Un sostanziale pollice in su alla riforma della scuola annunciata dal premier Matteo Renzi, anche se non mancano rilievi sulle coperture e su alcune modalità di attuazione. Elena Centemero, insegnante e dirigente scolastico, ora responsabile del dipartimento Scuola e Università di Forza Italia, commenta con Formiche.net i tratti salienti del provvedimento.
Assunzione di 150mila precari: è la strada giusta per riformare la scuola italiana?
Innanzitutto chiediamo che vengano indicate con certezza e chiarezza le coperture della riforma. Si parla di un costo iniziale di tre miliardi che si amplierà a quattro a partire dal 2015/2016 per l’azzeramento delle graduatorie. Sono curiosa di capire se le risorse verranno da fondi interni del ministero o da altro, di cui oggi non ci viene indicato né origine né natura.
Condivide questo primo approccio?
Sì, in quanto se vogliamo riformare il sistema è chiaro che è necessario esaurire definitivamente il capitolo graduatorie, coprendo i posti vacanti disponibili. Svariate volte Forza Italia ha presentato emendamenti in questo senso anche al precedente ministro Carrozza, che hanno sempre trovato un ostacolo in quando mancavano della copertura finanziaria. Vorrei conoscere la tempistica, in quanto si parla di un anno per smaltire le graduatorie ma invece nulla ci è detto circa i tempi delle coperture.
Formazione obbligatoria per i docenti e meritocrazia blanda, basteranno?
Merito è un termine di cui noi parliamo da tempo, e non solo per chi a scuola ci va, come gli studenti, ma soprattutto per docenti e dirigenti. Sicuramente è una strada che va percorsa con forza e determinazione, perché la scuola non ha bisogno solo di insegnanti ma di insegnanti bravi, formati adeguatamente che tengano conto delle modifiche e delle trasformazioni della società. Non dimentichiamo che in passato ci siamo battuti affinché nella scuola primaria ci fosse l’insegnamento potenziato dell’inglese. Per cui occorre valutare il curricuclum degli insegnanti italiani, se conoscono o meno le lingue.
Non è sufficiente, allora, annunciare le assunzioni?
No, perché a fronte di un corposo investimento anche per le ore di inglese credo sia utile aggiungere la qualità dell’insegnamento, quindi la scelta e non l’assegnazione a caso degli insegnanti all’interno delle scuole con competenze specifiche. Questo significa merito.
Si parla di crediti della formazione e non più solo di aggiornamenti: un passo in avanti?
Questo va benisismo, ma serve che vengano valutate le competenze attentamente. Occorre che tra domanda e offerta si assegnino gli insegnanti con competenza: solo così otterremo il patto educativo assieme alla centralità della scuola. Da insegnante e dirigente scolastico ho sempre predicato l’aggiornamento: è la base e un dovere morale per tutti gli insegnanti. Dovremmo solo definire se la formazione sarà a carico dello Stato o meno e con quali risorse. E se il docente avrà credito o sgravi.
Quindi, nel merito, la soddisfa il piano di Palazzo Chigi?
Il patto educativo contenuto nel grande libro bianco, che mi ricorda quello di Fioroni, ha una prospettiva innovativa che apprezziamo ed è destinato a travalicare non solo la legislatura in corso, ma il governo e le forze politiche. E’ un qualcosa che riguarda l’intero Paese, per questo sono necessari due elementi. Un patto stretto tra i partiti che insieme contribuiscano a realizzare tale prospettiva, consentendole di andare oltre. In secondo luogo affiancare ad una visione propositiva come quella contenuta nella riforma, la certezza delle risorse: è doveroso nei confronti di tutti i cittadini.
Sui temi contrattuali il governo intende incontrare i sindacati prima di decidere come premiare maestri e professori: c’è il rischio di un freno delle parti sociali?
Non si può premiare chiunque sulla base di ciò che fa in classe, ma occorrerà serietà e medoto. Il passaggio da scatti di anzianità a competenze dovrà passare necessariamente dal contratto. E’chiaro che qualsiasi decisione in merito ai premi dovrà passare da un livello di contrattazione. Ma vuole che dopo l’annuncio di assunzione per 150mila insegnanti i sindacati si mettano di traverso?
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