Ha ragione Formiche.net quando azzarda con alcune indiscrezioni che un gruppo di giovani, a seguito del manifesto chiamato “Un Contratto per il Centrodestra” (www.contrattoperilcentrodestra.it), sta lavorando a un evento per rimettere in moto gambe e cervello del centrodestra. Sarà a Milano, un sabato di ottobre, con un format stile barcamp che permetterà a tutti di avere per qualche minuto un microfono a disposizione. La giornata si focalizzerà su due tematiche principalmente: cultura politica e amministrazione locale.
Crediamo, infatti, che l’unico modo per riavviare il cervello del centrodestra sia rimettere al centro i princìpi che ne hanno fatto la differenza rispetto alla sinistra: concorrenza, libera impresa, abbassamento del livello di tassazione conseguente ad una drastica diminuzione della spesa pubblica, tutela dei produttori e delle partite IVA, liberalizzazioni, politiche per la famiglia, maggiore libertà di scelta nella scuola e nella sanità, una seria risposta all’immigrazione incontrollata, bipolarismo istituzionale, valori occidentali come bussola per agire nel Mediterraneo e nel mondo. Un racconto di cultura politica che sembra essersi fermato e dissolto nelle liti dei leader, nelle divisioni in partitini, negli esperimenti falliti, una scatola d’idee che oggi sembra vuota e che rende il centrodestra, sia governativo che non, tremendamente spompo nella proposta politica.
L’alternativa a Renzi per le prossime elezioni si costruisce tracciando il solco per un programma positivamente conservatore ed economicamente liberale. Per affrontare questi temi chiameremo a raccolta il mondo dell’imprenditoria, dell’accademia, delle professioni, del commercio, dei blogger e twittaroli più seguiti: vedremo chi ci sta, chi raccoglierà la sfida.
Tuttavia, il realismo c’insegna che le idee non bastano in politica. Per questo il secondo tema si svolgerà su tre pilastri: rimettere al centro l’amministrazione locale, rinnovare la classe dirigente, ritrovare l’unità politica intorno ai discorsi programmatici. L’amministrazione locale perché il Pd governa nell’80% delle Regioni e dei Comuni, perché le divisioni di Roma hanno sacrificato migliaia di potenziali sindaci, Presidenti di Regione e amministratori che si sono schiantati a seguito dei litigi dei leader.
Da qui può anche ripartire il centrodestra: dal territorio, dalla costruzione di una rete di amministratori, da un incubatore dove i principi politico-culturali prima elencati possono trovare immediata applicazione e utilità. Certo, questo non è ancora sufficiente senza un progetto di rinnovamento della classe dirigente, che non significa chiedere quote giovani, società civile e idiozie simili, ma preparare un terreno di competizione su cui nuovi protagonisti, a tutti i livelli, possano misurarsi.
Parliamo del frutto proibito del centrodestra: le primarie per la scelta dei candidati. Nessuno di noi s’illude che queste possano rappresentare la panacea per il centrodestra italiano, ma crediamo che dalla competizione nascano le cose migliori. Non ci arrendiamo all’idea che persino chi veniva da una scuola rigida come quella del partito comunista sia riuscito ad iniettare competizione all’interno dei propri partiti, mentre questo non riesca ad un centrodestra che negli ultimi vent’anni si è sempre detto a favore della concorrenza e delle libertà.
Bisogna provare a costruire, senza furore rottamatore, un metodo per la scelta dei candidati locali e nazionali, richiamare gli elettori alla partecipazione, stimolare una comunicazione frizzante al posto di mugugni e lunghi silenzi. D’altronde quante persone, per strada, nei bar o dal barbiere, sentite dire “sono di destra” o “ho sempre votato il centrodestra” e poi aggiungere impietosamente “ma non li voto più perché hanno sbagliato tutto” e concludere “certo se riuscissero a trovare qualcuno nuovo, darsi un progetto…”. Ecco, questo è l’elettore che è rimasto a casa nelle elezioni europee. Questo il cittadino che nel medio periodo il centrodestra dovrebbe stanare con progetti, idee, partecipazione, rinnovamento e comunicazione.
Noi ci proveremo a dare il nostro piccolo contributo, lo faremo con ciò che sappiamo fare: pensare, scrivere, comunicare, lavorare per le proprie città e regioni. Sarà un evento aperto, gli esponenti della politica nazionale che vorranno ascoltare queste voci saranno i benvenuti, ma come nel manifesto, in questo e altri articoli, non faremo sconti nemmeno a chi ci presterà il proprio orecchio. Se vogliamo far ripartire il cervello, le gambe e anche un po’ il cuore del centrodestra ci si deve mettere al lavoro tutti: noi come loro.