Il più grande partito della sinistra italiana ha archiviato per sempre la subalternità culturale al giustizialismo? E l’adesione a un orizzonte garantista sui temi della giustizia è genuina o improntata a opportunismo? Gli interrogativi emergono analizzando il comportamento antitetico tenuto dai vertici del PD nello scandalo Mose e nella vicenda emiliana.
Da un lato, una fiera intransigenza verso il primo cittadino di Venezia Giorgio Orsoni, costretto alle dimissioni una volta finito agli arresti domiciliari preventivi per corruzione, concussione, finanziamento illecito alla politica (Orsoni ha poi patteggiato la pena). Dall’altra, una serie di attestati di stima per il governatore della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, che si è subito dimesso dopo la condanna in appello per falso ideologico.
Per capire le ragioni di tale atteggiamento Formiche.net si è rivolta a Emanuele Macaluso, spirito critico della sinistra fin dai tempi delle lotte per la terra ai contadini nella Sicilia del dopoguerra, figura di spicco nella storia del Partito comunista italiano e fautore di un suo robusto ancoraggio al socialismo europeo.
Le scelte compiute dal Partito democratico sul terreno giudiziario sono un segno di doppiezza politica?
Le faccio due esempi. Il comportamento tenuto da Francantonio Genovese – guidare scuole professionali della Regione Sicilia mentre si svolge il mandato di parlamentare e prima ancora di segretario regionale del PD – è deprecabile a prescindere dalla sentenza giudiziaria. Vasco Errani è accusato di aver favorito il fratello nel finanziamento di una cooperativa di cui è presidente. Ha sempre respinto l’imputazione ed stato assolto in primo grado. Peraltro nel corso delle sue legislature da governatore nessuno ha mai avanzato critiche sull’onestà dei suoi atti.
Ma in appello è stato riconosciuto colpevole.
Anche se un magistrato gli ha dato torto, il suo partito deve credergli attenendosi alla correttezza del suo operato di governatore. Il giudizio politico, di ogni natura, deve arrivare prima della decisione dei giudici e in piena autonomia rispetto ai tribunali.
Il giornalista del Foglio Claudio Cerasa ha scritto: “Il PD sta facendo ciò che ha sempre contestato al centrodestra, cioè contestare una sentenza della magistratura”.
Andiamo alle cose serie. A Silvio Berlusconi è stata contestata una serie di reati gravi, dall’evasione e frode fiscale alla concussione e favoreggiamento di prostituzione minorile, fino alla compravendita dei senatori. Non è la stessa fattispecie di crimini. Non si possono fare confronti plausibili. Il problema è che in Forza Italia – partito di proprietà dell’ex Cavaliere – nessuno osa chiedere un passo indietro del fondatore.
Nel vertice del Nazareno vi è un cambiamento di prospettiva rispetto a vent’anni di appiattimento sulle iniziative dei magistrati?
Il Guardasigilli Andrea Orlando ha rivelato fin dall’intervista al Foglio del 2010 la sua adesione al socialismo garantista. Ma il PD e Matteo Renzi non hanno mai promosso una riflessione corale sull’orientamento in tema di giustizia e garanzie. È un capitolo essenziale, che coincide con la democrazia politica.
È giusto aver mantenuto l’immunità parlamentare per i futuri senatori visto il livello capillare di illegalità che pervade i consigli regionali?
L’immunità deve essere garantita per gli atti compiuti nell’esercizio del ruolo di parlamentare. Quando i futuri senatori eserciteranno le funzioni di consiglieri regionali, tale istituto non dovrà esistere. Pertanto nella legge di revisione costituzionale è necessario distinguere nettamente i due campi di attività.