Il cantiere per la costruzione di un’alleanza a più voci del centro-destra frastagliato e litigioso è riaperto. Almeno in apparenza.
Una federazione moderata
L’assoluzione nel processo Ruby ha riportato Silvio Berlusconi nel vivo dello scenario politico conservatore-moderato. Rimettendo in discussione manovre, rivalità, progetti, divisioni che hanno caratterizzato negli ultimi mesi il profilo di Forza Italia. Ma la creazione di una federazione di partiti in grado di rappresentare un’alternativa convincente al PD di Matteo Renzi soprattutto in campo economico, e non solo, appare costellata di incognite e ostacoli.
L’inizio della riconciliazione?
L’obiettivo che anima l’ex Cavaliere galvanizzato dal verdetto della Corte d’Appello di Milano è innanzitutto recuperare un confronto costruttivo con il Nuovo Centro-destra. Ritenuto partner fondamentale degli “azzurri” per costituire il perno della futura coalizione.
È stata concepita in tale ottica la telefonata compiuta ieri dall’ex premier con Angelino Alfano. Un colloquio effettuato “senza mediatori né ambasciatori”, finalizzato a promuovere “un’operazione disgelo” con i fratelli-rivali dell’ex Popolo della libertà. E all’appello a “mettersi a lavorare per riunificare il centro-destra” rivolto dal fondatore di FI, il capo del Viminale avrebbe risposto in modo conciliante.
Un freno al percorso di riunificazione
Atteggiamento che però viene clamorosamente smentito da una figura di spicco di NCD come Fabrizio Cicchitto. Il quale in un’intervista al Mattino nega che l’assoluzione dell’ex Cavaliere ne consacri una ritrovata guida politica. Soprattutto riguardo a un “modello di partito monarchico che soffoca il pluralismo interno”.
Rispetto alla ricostituzione di un’alleanza di centro-destra, il parlamentare ritiene prioritario rafforzare le formazioni centriste ancorate culturalmente al Partito popolare europeo: NCD, UDC, Popolari di Mario Mauro, le componenti moderate di Scelta civica. E, rivendicando la scelta di entrare nel governo delle larghe intese, non vede spazi per un confronto proficuo con “le ali estreme rappresentate dalla Lega Nord e da Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale”.
Il rifiuto del Carroccio
Argomentazioni cui fa da perfetto contraltare l’intransigenza mostrata dalla Lega Nord, fortemente scettica sull’orizzonte di una rinnovata Casa delle libertà. È il suo segretario Matteo Salvini che, fresco della riconferma nel Congresso straordinario di Padova, a spiegarne le ragioni: “Il centro-destra non esiste più, è soltanto una categoria dello spirito. Per cui non ci interessa una sommatoria di vecchi partiti”.
Presentando le “camicie verdi” come l’unica alternativa al renzismo, il leader lumbard punta il dito contro una galassia moderata che agisce in ordine sparso sul governo, sull’immigrazione, sulle unioni civili, sulle strategie economiche europee e i rapporti con Angela Merkel.
Lega e NCD incompatibili?
L’oggetto del contendere, e la più evidente difficoltà che attende l’ex Cavaliere, è dunque il rapporto tra Carroccio e Nuovo Centro-destra. Le cui fratture su temi nevralgici appaiono radicali. A nulla è servita per ora l’esortazione a dialogare con le altre forze moderate rivolta alla Lega Nord dal consigliere politico di FI Giovanni Toti, regista del tentativo di ricomporre la diaspora conservatrice.
La speranza delle primarie
E scarsi risultati ha prodotto finora la proposta di celebrare primarie di coalizione per scegliere leadership e progetto dell’alleanza alternativa al PD. Il progetto, rilanciato dalla presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni con una campagna di raccolta firme, aveva riscosso l’adesione degli esponenti di primo piano di tutti i gruppi del centro-destra.
Ma i loro vertici restano assai tiepidi su un’ipotesi che rischia di sfuggire al controllo degli establishment e di scompaginare tradizionali equilibri di potere.
Berlusconi mantiene più di una riserva mentale verso una “consultazione di partito che il nostro popolo non ama”. Alfano ha manifestato un punto di vista oscillante privilegiando l’adozione delle preferenze nella legge elettorale. E Salvini rifiuta di parlarne “se manca un progetto politico condiviso”.