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Così Brunetta vuole riattivare il motore del centrodestra

La ricostruzione della Casa delle libertà vagheggiata da Silvio Berlusconi sta incontrando più ostacoli che adesioni.

Una sfida culturale

Uno stallo legato all’evanescenza e ambiguità dei contenuti culturali che dovrebbero alimentare il nuovo contenitore conservatore-moderato.

Per tentare di colmare una lacuna sempre più palese il parlamentare ed economista di Forza Italia Renato Brunetta ha proposto con la Free Foundation un programma in 6 punti per costruire l’alternativa politica al Partito democratico di Matteo Renzi.

Una distinzione eloquente

Lo studioso ricorda come nelle democrazie parlamentari spesso la frammentazione e la competizione interna ai governi di coalizione provochino un aumento rilevante della spesa e del debito pubblici, a fronte di una riduzione poco significativa del peso fiscale.

Al contrario di quanto riscontrato nei modelli istituzionali a regime maggioritario e bipartitico, nei quali il nesso tra potere di controllo degli elettori e rappresentanza politica è molto più diretto.

La ricetta prospettata non passa però per il meccanismo di voto maggioritario di collegio che anima le realtà politiche anglosassoni. Per Brunetta le regole proporzionali di lista con premio di governabilità e soglie di accesso consacrate nell’Italicum non devono essere toccate.

Riforma presidenziale guardando Oltralpe

Il giusto surrogato per rendere efficienti e dinamiche le istituzioni italiane è a suo giudizio una riforma semi-presidenziale fondata sull’investitura popolare del Capo dello Stato. “Figura che garantisce stabilità e continuità politica, rispetto del mandato elettorale, scioglimento del Parlamento contro il trasformismo”.

Per realizzare tale obiettivo Forza Italia vuole percorrere la strada di una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per lo svolgimento di un referendum propositivo sul tema.

L’iniziativa, che evidenzia una notevole consonanza con quella recentemente promossa dal Nuovo Centro-destra, prevede poi un progetto organico di riforma presidenziale sul modello francese. Compresa, forse, una legge elettorale maggioritaria di collegio a due turni che ne costituisce l’architrave.

Una ricetta shock per l’economia

Per far risorgere l’economia del nostro paese Brunetta propone – riprendendo le idee di Daniele Capezzone contenute nel suo e-book di cui Formiche.net ha ampiamente e ripetutamente parlato – una “terapia d’urto” fondata su un taglio di 40 miliardi di tasse in 2 anni e di 12 nei 3 successivi, coperto con un’aggressione mirata alla spesa pubblica eccessiva e improduttiva.

Le imprese beneficeranno dell’abrogazione dell’IRAP entro 2 anni, e della riduzione dell’IRES dal 27,5 al 23 per cento nell’arco di 3 anni. A favore dei lavoratori viene messa in campo una diminuzione di 10 miliardi di tributi spalmata in 5 anni. Per consumatori e famiglie è previsto il calo dell’IVA dal 22 al 20 per cento nel giro di 2 anni, e il superamento della tassazione sulla prima casa.

Con quali risorse?

Le coperture individuate dal parlamentare ammontano a 45 miliardi e sono così articolate: tagli di 16 miliardi alla spesa pubblica corrente e agli acquisiti di beni e servizi da parte della PA, riordino e riduzione di 6 miliardi di trasferimenti alle aziende, eliminazione di 18 miliardi di agevolazioni e privilegi fiscali, calo del costo del debito per 5 miliardi grazie a un piano di alienazioni immobiliari pubbliche pari a 140-150 miliardi.

Al taglio delle imposte è destinato poi il gettito scaturito dalla lotta all’evasione ed elusione fiscale. Mentre il meccanismo della compensazione tra crediti d’imposta e debiti tributari verso lo Stato viene allargato a tutti i contribuenti.

Una tassa rivoluzionaria

Rivelando piena affinità con l’idea avanzata dai suoi colleghi di partito Antonio Martino e Daniele Capezzone, Brunetta costruisce la propria ricetta attorno alla Flat tax.

Lanciata dal premio Nobel per l’Economia Milton Friedman nella convinzione che un regime fiscale leggero è foriero di crescita, investimenti a lungo termine, maggiori risorse in circolazione, essa è un’aliquota unica fissata al 20 per cento di ogni tipo di reddito.

La compatibilità con la filosofia tributaria progressiva della Costituzione italiana è garantita da una rete di sgravi e detrazioni personali calibrate sulle fasce sociali.

Assegnare il TFR a lavoratori e imprese

Per fornire immediata liquidità a lavoratori e aziende e immettere nel circuito produttivo 6 miliardi di euro, il rappresentante “azzurro” propone due misure radicali.

Riportare nelle casse delle imprese con più di 50 dipendenti la quota di trattamento di fine rapporto non utilizzata per la previdenza complementare e accantonata presso l’INPS. E riconoscere a tutti i lavoratori la facoltà di riscuotere senza giustificazione un’anticipazione fino al 100 per cento della liquidazione.

La sintonia con il Carroccio su previdenza e immigrazione

Se il programma istituzionale e fiscale di Forza Italia presenta analogie con le iniziative popolari lanciate da NCD – peraltro in contraddizione con le scelte di governo adottate dal partito di Angelino Alfano – la consonanza con la Lega Nord emerge nei capitoli relativi a pensioni e immigrazione.

Confermando l’appoggio alle richieste referendarie su cui il Carroccio ha terminato una proficua raccolta firme, Brunetta invoca l’abrogazione della riforma previdenziale realizzata nel 2012 da Mario Monti ed Elsa Fornero e il ripristino del reato di clandestinità introdotto nel 2009 dall’allora capo del Viminale Roberto Maroni.

Un Commissario italiano UE per l’emergenza sbarchi

Tema a cui l’economista lega la richiesta da parte dell’Italia di un Commissario speciale europeo per l’immigrazione, in grado di lavorare con tutti gli Stati membri e i Paesi terzi coinvolti per rivedere il sistema di protezione internazionale e di asilo.

E per rispettare la risoluzione approvata nell’ottobre 2013 dall’Assemblea di Strasburgo, basata sulla responsabilità condivisa degli oneri migratori tra le nazioni UE e sugli accordi di cooperazione con le realtà da cui partono i cittadini extra-comunitari.

Allargare il terreno della responsabilità civile delle toghe

Alternativa al piano presentato dal governo, la riforma dell’ordinamento giudiziario prefigurata da Forza Italia ripropone le sfide garantiste e liberali sbandierate fin dal marzo 1994 ma rimaste sulla carta a favore delle leggi ad personam.

Cardine del progetto “azzurro” è l’affermazione di una responsabilità civile per i magistrati allargata alla scorretta interpretazione delle leggi, dei fatti e delle prove oltre che ai comportamenti illegittimi intenzionali e gravemente colposi.

Un principio che Brunetta vuole rendere effettivo rimuovendo il giudizio di ammissibilità sulla richiesta di risarcimento danni inferti a un cittadino nell’esercizio delle funzioni giudiziarie.

Un cambiamento radicale del pianeta giustizia

La volontà di neutralizzare l’eccesso di potere, la commistione di ruoli, i potenziali arbitri di giudici e pubblici ministeri, ispira le ulteriori proposte del “pacchetto giustizia”. Abrogare le funzioni extra-giurisdizionali delle toghe. Limitare ai reati più gravi i casi di applicazione della custodia cautelare in carcere. Cancellare la pena dell’ergastolo dal nostro ordinamento.

Separare le carriere dei magistrati. Ampliare e rafforzare il ruolo ispettivo del Guardasigilli con una relazione annuale al Parlamento. Cambiare le norme sulle intercettazioni investigative per garantire la riservatezza dei cittadini.

L’orizzonte della nuova Europa

Anche per capovolgere la marcia fallimentare dell’austerità e rigore ciechi a trazione germanica, il parlamentare pensa a ricette incisive. Ben diverse dai nebulosi margini di flessibilità nel rispetto dei vincoli finanziari che il governo Renzi ha strappato in sede comunitaria.

Per Brunetta la priorità dell’Euro-zona deve essere l’aumento della domanda e dei consumi interni, degli investimenti e delle retribuzioni, delle importazioni e della crescita. A tale scopo è improntata l’idea di “riforme simultanee per 1-2 punti di PIL, concordate con Bruxelles sulla base delle proprie specificità dagli Stati che aderiscono alla valuta unica”.

Svalutare l’euro

Cambiamenti concertati e sincronizzati che per lo studioso richiedono l’accelerazione dell’unione federale politica, bancaria ed economica. Il che passa per l’adozione di strumenti di condivisione responsabile del debito come gli Eurobond.

Ma presuppone un ruolo molto più attivo della Banca centrale europea: “Fino al punto di promuovere un deprezzamento competitivo della moneta comune pari al 20 per cento”.



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