È pensabile una federazione tra quattro forze portatrici di visioni conflittuali sulle politiche europee, sul governo dei flussi migratori, sui temi eticamente rilevanti?
L’interrogativo sollevato dallo storico della filosofia Benedetto Ippolito mette a nudo il bisogno vitale di un confronto aperto per costruire una versione rinnovata e vincente della Casa delle libertà.
Le ragioni di un appello
Un tentativo di dare corpo ai contenuti ideali di una futura alternativa al Partito democratico giunge dall’esponente e membro dell’Ufficio di presidenza di Forza Italia Giuseppe Moles.
“Azzurro” della prima ora, l’ex parlamentare ha promosso il Manifesto “Rivoltare l’Italia”. Testo di cui è co-firmatario l’economista liberale e figura di spicco di FI nel 1994 Antonio Martino.
Un’iniziativa, racconta l’esponente forzista, che nasce quasi “per colpa di Formiche.net” e del confronto messo in cantiere da questo giornale on line sull’orizzonte e le sfide del centro-destra futuro. Realtà che “merita di essere rilanciata partendo dai temi unificanti e superando l’odierna balcanizzazione”.
Oltre 2mila adesioni
Nell’arco di pochi giorni l’appello ha raccolto l’adesione di oltre 2mila persone, tra professionisti, imprenditori, insegnanti, operai. “Ripartire dal vivo della società civile – evidenzia l’ex deputato – è necessario per volare alto. Perché spesso l’opinione pubblica è più avanti delle classi dirigenti”.
Tra i firmatari più conosciuti vanno ricordati lo storico Francesco Perfetti, il filosofo politico Raimondo Cubeddu, l’economista Carlo Pelanda, l’imprenditore Adriano Teso, gli ex parlamentari laico-liberali di centro-destra Adolfo Urso, Tiziana Maiolo, Ernesto Caccavale, Margherita Boniver, il giornalista Arturo Diaconale e il ricercatore Lorenzo Castellani.
La sintonia con la Leopolda Blu
Animatore, quest’ultimo ,della proposta di “Leopolda Blu” lanciata da Formiche.net rispetto alla quale Moles non vede grandi differenze: “Perché fa tutto parte di una bellissima realtà in fermento e che tenta di ripartire”.
Un centro-destra riformatore e americano
Lungi dal voler costituire il nucleo di una nuova corrente, il testo recupera e sviluppa il messaggio di “rivoluzione liberale” del primo Silvio Berlusconi con toni e accenti di stampo politico-culturale nordamericano.
“Il centro-destra – si legge nel documento – è l’idea cui tanti italiani hanno legato e legano tuttora la grande speranza di realizzare una vera rivoluzione contro l’oppressione fiscale, giudiziaria e burocratica. Il popolo di centro-destra attende una nuova offerta. Ma non ne vuole una moderata. Non chiede che l’esistente venga gestito bensì cambiato”.
Il richiamo è rivolto a tutti coloro che vorrebbero tornare alla “purezza delle origini” per “un’Italia più libera e meno statalista, più aperta alle libere scelte personali e con meno restrizioni e sprechi”. Ricorrendo a un linguaggio che riflette la filosofia radicalmente liberale statunitense e prefigura il profilo di una forza molto somigliante al Partito repubblicano Usa, gli autori del manifesto parlano di “centro-destra riformatore e progressista, inclusivo e unito, competitivo, innovativo e capace di confronto”.
Perché contrapporre libertà economiche e libertà civili?
Una formazione aperta e plurale, animata da una vocazione maggioritaria e dalla molteplicità di visioni etiche. Molto più affine all’orizzonte delineato dalla scienziata politica Sofia Ventura che alla prospettiva conservatrice-comunitaria portata avanti da Ippolito e dai fautori di un robusto ancoraggio al Partito popolare europeo.
Ma le libertà economiche, osserva Moles, non possono essere separate dai diritti civili e dalla responsabilità personale di scelta sui temi più delicati dal punto di vista morale. “Allo stesso modo sono fraudolente le distinzioni operate da Fabrizio Cicchitto tra i gruppi europeisti legati al PPE e un fantomatico euro-scetticismo di Forza Italia”.
Nessuna illusione su Matteo Renzi
La centralità, rimarca l’ex parlamentare “azzurro”, va riservata alle proposte economiche che hanno permesso al centro-destra di vincere. Progetti fondati sulla lotta contro uno Stato pesante, invasivo, dirigista: “Un patrimonio comune all’intero mondo moderato-riformatore, di cui Matteo Renzi non si potrà mai appropriare con i suoi abili giochini di propaganda come il bonus degli 80 euro”.
Le proposte vincenti
Per riunificare e rilanciare il “popolo del centro-destra”, e “restituire coraggio al suo ceto dirigente privo di speranza”, l’esponente di Forza Italia mette sul tappeto precisi obiettivi di governo.
A partire dalla Flat tax, l’imposta unica al 20 per cento su tutti i redditi lanciata dal premio Nobel per l’Economia Milton Friedman nella convinzione che un regime fiscale leggero è foriero di crescita, investimenti a lungo termine, maggiori risorse in circolazione. Per favorire la ripresa produttiva e dei consumi Moles propone poi la creazione di “zone franche” da tributi in determinate aree del nostro paese e la riduzione dell’IVA al 20 per cento.
E nel terreno del lavoro pensa alla riproposizione della legge Biagi integrata dal Libro Bianco redatto dallo studioso ucciso dalle Brigate rosse. Un testo che prefigurava un ruolo attivo degli ammortizzatori sociali e dei sussidi al reddito orientati al Welfare to work.
Un percorso aperto a tutti
Un’ipotesi di lavoro che trova più di un punto di consonanza con il progetto messo a punto da Daniele Capezzone e ripreso da Renato Brunetta, oltre che con le proposte di legge di iniziativa popolare promosse dal Nuovo Centro-destra su istituzioni, fisco, giustizia.
L’incognita dell’ex Cavaliere
Il motivo più forte di dissenso concerne forse il ruolo che un Silvio Berlusconi galvanizzato dal verdetto di assoluzione nel processo Ruby, ma protagonista del fallimento nella realizzazione del cambiamento liberale dell’Italia, potrà giocare nella ricomposizione del centro-destra.
Il problema, rileva Moles, non coinvolge la leadership della coalizione alternativa al PD: “Di Berlusconi ve ne è uno solo, e sbaglia chi vuole ergersi a nuovo Cavaliere. È ipocrita disquisire su di lui ponendo veti incrociati. Specie ad opera di piccole figure interessate a recinti di potere”.
Le responsabilità altrui
Riguardo alle sconfitte storiche del centro-destra nel portare a compimento le riforme liberali, l’esponente “azzurro” ritiene il giudizio troppo severo. Ricorda gli ostacoli frapposti ogni volta da un assetto istituzionale antiquato, e mette in rilievo le responsabilità dei partiti che componevano le alleanze moderate: “Fin dal 1994, quando la Lega Nord di Umberto Bossi osteggiò il cambiamento della giustizia approntato dal governo”.