Tabacchi, alcol, giochi, ma non solo. Quale ruolo sta svolgendo lo Stato italiano in questi settori oggetto di regolamentazione pervasiva? E qual è la linea di demarcazione tra buona regolamentazione e invasività della mano pubblica?
Di questo si è discusso ieri mattina durante l’incontro dal titolo “Il ruolo dello Stato come regolatore. Qualità della democrazia: efficienza, trasparenza e legalità”, organizzato da Ares, il think tank presieduto dal Sottosegretario all’Economia e alle Finanze Pier Paolo Baretta, con il contributo di British American Tobacco (BAT) Italia, presso la “Sala Bernini” della Residenza di Ripetta, in cui sono analizzati tra l’altro i risultati della legge sulle accise dei tabacchi del 2015. Una riforma che è stata giudicata dagli analisti in sala e dagli stessi legislatori un esempio riuscito di regolamentazione statale.
CHI C’ERA
Alla tavola rotonda, moderata dal giornalista del Sole 24 ore Dino Pesole, hanno partecipato Paolo Aielli, amministratore delegato dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (IPZS); Vieri Ceriani, consigliere del ministro dell’Economia e delle Finanze; Giulio Napolitano, professore ordinario di Diritto Amministrativo presso l’Università Roma Tre; Giuseppe Peleggi, direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli; Stefano Screpanti, capo del III° Reparto Operazioni del Comando generale Guardia di Finanza, e il professor Marco Spallone, coordinatore del Casmef-Luiss.
STATO GESTORE E STATO REGOLATORE
“I nomi con i quali viene definito lo Stato, per indicarne la natura e le funzioni, sono molteplici e, talvolta, tra loro contraddittori”, ha detto Baretta nella sua relazione introduttiva, indicandone alcuni: “Stato di diritto, Stato sociale, Stato minimo, Stato gestore, Stato regolatore e, perfino, Stato biscazziere, come accade nel dibattito attuale sui giochi, o, addirittura, come in queste ultime crisi bancarie: Stato salvatore…”. Il sottosegretario all’Economia ha ricordato che se “lo scopo di uno Stato democratico è quello di migliorare costantemente la qualità della vita dei suoi cittadini”, per farlo esso può agire “in prima persona o creare le condizioni perché la qualità del vivere possa migliorare liberamente ed autonomamente”. Ed è proprio in questa distinzione tra “primato” e “sussidiarietà” che per Baretta si gioca continuamente la grande opzione tra le due forme più contrastate della idea di Stato, cioè, lo Stato “gestore” e lo Stato “regolatore”.
COME CAMBIA LA REGOLAMENTAZIONE
Ma è lo stesso concetto di regolazione a cambiare. “Se fino agli anni 90 è stata intesa come un controllo di efficienza su settori caratterizzati da fallimenti del mercato, ora nella regolazione non c’è solo un problema di efficienza economica, ma anche di politiche redistributive, di obiettivi sociali e di tutela del consumatore”, ha spiegato Napolitano, secondo il quale questi elementi cambiano l’approccio della regolamentazione: “Gli studiosi inglesi parlano di passaggio dalla regolazione come controllo, ad una regolazione come “impresa”, intesa come la capacità del regolatore di essere attore e protagonista di una collaborazione tra i vari attori istituzionali e con le sedi sovranazionali”.
UN CASO DI SUCCESSO
Tra i recenti esempi di successo regolatorio il sottosegretario al Mef ha sottolineato quello relativo al settore dei tabacchi, che “oggi, grazie alle scelte regolatorie fatte da questo governo, è stabilizzato nei consumi, con un’incidenza dell’illecito inferiore al 7% e con entrate tributarie superiori alle aspettative”, ha detto Baretta con riferimento alla nuova normativa, approvata nel 2015, che regola le accise sul tabacco basandosi su un sistema proporzionale della struttura della tassazione.
In sede di discussione del disegno di riforma della tassazione dei tabacchi, “scegliemmo lo strumento della legge delega perché volevamo una soluzione più equilibrata, trasparente”, ha ricordato durante la tavola rotonda Vieri Ceriani, consigliere del ministro dell’Economia. “Nelle commissioni ci dicevano: ma che avete fatto, siamo bombardati dai lobbisti. Invece la discussione è stata fruttuosa, e nonostante i mugugni, oggi tutti ammettono che è stato trovato un buon equilibrio. Cruciale è stato il processo, perché il modo in cui si formano le scelte pubbliche impatta sulla qualità della democrazia”.
“E’ necessario mantenere il tassello fiscale sui pacchetti di sigarette”, ha spiegato Paolo Aielli, amministratore delegato dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, durante il convengo sul ‘Ruolo dello Stato come regolatore’. “La mia posizione – ha aggiunto Aielli – è quella di mantenerlo non solo per ragioni fiscali, ma anche per un tema di anticontraffazione e di verifica antimanomissioni”.
L’ANALISI DEL CASMEF-LUISS SUI TABACCHI
In occasione dell’evento, il Centro Studi Casmef-Luiss ha prodotto un aggiornamento della sua periodica analisi del mercato dei tabacchi a un anno e mezzo dall’entrata in vigore del nuovo sistema di accise: “I dati testimoniano che lo Stato registra nella prima parte dell’anno un aumento delle entrate fiscali (sotto forma di accise) del 3%, pari a 115 milioni di euro, a fronte di un aumento dei volumi venduti pari al 2% (da 29,4 milioni a 30 milioni di tonnellate), che evidenzia una domanda in ripresa”, ha detto Spallone illustrando lo studio e confermando il giudizio positivo sulla riforma delle accise sui tabacchi.
Analizzando nel dettaglio i dati della prima metà del 2016, lo Studio Casmef-Luiss ha rivelato come il contributo maggiore all’aumento delle entrate da accise sia stato generato dal segmento di “prezzo basso” (da 4,6 a 4,8 € a pacchetto da 20 sigarette) che ha prodotto entrate da accisa pari a 1,06 miliardi di euro, rispetto a 0,96 miliardi dello stesso periodo del 2015 (in crescita del +10%). Buona anche la risposta del segmento “medio alto” (da 5 a 5,2 € a pacchetto), con un +11% e un volume di 0,98 miliardi di euro. “Gli aggiustamenti automatici della tassazione stanno producendo anche per il 2016 uno schema impositivo sufficientemente equilibrato. Complessivamente le entrate fiscali hanno registrato una crescita sostanziosa, dovuta prevalentemente all’aumento dei volumi (+2%) nei mesi precedenti ai recenti aumenti di prezzo”, ha spiegato Spallone.
I GIOCHI E LO STATO
Spostando l’attenzione sul mercato dei giochi, Spallone ha osservato: “Se per quanto riguarda i vari mercati regolati dallo stato che abbiamo trattato questa mattina possiamo dire che è stato compiuto un grande lavoro, lo stesso non possiamo dire per i giochi, dove è palesemente necessario un riordino generale e che prescinda dalle solite logiche relative alle esigenze di cassa quando si avvicina il periodo di scrivere la legge di Stabilità, aumentando le tasse, ritoccando il prelievo erariale o quant’altro”.
Intervenendo nel dibattito, il direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, Giuseppe Peleggi, ha chiarito il ruolo che lo Stato regolatore dovrebbe svolgere anche rispetto alle tematiche dei giochi: “Rispetto al tema della ludopatia, come nel caso dei tabacchi o di altri mercati, è lo Stato, in qualità di regolatore, a dover decidere e a dare una indicazione precisa su come considerare il fenomeno facendo sapere se lo ritiene bene meritorio o meno. E da lì deriveranno le decisioni, come l’eventuale riduzione delle slot e altro”.
Quello dei giochi, con quasi 9 miliardi di entrate erariali, “è un punto molto delicato, perché, il pur necessario ridimensionamento dell’offerta, al quale stiamo lavorando, rischia di lasciare spazi alle attività malavitose, con conseguenze non marginali per la salute e la sicurezza dei cittadini”, ha detto il sottosegretario all’Economia con delega ai giochi, annunciando che il tavolo sulla riforma dei giochi previsto dalla legge di Stabilità sarà convocato a breve.