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Chi discetta e chi no della laurea di Poggiani

La foto c’è. Alessandra Poggiani ha una laurea ed è stata conferita a Londra. Ma è valida per la carica di direttore dell’Agenzia digitale? E chi ha gestito l’equipollenza del titolo di studio estero?
Sono questi i maggiori interrogativi che in questi ultimi giorni hanno preso il posto delle prime polemiche relative alla vicenda del Laziogate e delle presunte scarse competenze tecniche – secondo alcuni addetti ai lavori – del nuovo direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale.

UNA CRISI DI CARTE BOLLATE?
Polemiche però che Stefano Epifani, dichiarato sostenitore della nomina di Poggiani, ha definito su Tech Economy come “una crisi di carte bollate”: molti “oggi, nel dubbio, tacciono di fronte alla ormai ben nota storia della presunta Laurea non Laurea de @La_Pippi, come si fa chiamare su Twitter. Perché tacere è la strada migliore per non farsi notare, in un contesto in cui farsi notare vuol dire prendere posizione”, si legge sul sito da lui diretto.
Epifani ha posto due quesiti: “Cambia davvero la sostanza delle sue competenze un titolo conseguito vent’anni fa? Fermo restando che la laurea c’è, sarebbe così grave se non fosse riconosciuta in Italia?”.

LE NORME VANNO RISPETTATE
Per Massimo Cavazzini, ingegnere, giornalista e blogger appassionato di nuove tecnologie, qualche elemento di gravità in effetti ci sarebbe: “Alessandra Poggiani deve avere una laurea italiana o una laurea estera riconosciuta dallo Stato Italiano. Non valgono lauree brevi, corsi estivi, ore straordinarie al CEPU”, si legge sul suo blog. 
“Possiamo discutere mesi o anni se la laurea dimostri le capacità di una persona, se i dirigenti (laureati) della Pubblica Amministrazione siano bravi nel loro mestiere – continua Cavazzini -. Quello su cu non possiamo discutere, però, è l’esistenza di una norma. E’ lì, esiste, è chiara. E va rispettata”.

La conclusione di Cavazzini è la seguente: “Se queste carte esistono, Alessandra Poggiani le metta sul tavolo. E potrà salire in cattedra. Se non esistono, il direttore di AGID deve essere scelto tra persone che hanno i titoli richiesti. Anche nel digitale, iniziamo dai basics: rispettiamo le norme senza fare i furbetti all’italiana”, si legge su Telcoeye.

POCHE CONFERME
Pochi tasselli si sono aggiunti nel frattempo sul titolo di studio e neppure la lettera di risposta della stessa Poggiani al quotidiano economico e giuridico Italia Oggi ha fatto luce sulla vicenda. Riassumendo: il titolo di studio “BSc Honours in Communications and Cultural Studies” risale al 1995, è stato conferito a Londra dall’University of North London e sarebbe equivalente alla Laurea in Scienze della Informazione o Comunicazione vecchio ordinamento come da delibera del Consiglio Universitario Nazionale del 1997.

A CHI COMPETE L’EQUIPOLLENZA
Per qualcuno però l’aspetto chiave della vicenda non è stato ancora colto. “Per la legge italiana infatti il Cun, organo di indirizzo e coordinamento in ambito universitario che Poggiani cita come artefice dell’equipollenza del suo titolo di studio, non ha alcun potere o attribuzione nella specifica procedura chiamata di equipollenza di una laurea estera – si legge nella lettera di un lettore di Italia Oggi -. Soltanto la singola Università, meglio gli organi deliberanti della stessa, possono decidere la equipollenza di un titolo estero dopo aver esaminato il programma di studio ed i singoli esami sostenuti dal candidato che ha sottoposto la pratica di riconoscimento del titolo”.
“Serve quindi – precisa il lettore – una data ed una specifica delibera di una singola Università italiana, in assenza dei quali la laurea estera non «vale» in Italia per le finalità richieste nella pubblica amministrazione”. La laurea in sostanza “c’è, è stata conseguita all’estero ma in Italia non ha valore legale”.

L’EQUIPOLLENZA DEI TITOLI IN ITALIA
A proposito di equipollenza dei titoli di studio Flavia Marzano, docente alla Sapienza di Laboratorio di Tecnologie per l’ Amministrazione Digitale, ha sollevato sul suo blog su Che Futuro la questione della confusione normativa vigente in Italia.
Nonostante la direttiva UE 2005/36, recepita in Italia con il Decreto Legislativo 206/2007, stabilisca un principio di mutua riconoscibilità dei titoli accademici tra i Paesi aderenti all’Unione volta ad assicurare una maggiore automaticità nel riconoscimento dei titoli di studio acquisiti da cittadini comunitari in Paesi comunitari “di fatto la legislazione vigente prevede ancora complesse procedure amministrative, che per l’equipollenza dei titoli di laurea rimandano a decisioni prese dalle autorità accademiche dei singoli atenei, mentre per l’equivalenza del titolo ai fini della partecipazione a specifici concorsi pubblici richiedono una domanda al Dipartimento della Funzione Pubblica, che la trasmette al Ministero competente (di regola il MIUR) che la inoltra ai propri organi di consulenza (nel caso del MIUR il Consiglio Universitario Nazionale CUN)”, si legge sul lunario dell’innovazione.

DELIBERA E CORRISPONDENZA DEL CUN
Attenendosi a quanto dichiarato da Poggiani sul CV pubblicato sul sito ufficiale di Venis spa, una fonte accademica ha commentato così quanto scritto dal direttore dell’Agid relativamente al titolo di studio: “E’ incompleto ed errato. Incompleto perché omette l’indicazione del numero e della data della “delibera Consiglio Universitario Nazionale del 1997”, ed errato perché nessun organo universitario, nazionale (es., CUN) o locale (singola Università legalmente riconosciuta in Italia), potrebbe mai deliberare l’equivalenza di una laurea estera con una laurea in “Scienze della Informazione o Comunicazione vecchio ordinamento”.

Guardando infatti la delibera del CUN che definisce una tabella di corrispondenze tra lauree vecchio ordinamento e nuovo ordinamento “Scienze dell’Informazione” e “Scienze della Comunicazione” pur consecutive in tabella, fanno riferimento ad ambiti disciplinari ben distinti: la prima è una laurea scientifica, la seconda è una laurea umanistica.


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