Il verdetto di assoluzione di Silvio Berlusconi da parte della Corte d’Appello di Milano in merito alle accuse di concussione e prostituzione minorile nel processo Ruby apre due grandi interrogativi.
Il primo riguarda l’eventuale ritorno da protagonista dell’ex Cavaliere sulla scena politica e nella magmatica galassia del centro-destra. L’altro concerne i gangli della macchina della giustizia italiana, e le palesi contraddizioni che hanno caratterizzato l’azione della Procura di Milano.
Ecco l’opinione di Marco Taradash, consigliere regionale della Toscana per NCD con una lunga esperienza garantista e liberale nelle fila dei Radicali e poi in Forza Italia.
Come legge l’assoluzione di Silvio Berlusconi nella vicenda Ruby?
A uscirne sconfitte sono la giustizia e la Procura di Milano, che ha tenuto in piedi un’accusa priva di elementi robusti. Un castello di imputazioni politiche, fondate sulla trasformazione del peccato in reato e sul tentativo di liquidare nel terreno morale un nemico politico. Berlusconi andava giudicato in termini politici. Ma il tipo di organizzazione militare che si è andato strutturando nel tempo per rimuoverlo dalla scena pubblica mi è sempre parso scandaloso. Oggi giunge una risposta differente, che però arriva quando l’ex Cavaliere è stato liquidato sul piano giudiziario.
L’impianto accusatorio dei magistrati ambrosiani era moralistico?
Rifletteva una visione distorta di tipo politico, interpretata da molteplici componenti della magistratura italiana. Realtà che hanno visto nell’ex Cavaliere una figura che rimetteva in discussione impunità e privilegi acquisiti dall’ordine giudiziario. Rispetto a giudici che si proponevano come guardiani della virtù, Berlusconi è stato considerato alla stregua di un usurpatore. Tale mentalità ha messo in moto procedimenti e inchieste che hanno spaziato dal terrorismo mafioso alla prostituzione minorile passando per truffe fiscali. Colpendo in modo indiscriminato.
La Corte d’Appello di Milano ha bocciato una “gestione politico-mediatica” dell’inchiesta sull’ex premier?
L’attribuzione del fascicolo investigativo e processuale del Rubygate alla responsabile della Direzione distrettuale anti-mafia Ilda Boccassini ad opera del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati ha costituito un elemento di fragilità. È vero che il responsabile dell’ufficio giudiziario ha il diritto di fissare le regole organizzative. Ma è discutibile che la competenza del procedimento spettasse a Boccassini.
L’esito della vicenda Ruby conferma lo stato di salute della giustizia o rivela l’urgenza di una sua riforma radicale?
Il panorama della giustizia del nostro Paese è pessimo. E non sarà una sentenza giusta a rimetterlo in sesto. Così come è necessario agire sulla politica e le istituzioni per riformarle e rimuovere le cause dell’illegalità, allo stesso modo bisogna intervenire su una macchina giudiziaria che produce inefficienza e corruzione.
L’ex Cavaliere potrà giocare di nuovo un ruolo di protagonista nel centro-destra?
Berlusconi è stato combattuto e sfiancato dall’iniziativa della magistratura. Ma è stato sconfitto per ragioni politiche. Non credo vi sia spazio per un suo ritorno volto a restituire fiducia e speranza all’Italia. Il centro-destra deve ricostruire se stesso facendo tesoro degli errori e delle giuste intuizioni del passato. Ma per ricominciare, non per tornare indietro.