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Tutte le domande sul video della decapitazione di James Foley

Pubblicare o non pubblicare? Vedere o non vedere? Sono le prime domande che giornalisti prima, e utenti poi, hanno iniziato a porsi in relazione al video della decapitazione di James Foley, il reporter statunitense ucciso dall’Isis, ma non sono certo le uniche. Dopo la cancellazione del video da Youtube e l’eliminazione di alcuni messaggi su Twitter, ci si è chiesti anche dove, come e chi possa e debba decidere cosa sia lecito pubblicare (o eliminare) sulle piattaforme social.

COM’È ANDATA

Lo ricostruisce dettagliatamente Marta Serafini sul Corriere della Sera, il video di Foley è stato pubblicato martedì scorso e rimosso da Youtube circa due ore dopo, non senza difficoltà. Alla prima rimozione si sono susseguiti caricamenti da parte di altri utenti, e poi la condivisione tramite Twitter ha fatto arrivare il video ovunque. Perché la rimozione? Lo spiega sempre Serafini: “Per prendere il provvedimento è bastato applicare alla lettera le regole. «YouTube non è un sito shock. Non pubblicate video disgustosi di incidenti, persone morte e altri soggetti simili», si legge nella pagina dedicata alle policy”.

Ecco il video della decapitazione di James Foley ucciso dai terroristi di Isis

MENTRE SU TWITTER…

“Abbiamo sospeso e continueremo a farlo gli account di chi diffonde immagini sulla morte di Foley”, ha scritto l’amministratore delegato di Twitter, Dick Costolo, e così i profili che hanno condiviso immagini sulla decapitazione del giornalista sono stati bloccati.

 

Ma su Twitter si continua a parlare del video, come si legge nella ricostruzione di Serafini: “«Non facciamo propaganda per Isis», è il grido che si alza. Gli hashtag #Isismediablackout e #NoShare entrano subito nella classifica degli argomenti più discussi”. È a questo punto che ci si chiede quanto sia lecito eliminare i messaggi dell’Isis e non quelli di altri gruppi terroristici, ci si arrabbia con le emittenti televisive che hanno trasmesso parte del filmato e ci si chiede se il dovere di cronaca di mostrare quei contenuti possa voler dire anche aiutare i terroristi che hanno lanciato il messaggio.

Chi era James Foley, il giornalista americano ucciso in Irak. Le foto

AIUTARE LA PROPAGANDA?

Sempre sul Corriere della sera, Beppe Severgnini si chiede: “Perché aiutare i carnefici? Gli abbiamo già fornito la tecnologia. Vogliamo diventare i loro portavoce?”. E così come l’editorialista del Corriere, se lo chiedono televisioni e giornali di tutto il mondo. La scelta di molti giornali stranieri di non mettere l’immagine della decapitazione di Foley in primo piano serve a questo scopo, pur non riducendo l’importanza del fatto accaduto. Ne parla James Ball sul Guardian, chiedendosi se sia possibile scegliere cosa mostrare in situazioni di guerra, quando vittime civili vengono uccise in modo meno cinematografico, come nel caso di Foley.

IL SILENZIO

“Poi, per un solo lungo attimo, sui social cala il silenzio. Su Facebook è comparso il messaggio della madre di Foley. Poche parole — «Non siamo mai stati così orgogliosi di lui» — che straziano il cuore e riportano le cose al loro posto. Un giornalista, James Foley, è stato ucciso dai terroristi. E forse non c’è molto altro da aggiungere. Almeno, non su Twitter”. Così conclude Marta Serafini sul Corriere e così conclude Ball sul Guardian: con il silenzio.

TANTE DOMANDE

Sono molte, invece, le domande poste da Fabio Chiusi nel post pubblicato sul Messaggero Veneto: è davvero possibile eliminare completamente video del genere dalla rete? E se così fosse, sarebbe davvero utile? E ancora si chiede se spetti (o possa spettare) a Twitter (o Youtube) “valutare quando interviene il bilanciamento del diritto di cronaca e quando invece è travolto dall’orrore?”. Chiusi non offre risposte ma molte altre domande ancora, e così conclude: “Ma una questione a mio avviso rimane: perché non dovremmo poter decidere da noi se guardare o meno quel video? Io, lo confesso, non ce l’ho fatta. Ma vorrei comunque poter scegliere se mettere alla prova la mia sensibilità, ragionare se abbia senso o meno farlo, pormi tutte le domande che mi sono posto senza essere costretto ad accettare che un soggetto altro da me decida in mia vece il significato e la valenza di quelle immagini. È una questione di umanità, ma anche di libertà”.

Ecco il video della decapitazione di James Foley ucciso dai terroristi di Isis

IL DIBATTITO SU TWITTER

 


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