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Sanità in Lombardia, perché il Nuovo Centrodestra contesta il Libro Bianco di Maroni

Il Libro Bianco presentato dal governatore della Lombardia Roberto Maroni sull’adeguamento della rete di cura all’evoluzione delle esigenze sociali legate all’invecchiamento della popolazione sta alimentando reazioni critiche sempre più vivaci nel mondo politico e culturale.

Le obiezioni dell’IBL e di Forza Italia

Prima il direttore dell’Istituto Bruno Leoni Alberto Mingardi ha accusato la Giunta di tendenza burocratizzante e centralizzatrice nella scelta di conferire alle ASL e all’amministrazione regionale la gestione, organizzazione, controllo dell’assistenza e delle risorse.

Poi è stata la parlamentare e coordinatrice lombarda di Forza Italia Mariastella Gelmini a manifestare il timore per il possibile annacquamento di un modello che, nella marcata impronta competitiva e nel protagonismo delle cliniche private, ha costruito un livello di cure e ricerca eccellente oltre che un governo virtuoso dei fondi pubblici.

Il punto di vista di NCD

A riflettere con Formiche.net su un tema nel quale sono in gioco anche rilevanti interessi economici e partite politiche è ora il consigliere lombardo e membro della direzione nazionale del Nuovo Centro-destra Angelo Capelli, vice-presidente della Commissione regionale Sanità e Politiche sociali.

Estensore di un documento che affronta i temi prefigurati nel Libro Bianco con una serie di proposte articolate, Capelli è stato scelto per rappresentare il punto di vista delle regioni italiane nel convegno promosso oggi a Roma dai gruppi parlamentari di NCD per la presentazione del “Patto per la salute 2014-2016”.

La mancanza di copertura finanziaria

Le risposte contenute nelle linee-guida presentate dall’ex leader della Lega Nord, spiega il rappresentante di NCD, lasciano perplessi innanzitutto per ragioni organizzative e strategiche: “Mancano forme di sostenibilità economica innovativa per mantenere un servizio di assistenza universale. Non vi è, in sostanza, una previsione adeguata dei costi della nuova organizzazione, a partire dalle voci relative ai medici di base e ai pediatri”.

Anzi, l’entità dei finanziamenti è stata ritoccata verso l’alto. Ma ciò, rimarca Capelli, vuol dire che è aumentata la platea dei beneficiari dei servizi di assistenza a causa dell’aumento delle malattie croniche: “La crescita dei costi non equivale dunque a un migliore livello di cura”.

La critica alle nuove ASL

Le considerazioni più negative mosse dal consigliere regionale concernono le due innovazioni più significative del progetto Maroni.

La prima è la trasformazione delle ASL in Agenzie sanitarie locali che vengono poste sotto la gestione diretta degli uffici amministrativi della Regione. Le strutture di governo del pianeta salute, osserva il politico lombardo, perderebbero la loro personalità giuridica, con il potere di controllo e programmazione che scaturisce da tale autonomia.

Per mettere in comunicazione tutti i soggetti coinvolti nell’assistenza sanitaria, rileva Capelli, è necessario maturare una conoscenza capillare del territorio attraverso la continua interlocuzione con le competenze diffuse: “Mettere tutte queste potenzialità sul tavolo di un funzionario regionale al posto del direttore della ASL non può soddisfare le esigenze di un’area altamente diversificata, nella quale montagne e vallate di 200 abitanti si alternano ai grandi centri urbani”.

Il rischio di smantellare una rete virtuosa

L’altra obiezione di fondo tocca la creazione delle Agenzie integrate per la salute. Realtà che conterrebbero e assorbirebbero tutte le erogazioni per prestazioni sanitarie.

E che a giudizio di Capelli finirebbero per vanificare e smantellare il secolare tessuto assistenziale lombardo fondato su una rete spontanea di iniziative capillari e sussidiarie, grazie alla compartecipazione e competizione virtuosa di pubblico e privato.

Una rete di fondazioni religiose e laiche, di imprese di cura di benefattori privati sociali, pilastri di un modello ospedaliero e di cura di eccellenza riconosciuta a livello internazionale.

Un’offensiva statalista

Il rischio, evidenzia l’esponente del Nuovo Centro-destra, è l’affermazione di un modello neo-centralista e burocratico che rende arduo il coinvolgimento attivo del mondo degli operatori e la promozione di un Welfare territoriale partecipato e consapevole: “Venendo meno la ‘sussidiarietà orizzontale’, vi è il pericolo di un collasso finanziario del modello lombardo, capace fino ad oggi di garantire a cittadini delle più svariate fasce sociali e provenienze geografiche la libertà di scelta del migliore luogo di cura”.

Come agevolare la cura della salute

Le rassicurazioni fornite al riguardo dall’assessore alla Salute della Lombardia Mario Mantovani non convincono il consigliere regionale: “Grazie alla mia attività di avvocato sono abituato ad attenermi alle carte. E il testo del Libro Bianco non offre effettive garanzie. La sua filosofia prospetta un ruolo centrale di case-salute improntate all’esperienza toscana ed emiliana. Mentre la direzione di marcia corretta dovrebbe prevedere robusti sgravi fiscali per i costi assicurativi delle famiglie. O la messa in Rete della ricchezza patrimoniale delle fondazioni e dei privati che vogliano investire nella cura della salute”.

Sì alla nomina politica dei dirigenti sanitari

Ultimo punto aperto nel Libro Bianco e nodo irrisolto del pianeta salute italiano è il parametro di legittimazione e scelta dei responsabili delle strutture sanitarie. Modalità che Capelli vuole mantenere fermamente in capo alla politica locale.

“Come riconosciuto dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale, la nomine dei vertici apicali di ASL e aziende ospedaliere da parte delle istituzioni elettive crea un meccanismo limpido di responsabilità”.

L’alternativa ai suoi occhi è la mancanza di collegamento tra manager spesso mossi da autonome motivazioni ideologiche e la costruzione di progetti politici quale quello lombardo”. Meglio un anello di congiunzione tra i due mondi che “sterilizzare la scelta in un luogo neutro con il rischio di dirigenti ostili ed estranei”.

Un albo di qualità

Per evitare fenomeni di lottizzazione partitocratica e logiche clientelari, il rappresentante di NCD propone un criterio mutuato dall’universo imprenditoriale: “Il reclutamento del manager secondo un rapporto di fiducia, che tuttavia deve essere compiuto all’interno di un albo per la certificazione delle qualità professionali”.



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