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Draghi al Quirinale? No grazie. Parla Luttwak

Le voci di un avvicendamento al Quirinale tra il presidente Giorgio Napolitano e il governatore della Bce Mario Draghi commentate in una conversazione con Formiche.net dallo storico e analista di geopolitica e intelligence Edward Luttwak.

Luttwak, prende quota l’ipotesi di Mario Draghi al Quirinale? Lo ha scritto su Formiche.net l’analista Francesco Galietti e ne ha accennato anche lo storico Benedetto Ippolito. Che ne pensa? 

Se sia uno scenario possibile non saprei dirlo. Però sono convinto che Draghi non meriti affatto di diventare presidente della Repubblica. La sua storia passata e recente dimostra quanto egli non abbia mai lavorato nell’interesse del vostro Paese, perfino nel suo ruolo a capo della Bce, dove è stato nei fatti un emissario della Germania e un fautore di quel rigore che strangola l’economia italiana e fa volare quella di Berlino.

Non ritiene che, con le condizioni date, Draghi abbia fatto tutto il possibile alla Bce?

Nell’euforia provincialista di piazzare un loro compatriota a Francoforte – così come accaduto ora con la Lady Pesc Federica Mogherini – gli italiani non si sono accorti di essere diventati uno strumento del meccanismo di governo tedesco dell’Unione europea. Né la Germania, né gli altri Paesi che predicano il rigore per favorire le loro esportazioni, hanno mai voluto ricoprire il ruolo di Draghi. Come mai? Perché sanno bene che facendo svolgere quell’incarico a uno proveniente dai Paesi del Sud Europa si sarebbero messi al riparo da critiche. Sapendo bene che mai e poi mai l’attuale numero uno della Bce li avrebbe contrastati. Draghi ha solo recitato un copione, fingendo di opporsi allo status quo, ma di fatto non agevolando nessuna forma di cambiamento, a cominciare dalla presa in giro di questo tardivo quanto inefficace quantitative easing che ricorda solo da lontano la manovra realizzata dalla Fed americana.

Berlino e Bruxelles sarebbero favorevoli o no a Draghi per il dopo-Napolitano?

Penso assolutamente di sì, per tutti i motivi che ho elencato. Draghi è stato il garante del grande vantaggio competitivo di cui la Germania gode da diversi anni grazie alla costruzione dell’euro. Per Berlino l’euro è una valuta “miracolosa”, che le consente di continuare a esportare in modo ingente senza soffrire di un apprezzamento della valuta che rimetta le cose in equilibrio. I costi di tutto ciò si scaricano sui Paesi strutturalmente più deboli dell’Eurozona, compresa l’Italia. Ma per giudicare Draghi non è necessaria la sua esperienza europea; le sue colpe partono da lontano.

A cosa si riferisce?

Da direttore generale del Tesoro non si oppose a una delle operazioni più scellerate della storia italiana recente, la vendita di Telecom a Roberto Colaninno, uno dei più grandi trasferimenti di denaro dallo Stato a un privato cittadino che si ricordi. Era il 1999 e la compagnia di telecomunicazioni venne scalata da un’opa che per motivi “sentimentali” godeva del favore del governo di allora, ma sulla quale avrebbero dovuto esserci fortissime riserve. Se gli italiani vogliono premiare con la più alta carica dello Stato chi ha questo nel suo curriculum, prego, facciano pure. Poi però non si lamentino.



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