“Promuovere un coordinamento a livello europeo fra i regolatori del settore idrico, per creare un punto di riferimento e di scambio di best practice per favorire investimenti, un servizio più efficiente, sostenibilità ambientale e tutela dei consumatori“.
È con questi obiettivo – spiega Alberto Biancardi, componente dell’Autorità per l’energia elettrica il gas ed il sistema idrico – che nasce Wareg, il network regolatori europei dei servizi idrici, che il 28 aprile scorso ha riunito per la prima volta 11 authority di settore a Milano – ad un anno dall’Expo – presso la sede centrale dell’Autorità. Eccone genesi, obiettivi e prospettive illustrati in una conversazione con Formiche.net.
Che cos’è Wareg?
Wareg è un network fra regolatori europei dei servizi idrici; l’acronimo, infatti, significa Water Regulators Network, una rete fra istituzioni che hanno competenze di regolazione nel settore dell’acqua. L’idea è nata su iniziativa dell’Autorità, su espressa volontà di questo Collegio, ispirandoci alle esperienze di successo del Consiglio dei regolatori europei dell’energia, il Council of European Energy Regulators (Ceer) e dell’Associazione dei Regolatori del Mediterraneo (Medreg).
Come è nata questa istituzione?
Il percorso ha preso il via lo scorso anno, dopo una ricognizione generale sulla regolazione dell’acqua a livello europeo; come Autorità italiana abbiamo promosso incontri bilaterali con i nostri omologhi in Europa, in modo da stabilire un primo contatto istituzionale per confrontarci su vincoli e opportunità relativi alla regolazione del sistema idrico e conoscere le linee generali del modello di regolazione adottato. Gli incontri sono stati molto positivi e tutti i soggetti istituzionali hanno mostrato forte interesse a proseguire una collaborazione a livello bilaterale e multilaterale, incluso il progetto di network europeo che ha visto la luce lo scorso 23 aprile con il meeting costitutivo del Wareg nella nostra sede a Milano.
Nella sostanza qual è l’obiettivo di Wareg?
Wareg ha come obiettivo principale quello di promuovere un coordinamento a livello europeo fra i regolatori del settore idrico, per creare un punto di riferimento e di scambio di best practices per promuovere una regolazione stabile, e così favorire gli investimenti, un servizio efficiente e di qualità, la sostenibilità ambientale e la tutela dei consumatori. Per questa fase iniziale Wareg si è dotato di un Segretariato informale, a cui è stato affidato il compito di individuare le principali tematiche sulle quali attivare i primi gruppi di lavoro; in seguito verrà impostata un’attività di cooperazione più strutturata, anche valutando l’opportunità di assumere un diverso stato giuridico, da network informale ad associazione no-profit.
Chi partecipa e con quali prerogative?
Wareg conta per il momento i regolatori di settore in 11 Paesi membri dell’UE ed un Paese non UE: Italia, Bulgaria, Irlanda, Malta, Portogallo, Scozia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Danimarca, Spagna. Al meeting costitutivo di Wareg ha partecipato, inoltre, anche l’Albania. Infatti il Network intende mantenersi aperto anche ai Regolatori dei Paesi dell’area balcanica non ancora membri dell’Unione europea, che hanno intrapreso un processo di avvicinamento. Il network vuole diventare il forum europeo per la regolazione dell’acqua, un luogo di confronto sui modelli di regolazione del settore idrico. A tal fine, nell’ambito di Wareg, i Regolatori potranno approfondire e preparare posizioni comuni, condivise a livello europeo, anche attraverso un dialogo istituzionale rafforzato e solido con la Commissione ed il Parlamento europeo, sulle principali tematiche del servizio idrico ed incrementare il dialogo con altre organizzazioni regionali, nazionali e internazionali di settore. Saranno possibili anche attività di formazione tra regolatori.
Quale sarà l’impatto di Wareg sul settore idrico italiano e quali problemi potrà contribuire a risolvere?
Le competenze ricevute nel settore dei servizi idrici hanno posto e pongono all’Autorità italiana importanti sfide circa la definizione dei processi di regolazione, che possono essere sicuramente meglio affrontate attraverso un confronto con altre esperienze di regolazione a livello europeo, come già dimostrato per i settori dell’elettricità e del gas. Una vera agenda dei temi non è stata ancora ufficialmente concordata, ma lo sarà entro breve. Tuttavia anche in questa fase di start-up, i regolatori hanno già avuto diversi scambi di opinioni, che hanno permesso di abbozzare alcune tematiche di possibile interesse comune e cooperazione. Alcune di esse sono state, peraltro, rese note nella prima uscita “pubblica” di Wareg, rappresentato dal regolatore ungherese in occasione della Water Danube Conference organizzata dalla Banca Mondiale il 7 maggio scorso, a Vienna. In particolare oggetto di una prima riflessione, nel corso del meeting costitutivo di Wareg di Milano, sono state le tematiche della sostenibilità e del monitoraggio degli investimenti pianificati dagli operatori, della performance di questi ultimi nell’assicurare la qualità del servizio, e degli strumenti a protezione dei consumatori.
Com’è attualmente il panorama europeo?
Il panorama della regolazione dei servizi idrici in Europa è estremamente variegato sul piano della governance di settore, delle competenze dei regolatori e dei modelli di regolazione adottati. Diversi Paesi in Europa hanno scelto di mantenere le competenze di regolazione del settore in capo a ministeri o agenzie ministeriali, come ad esempio Francia, Grecia o Spagna. Altrove sono stati creati regolatori indipendenti ad hoc per il settore idrico, come ad esempio in Regno Unito, in Portogallo unitamente alla prerogativa per i rifiuti, oppure si è attribuita competenza alle Autorità preposte alla tutela della concorrenza di mercato, ad esempio in Danimarca o Estonia. Altri Paesi invece al pari dell’Italia hanno esteso le competenze dei regolatori dell’energia al settore idrico, ad esempio Bulgaria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Malta, Ungheria. Tale carattere di eterogeneità si rinviene, altresì, nei modelli di regolazione che non sono uniformi tra loro, basti pensare ad esempio alle metodologie di calcolo delle tariffe o alle tipologie di costo riconosciute in tariffa stessa.
La nascita del coordinamento contribuirà anche a portare verso un quadro regolatorio unico europeo?
Attualmente l’unico riferimento legislativo europeo per la regolazione del settore idrico è la direttiva 2000/60/CE, istitutiva di un quadro comune per l’azione comunitaria in materia di acque e conosciuta anche come Water Framework Directive. In particolare la direttiva impone l’obbligo per gli Stati membri di rispettare il principio del recupero dei costi dei servizi idrici, compresi i costi ambientali e relativi alle risorse in relazione ai danni o alle ripercussioni negative per l’ambiente acquatico, secondo il principio del “chi inquina paga”. Come avvenuto per i settori regolati dell’energia elettrica e del gas, anche per quello idrico sono ipotizzabili vantaggi da una maggiore armonizzazione dei modelli di regolazione in Europa, riconducibili essenzialmente alla prospettiva di creare un regolatore indipendente in ognuno degli Stati membri, in grado di garantire una maggiore stabilità delle regole a tutela degli investimenti e della qualità e sicurezza del servizio. Tuttavia rispetto alle infrastrutture di trasporto dell’elettricità e al gas, caratterizzati da flussi transfrontalieri che impongono regole comuni tra gli Stati europei, le infrastrutture idriche sono principalmente nazionali.