato ai fondi CoCo avrebbe un costo di gestione nell’ordine dell’1-2% annuo. Pari a 700mila – 1 milione di euro per Algebris: chissà se ora Serra ne girerà un po’ al Pd?

Che cosa unisce Generali e Algebris

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