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La riforma sanitaria di Maroni non convince i fautori del modello lombardo

Il governatore della Lombardia Roberto Maroni ha sferrato un’offensiva culturale contro il principio di libertà di scelta e di concorrenza pubblico-privato che da metà anni Novanta governa la sanità regionale?

È la tesi e il timore espressi apertamente dai critici del Libro Bianco presentato dall’ex leader della Lega Nord sull’adeguamento della rete di cura all’evoluzione delle esigenze sociali legate all’invecchiamento della popolazione.

Archiviato un modello vincente?

Un punto di vista cui ha dato voce il direttore dell’Istituto Bruno Leoni Alberto Mingardi, convinto che la centralità attribuita dalla Giunta alle ASL e all’amministrazione regionale nella gestione, organizzazione, controllo dell’assistenza e delle risorse prefiguri una tendenza burocratizzante e centralizzatrice.

Le contestazioni mosse dall’economista liberale hanno trovato una sostanziale adesione nel ragionamento di Mariastella Gelmini, parlamentare e coordinatrice regionale di Forza Italia. Preoccupata del possibile annacquamento di un modello che, nella marcata impronta competitiva e nel protagonismo delle cliniche private, ha costruito un livello di cure e ricerca eccellente oltre che un governo virtuoso dei fondi pubblici.

Le ragioni di un convegno

Per tale ragione il partito guidato da Silvio Berlusconi ha promosso ieri a Milano un convegno-seminario aperto a tutti gli operatori e soggetti coinvolti in una realtà nella quale sono in gioco anche rilevanti interessi e partite politiche.

Lo conferma la presenza dell’assessore alla sanità della Regione Lombardia ed esponente “azzurro” Mario Mantovani, finalizzata a illustrare gli obiettivi del Libro Bianco.

A partecipare all’iniziativa in rappresentanza dell’IBL era Silvio Boccalatte, avvocato e dottore di ricerca in Metodi e Tecniche della formazione e valutazione delle leggi presso l’Università di Genova. Esperto di garanzie giuridiche della proprietà, di liberalizzazione delle professioni intellettuali e di province, il giurista ribadisce tutte le perplessità e le riserve già manifestate da Mingardi.

Il timore di una deriva burocratica

Mantovani, spiega Boccalatte, ha illustrato le linee ispiratrici del testo presentato dal governatore fornendo contenuti in buona parte persuasivi: “È stato utilissimo ascoltare le sue rassicurazioni sul rispetto del principio concorrenziale nella sanità lombarda. Ma sul Libro Bianco avremmo voluto prendere in esame proposte concrete, finora assenti”.

Mancano in sostanza i punti di dettaglio sulla ristrutturazione dell’assistenza regionale alla salute. Un esempio? “Nel testo non compare un cenno alla riorganizzazione delle ASL, che diventano agenzie sanitarie con compiti amministrativi affiancate da aziende per la cura nel senso stretto”.

Altro punto controverso, rileva lo studioso, è la mancanza nel documento di una limpida salvaguardia della competizione tra pubblico e privato. Ciò che emerge è soltanto una nebulosa miscela tra concorrenza e cooperazione. È tale vaghezza che alimenta i timori di una burocratizzazione della sanità lombarda, nonostante le smentite dell’assessore.

La paura di scarsa trasparenza

Capitolo altrettanto nevralgico è rappresentato dagli strumenti messi in campo per garantire la trasparenza nella gestione delle strutture e nel governo delle risorse. Necessari contro fenomeni di corruzione emersi con troppa frequenza nella più ricca regione d’Italia.

A giudizio di Boccalatte il passaggio prefigurato nel Libro Bianco dal pagamento per singola prestazione a quello concernente la presa in cura delle malattie croniche presenta molti rischi. “Nessuno ha spiegato perché le tariffe attuali non siano sufficienti alla gestione delle patologie più gravi e durature. Né come si svilupperanno i relativi flussi di spesa”.

Un tabù intangibile

Un alone di mistero circonda infine un male irrisolto comune all’intero pianeta della sanità del nostro paese. Le linee-guida del testo approntato dalla Regione, ricorda il ricercatore del pensatoio liberale-liberista, non scalfiscono il principio della nomina dei vertici di ASL, ospedali e nuove strutture da parte del ceto politico.



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